Numero 16
Maggio/Giugno 2005
EDITORIALE
SOMMELIER ANCHE LUI / di Franco M. Ricci
Mentre chiudiamo questo numero, Giovanni Paolo II ci ha lasciato da qualche ora.
Sentiamo quindi forte di dichiarare il nostro orgoglio che per anni ci ha fortificato nel percorso di comunicatori del vino.
L’orgoglio dell’Associazione Italiana Sommelier che al Congresso di Roma del 1980 nominò il Papa Sommelier Onorario. Una sorta di riconoscimento che viene assegnato a personaggi della nostra società, a volte anche con imprudenza. Ma non è ovviamente stato questo il caso.
A Roma era l’epoca di Severino, Rizzardi, Ciarla, Bastianelli, di Bruschi e di Cernilli. Noi non c’eravamo ancora. In seguito abbiamo avuto occasioni di conoscere e servire il Papa. E sapere che in qualche modo Lui era “dei nostri” ci ha sempre fatto sentire orgogliosi, non per retorica o per vanità, una presenza che abbiamo sentito vera, che ci ha donato sicurezza e intimamente vigore.
Sentirlo un po’ compagno di cordata ti salva da tante insidie e incomprensioni.
Non capita che puoi parlare di vino a un Papa, né capita di mettergli al collo il tastevin. Quando succede, e ne sei partecipe ricevi qualcosa che ti porti dentro per sempre.
Certo, oggi che non è più tra di noi, si interrompe quasi questo contatto, per nostro limite. Ne sentiamo la mancanza, la privazione dell’essere con noi, che ci faceva contare sulla Sua presenza perché compariva nell’elenco dei Sommelier romani. Quel senso di appartenenza “associativa” che si ha solo in vita.
Altro è, e guai se non lo fosse, la ragione del cuore e della mente che non ci lascia più.
Sentiamo quindi forte di dichiarare il nostro orgoglio che per anni ci ha fortificato nel percorso di comunicatori del vino.
L’orgoglio dell’Associazione Italiana Sommelier che al Congresso di Roma del 1980 nominò il Papa Sommelier Onorario. Una sorta di riconoscimento che viene assegnato a personaggi della nostra società, a volte anche con imprudenza. Ma non è ovviamente stato questo il caso.
A Roma era l’epoca di Severino, Rizzardi, Ciarla, Bastianelli, di Bruschi e di Cernilli. Noi non c’eravamo ancora. In seguito abbiamo avuto occasioni di conoscere e servire il Papa. E sapere che in qualche modo Lui era “dei nostri” ci ha sempre fatto sentire orgogliosi, non per retorica o per vanità, una presenza che abbiamo sentito vera, che ci ha donato sicurezza e intimamente vigore.
Sentirlo un po’ compagno di cordata ti salva da tante insidie e incomprensioni.
Non capita che puoi parlare di vino a un Papa, né capita di mettergli al collo il tastevin. Quando succede, e ne sei partecipe ricevi qualcosa che ti porti dentro per sempre.
Certo, oggi che non è più tra di noi, si interrompe quasi questo contatto, per nostro limite. Ne sentiamo la mancanza, la privazione dell’essere con noi, che ci faceva contare sulla Sua presenza perché compariva nell’elenco dei Sommelier romani. Quel senso di appartenenza “associativa” che si ha solo in vita.
Altro è, e guai se non lo fosse, la ragione del cuore e della mente che non ci lascia più.
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Château de la Gardine / Luca Grippo
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La qualità intorno ai 10 euro / Luca Grippo
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