Il sommelier ha molto di più…
Un’altra testimonianza sul “corso che ti cambia la vita, in meglio” da una novella sommelier.
Pubblicato il 28/02/2018
La sola conoscenza dovrebbe spingerci ad integrare il vino nella nostra vita ? Quali sono i suoi aspetti benefici?
L’universo del vino richiama l’attenzione di appassionati di tutto il mondo, interessandoli a svolgere diverse ricerche sulle reazioni benefiche derivanti dalle cognizioni che può avere un sommelier. Secondo voi basterebbero le sole curiosità e passione a spingere verso la “wine knowledge”? Negli ultimi anni sono state studiate diverse aree di competenza del cervello, mettendo a confronto degli esperti, sommelier e master sommelier, con persone inesperte nel settore. Queste aree riguardano i diversi comportamenti celebrali, e quindi differenze di attivazione regionale coinvolgendo ricordi e impulsi olfattivi. Il cervello del sommelier, a differenza dei non-sommelier, poiché impreparati nel campo, si presenta di particolare interesse grazie ad un aumento di laboriosità nell’area dell’esperienza associata alla memoria, al giudizio e alla capacità di fusione di più sensi. Infatti, gli esperti non hanno un dominio singolo, ma riescono a combinarne più d’uno contemporaneamente, come vista, olfatto e gusto. Nello specifico i sommelier, quando degustano e commentano un vino, usano l'immaginario, un meccanismo mentale che in modo automatico e involontario provoca un pensiero. In questo caso il pensiero può essere presentarsi con ricordi di frutta e verdura, riconducibili ai loro profumi in prima battuta e poi ai loro colori. Durante il test effettuato si è riscontrato infatti che il centro della comunicazione dei sensi è proprio l’olfatto, aiutato dall’immaginazione formulata dall’esperienza, in quanto, prima di degustare, viene usato per esprimere sensazioni iniziali sul vino. Percezione, familiarità ed etichettatura degli odori hanno confermato la teoria, ossia dimostrano il coinvolgimento di regioni legate alla vista e ad altri sensi.
I risultati di questa ricerca suggeriscono che l’esperienza e la formazione specializzata di un sommelier, potrebbero portare a miglioramenti nel cervello anche in età adulta e oltre. Questo indice di affinamento è molto importante, considerate le regioni coinvolte, perché potrebbero le prime ad essere colpite da malattie neurodegenerative. Questa è un’altra evidente dimostrazione della potenza del vino che, se degustato nel modo corretto, può coniugare le emozioni con la salute, spingendo chi non lo conosce ad interessarsi di questo meraviglioso frutto della natura.
Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/ (National Center Biotechnology Information)
L’universo del vino richiama l’attenzione di appassionati di tutto il mondo, interessandoli a svolgere diverse ricerche sulle reazioni benefiche derivanti dalle cognizioni che può avere un sommelier. Secondo voi basterebbero le sole curiosità e passione a spingere verso la “wine knowledge”? Negli ultimi anni sono state studiate diverse aree di competenza del cervello, mettendo a confronto degli esperti, sommelier e master sommelier, con persone inesperte nel settore. Queste aree riguardano i diversi comportamenti celebrali, e quindi differenze di attivazione regionale coinvolgendo ricordi e impulsi olfattivi. Il cervello del sommelier, a differenza dei non-sommelier, poiché impreparati nel campo, si presenta di particolare interesse grazie ad un aumento di laboriosità nell’area dell’esperienza associata alla memoria, al giudizio e alla capacità di fusione di più sensi. Infatti, gli esperti non hanno un dominio singolo, ma riescono a combinarne più d’uno contemporaneamente, come vista, olfatto e gusto. Nello specifico i sommelier, quando degustano e commentano un vino, usano l'immaginario, un meccanismo mentale che in modo automatico e involontario provoca un pensiero. In questo caso il pensiero può essere presentarsi con ricordi di frutta e verdura, riconducibili ai loro profumi in prima battuta e poi ai loro colori. Durante il test effettuato si è riscontrato infatti che il centro della comunicazione dei sensi è proprio l’olfatto, aiutato dall’immaginazione formulata dall’esperienza, in quanto, prima di degustare, viene usato per esprimere sensazioni iniziali sul vino. Percezione, familiarità ed etichettatura degli odori hanno confermato la teoria, ossia dimostrano il coinvolgimento di regioni legate alla vista e ad altri sensi.
I risultati di questa ricerca suggeriscono che l’esperienza e la formazione specializzata di un sommelier, potrebbero portare a miglioramenti nel cervello anche in età adulta e oltre. Questo indice di affinamento è molto importante, considerate le regioni coinvolte, perché potrebbero le prime ad essere colpite da malattie neurodegenerative. Questa è un’altra evidente dimostrazione della potenza del vino che, se degustato nel modo corretto, può coniugare le emozioni con la salute, spingendo chi non lo conosce ad interessarsi di questo meraviglioso frutto della natura.
Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/ (National Center Biotechnology Information)