Numero 47
		
		Dicembre 2013		
				
		EDITORIALE
		La Cultura del Vino crea lavoro. Lo dice anche il Ministro / Franco M. Ricci
					
	Alcuni dati che si recepiscono dai vari mezzi di informazione
sono incoraggianti per il futuro del vino.
Vengono anche segnalate professioni dell’universo
vino in ascesa e in evoluzione. Non può che
renderci felici il pensiero che alcune di queste si riferiscono
alla comunicazione e quindi ad una importante
richiesta di sapere del vino, di conoscerlo.
Che la Cultura del Vino sia indissolubile tra successo
di vendita e di richiesta nonché di opportunità di lavoro, lo abbiamo
sentito affermare dal Ministro delle Politiche Agricole Nunzia
De Girolamo in un recente Porta a Porta. Il consumo in Italia scende,
sale l’export, la cultura del vino aumenta, di poco, ma aumenta. Il desiderio
dei giovani è sempre più forte e si evince dall’importante crescita
di adesioni alle Università di Agraria e di Enologia.
L’Enologo e Docente all’Università della Tuscia Riccardo Cotarella ci
conferma questo successo e, soprattutto, ci sottolinea la grande evoluzione
dei programmi di studio che l’Università stessa ha messo in campo
con strategie di lavoro importantissime.
I ragazzi, infatti, uscendo da questa esperienza scolastica, per tre anni
vengono collocati presso importanti aziende vinicole italiane a collaborare
in qualità di Cantinieri. Una palestra tecnico-lavorativa di grande
valore, una certezza di riuscita nel mondo del lavoro.
Ma se è vero che questa evoluzione scolastica, di cui Cotarella è apripista,
porta ad un rinnovato successo della professione e ad un futuro di
grandi speranze, è anche molto evidente il boom della crescita emozionale
che il Vino provoca quando lo si apprende nelle aule dei corsi, nelle
vigne e nelle cantine d’Italia.
Notiamo ormai da anni che questo obiettivo viene tanto più centrato
quanto più ci si rivolge verso una seria professionalità di insegnamento.
Recentemente ho fatto “irruzione” in un Liceo Scientifico di Roma, grazie
all’aiuto di un Professore, e duecento tra ragazze e ragazzi del quinto
anno erano lì in silenzio, un silenzio di quiete, ad “ascoltare il Vino”
come possibilità di lavoro. Certo, non ne sapevano nulla, e nulla ne sapevano
di più al mio commiato. Tuttavia, sono stato testimone di un
grande interesse, della voglia di saperne di più.
Non ci vorrebbe poi molto per far accendere il sacro fuoco con maggiore
incisività, inserendo nella scuola questa cultura,
questa ottava, nona, decima Arte italiana e,
in pochi anni il gioco sarà fatto.
E i docenti? Altro lavoro da inventare. Perché il
Vino sta aprendo al lavoro. Eccome.
La voglia di Enologia e di Vigna c’è, lo abbiamo
sentito da Riccardo Cotarella. Ci sono i successi
e ci sono le innovazioni come nelle esaltanti idee
di Marco Simonit e Pierpaolo Sirch (il servizio a pagina 68). E ci sono
anche nelle Università tradizionali, nelle varie Facoltà sono molti i
professori che assegnano tesi di laurea che riguardano il vino: dal marketing
alla storia, dalla ricchezza all’edonismo puro. I Corsi per Sommelier
sono strapieni, portano le persone alla consapevolezza di una vita
migliore. Portano molti giovani a scoprire un lavoro nuovo, efficace,
con un’importante remunerazione.
Mi riferisco ad esempio, agli innumerevoli Wine Bar che si aprono dalla
Sicilia al Piemonte, qualcosa di più di un’Enoteca. La passione per la
ricerca dei vini e dei cibi quando il salame non è fiorucci e quando i vini
sono una scelta attenta di territori da raccontare ai propri clienti, rende
questo lavoro attraente.
Le Agenzie di Commercio dei Vini, danno oggi spazio solo ai sommelier,
sono rimasti in pochi a pensarla al contrario. Nelle Aziende Vinicole,
negli Uffici di Organizzazione di Eventi, in quelli di Comunicazione
c’è tantissima richiesta di gente preparata sul vino.
I Master, i Corsi “universitari”, quelli che davvero insegnano il Vino non
quelli che lo fanno solo assaggiare, sono anni di studio e di viaggi nelle
varie realtà del mondo, esperienze che imprimono cultura e conducono
i partecipanti ad un alto livello qualitativo di preparazione.
Con questa professionalità le strade sono aperte per Direttori Generali
di Aziende, per esperti di Marketing e di vendite. Ma anche per le Redazioni
di testate giornalistiche e televisive e per l’insegnamento nelle
scuole esistenti e in quelle che, auspichiamo, nasceranno dal Pubblico.
Perché se un Ministro asserisce che la Cultura del Vino è un dovere del
Paese, forse siamo prossimi ad aprire al Vino Scuole e Università.
	 
