Numero 5
Febbraio/Marzo
EDITORIALE
IMMAGINANDO UN'ITALIA SENZA LA FIAT / di Franco M. Ricci
Sessant'anni fa l'architetto che disegnò i destini del nostro Paese guardò al futuro certamente facendo poca attenzione al piacere di vivere la vita.
Di sicuro la nostra ricchezza fu realizzata attraverso la costruzione di fabbriche e di strade, senza tenere in conto alcuno una vera cultura dell'ospitalità.
Ci si stupisce sempre nel constatare che in un’Italia così bagnata dal mare ci siano pochissimi porti e che il turismo, quello che oggi vendiamo come eccellente e interessante per la bilancia dei pagamenti, sia così banale e scontato.
Del resto la gran parte delle scuole alberghiere italiane porta i giovani che guardano al futuro a desiderare come minimo l’espatrio.
Tutto questo e molto altro, hanno fatto sì che l'incultura dell'ospitalità abbia trovato terreno più che fertile nelle famiglie italiane: in Francia quando il papà si diploma cameriere in casa si fa festa. Da noi il figlio si vergogna di dire a scuola che il padre fa il cameriere.
E così via.
Perciò abbiamo sognato il nostro Bel Paese con tanti musei aperti giorno e notte, con alberghi, ristorazione di altissima ospitalità, splendida espressione delle tradizioni autentiche delle nostre regioni, dei nostri cibi e dei nostri vini. Un grande Albergo Italia, isola felice, ricca di lavoro, ospitale, dove il mondo potesse guardare con piacere al gioco della vita.
E... perché no, pieno di case da gioco e di divertimenti ovunque, con il lavoro e la soddisfazione di tutti.
Si dirà: è un mondo senza spirito né cuore. Non lo sappiamo. Di certo al Principato di Monaco non si pagano le tasse e si fa anche del bene al prossimo, beneficenze e altro.
Certo, è un sogno un po’ complicato. Un sogno di autentica e piacevole cultura che necessita di amore e di ambizione per poter essere realizzato.
È il risveglio che fa male, come per molti sogni, quando ci accorgiamo che a distanza di sessant'anni, sono gravi i problemi, gli interrogativi e i dubbi, per la Fiat e per l’ospitalità.
Di sicuro la nostra ricchezza fu realizzata attraverso la costruzione di fabbriche e di strade, senza tenere in conto alcuno una vera cultura dell'ospitalità.
Ci si stupisce sempre nel constatare che in un’Italia così bagnata dal mare ci siano pochissimi porti e che il turismo, quello che oggi vendiamo come eccellente e interessante per la bilancia dei pagamenti, sia così banale e scontato.
Del resto la gran parte delle scuole alberghiere italiane porta i giovani che guardano al futuro a desiderare come minimo l’espatrio.
Tutto questo e molto altro, hanno fatto sì che l'incultura dell'ospitalità abbia trovato terreno più che fertile nelle famiglie italiane: in Francia quando il papà si diploma cameriere in casa si fa festa. Da noi il figlio si vergogna di dire a scuola che il padre fa il cameriere.
E così via.
Perciò abbiamo sognato il nostro Bel Paese con tanti musei aperti giorno e notte, con alberghi, ristorazione di altissima ospitalità, splendida espressione delle tradizioni autentiche delle nostre regioni, dei nostri cibi e dei nostri vini. Un grande Albergo Italia, isola felice, ricca di lavoro, ospitale, dove il mondo potesse guardare con piacere al gioco della vita.
E... perché no, pieno di case da gioco e di divertimenti ovunque, con il lavoro e la soddisfazione di tutti.
Si dirà: è un mondo senza spirito né cuore. Non lo sappiamo. Di certo al Principato di Monaco non si pagano le tasse e si fa anche del bene al prossimo, beneficenze e altro.
Certo, è un sogno un po’ complicato. Un sogno di autentica e piacevole cultura che necessita di amore e di ambizione per poter essere realizzato.
È il risveglio che fa male, come per molti sogni, quando ci accorgiamo che a distanza di sessant'anni, sono gravi i problemi, gli interrogativi e i dubbi, per la Fiat e per l’ospitalità.
Su Inu Rosso di Sardegna / Lucia Pintore / Yuniko Ushio
Il Sidro / Daniele Maestri
Il riflesso del Vigneto / Mario Fregoni
Mezzo pieno, mezzo vuoto / Paolo Driveri
Abbinare il cibo al vino / Redazione
John, travolto dal vino / Jerry Bortolan
Distillati &... / Paolo Lauciani
Un cuore chiamato Riesling / Daniela Scrobogna
Anno dopo anno un grande vino... Il Poggio / Paolo Baracchino
A Torino c'è La Barrique / Paola Simonetti
La qualità intorno ai 10 Euro / Massimo Billetto
Magazzino delle Emozioni / Paolo Lauciani
Appunti di Degustazione / Luciano Mallozzi