Undici Nuovi Colleghi Dove il Sole Sorge!
In Italia sono le 14.30 di domenica 14 febbraio, ma in Giappone è già notte. Nel bel quartiere di Kichijoji, nella parte ovest di Tokyo, chiamiamo undici nomi dal suono esotico; ma oramai, in questa settimana, ci siamo abituati a conoscerli tutti. Consegnamo i diplomi di Worldwide Sommelier Association ed il tastevin di Fondazione Italiana Sommelier; tutti si inchinano, ed a qualcuno sfugge qualche lacrima; i Giapponesi sono in genere molto compassati, ma questa, per loro, è un’occasione speciale. L’esperienza del primo corso Fondazione Italiana Sommelier-WSA Worldwide Sommelier Association a Tokyo si è appena conclusa, e già ne sentiamo la nostalgia. Un corso intenso, per noi e per gli allievi; sino a 9 ore al giorno di lezione tra la sede di Kichijoji e la succursale de “I tre scalini”, ove abbiamo svolto tutte le lezioni di abbinamento. Gli allievi sono seri, concentrati, mai stanchi di porre domande. Sono persone di ogni età e di svariate provenienze professionali (hostess, dentisti, importatori di vino….). Molti conoscono l’italiano, alcuni lo capiscono. Sono incuriositi dalla nostra terminologia, specie per i descrittori (non conoscono l’eucalipto, ma in compenso sentono spesso nel bicchiere, nel caso dei bianchi, “ao ringo” ossia mela blu). Acquisiscono in un battibaleno il metodo, trovano estremamente intuitive da usare le nostre schede, sia quella di descrizione organolettica, che quella a punteggio, che quella di abbinamento. Lo dimostreranno in sede di esame: tutti ampiamente sopra la suffficienza, con alcune punte di eccellenza assoluta (riconosciuto subito come Sangiovese il Chianti proposto alla cieca). Quello che conta, capiscono che il vino italiano è diverso da quello francese, con il quale hanno più familiarità, non solo nelle caratteristiche, ma anche nella metodologia descrittiva. Possiamo dire che questi undici nuovi colleghi, ora, appartengono di diritto alla scuola Fondazione Italiana Sommelier di degustazione e di cultura del vino. E di questo siamo particolarmente orgogliosi: mercato importante, ma non facile, il Giappone ha sete di vino italiano. Curiosi per natura, i Giapponesi vogliono andare oltre i soliti Bordeaux, Borgogna e Champagne; vogliono capire che c’è un mondo intero oltre alle etichette blasonate nostrane, da tempo presenti su quel mercato. Nelle lunghe ma entusiasmanti giornate del corso, hanno l’opportunità di degustare, oltre ai vari Barolo, Barbaresco e Bolgheri, vini dell’Etna, della Valtellina, della Basilicata, vini biodinamici….e gli “ooooh” di stupore e apprezzamento, così familiari a chi conosca questo straordinario popolo, riempiono ogni volta la sala.
Impeccabile l’organizzazione di Kyoko Matsuyama (nella foto), dirigente dell’associazione di vino italiano in Giappone IVS, che nel suo bel locale (significativamente chiamato LCI, Lingua e Cultura Italiana) ha ospitato le lezioni teoriche. Partiamo con un pizzico di tristezza, e già ci mancano i sorrisi, gli inchini, ma anche le calorose – e molto italiane – strette di mano dei nostri allievi. Ma sappiamo che in questo febbraio 2016 abbiamo gettato un seme in un suolo fertile, rigoglioso. Un seme di cultura del vino italiano che, siamo sicuri, darà grandi frutti.