sono incoraggianti per il futuro del vino.
Vengono anche segnalate professioni dell’universo
vino in ascesa e in evoluzione. Non può che
renderci felici il pensiero che alcune di queste si riferiscono
alla comunicazione e quindi ad una importante
richiesta di sapere del vino, di conoscerlo.
Che la Cultura del Vino sia indissolubile tra successo
di vendita e di richiesta nonché di opportunità di lavoro, lo abbiamo
sentito affermare dal Ministro delle Politiche Agricole Nunzia
De Girolamo in un recente Porta a Porta. Il consumo in Italia scende,
sale l’export, la cultura del vino aumenta, di poco, ma aumenta. Il desiderio
dei giovani è sempre più forte e si evince dall’importante crescita
di adesioni alle Università di Agraria e di Enologia.
L’Enologo e Docente all’Università della Tuscia Riccardo Cotarella ci
conferma questo successo e, soprattutto, ci sottolinea la grande evoluzione
dei programmi di studio che l’Università stessa ha messo in campo
con strategie di lavoro importantissime.
I ragazzi, infatti, uscendo da questa esperienza scolastica, per tre anni
vengono collocati presso importanti aziende vinicole italiane a collaborare
in qualità di Cantinieri. Una palestra tecnico-lavorativa di grande
valore, una certezza di riuscita nel mondo del lavoro.
Ma se è vero che questa evoluzione scolastica, di cui Cotarella è apripista,
porta ad un rinnovato successo della professione e ad un futuro di
grandi speranze, è anche molto evidente il boom della crescita emozionale
che il Vino provoca quando lo si apprende nelle aule dei corsi, nelle
vigne e nelle cantine d’Italia.
Notiamo ormai da anni che questo obiettivo viene tanto più centrato
quanto più ci si rivolge verso una seria professionalità di insegnamento.
Recentemente ho fatto “irruzione” in un Liceo Scientifico di Roma, grazie
all’aiuto di un Professore, e duecento tra ragazze e ragazzi del quinto
anno erano lì in silenzio, un silenzio di quiete, ad “ascoltare il Vino”
come possibilità di lavoro. Certo, non ne sapevano nulla, e nulla ne sapevano
di più al mio commiato. Tuttavia, sono stato testimone di un
grande interesse, della voglia di saperne di più.
Non ci vorrebbe poi molto per far accendere il sacro fuoco con maggiore
incisività, inserendo nella scuola questa cultura,
questa ottava, nona, decima Arte italiana e,
in pochi anni il gioco sarà fatto.
E i docenti? Altro lavoro da inventare. Perché il
Vino sta aprendo al lavoro. Eccome.
La voglia di Enologia e di Vigna c’è, lo abbiamo
sentito da Riccardo Cotarella. Ci sono i successi
e ci sono le innovazioni come nelle esaltanti idee
di Marco Simonit e Pierpaolo Sirch (il servizio a pagina 68). E ci sono
anche nelle Università tradizionali, nelle varie Facoltà sono molti i
professori che assegnano tesi di laurea che riguardano il vino: dal marketing
alla storia, dalla ricchezza all’edonismo puro. I Corsi per Sommelier
sono strapieni, portano le persone alla consapevolezza di una vita
migliore. Portano molti giovani a scoprire un lavoro nuovo, efficace,
con un’importante remunerazione.
Mi riferisco ad esempio, agli innumerevoli Wine Bar che si aprono dalla
Sicilia al Piemonte, qualcosa di più di un’Enoteca. La passione per la
ricerca dei vini e dei cibi quando il salame non è fiorucci e quando i vini
sono una scelta attenta di territori da raccontare ai propri clienti, rende
questo lavoro attraente.
Le Agenzie di Commercio dei Vini, danno oggi spazio solo ai sommelier,
sono rimasti in pochi a pensarla al contrario. Nelle Aziende Vinicole,
negli Uffici di Organizzazione di Eventi, in quelli di Comunicazione
c’è tantissima richiesta di gente preparata sul vino.
I Master, i Corsi “universitari”, quelli che davvero insegnano il Vino non
quelli che lo fanno solo assaggiare, sono anni di studio e di viaggi nelle
varie realtà del mondo, esperienze che imprimono cultura e conducono
i partecipanti ad un alto livello qualitativo di preparazione.
Con questa professionalità le strade sono aperte per Direttori Generali
di Aziende, per esperti di Marketing e di vendite. Ma anche per le Redazioni
di testate giornalistiche e televisive e per l’insegnamento nelle
scuole esistenti e in quelle che, auspichiamo, nasceranno dal Pubblico.
Perché se un Ministro asserisce che la Cultura del Vino è un dovere del
Paese, forse siamo prossimi ad aprire al Vino Scuole e Università.
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