Il Cabernet Sauvignon in 5 etichette
Un piccolo viaggio nel mondo, attraverso le cinque etichette più significative e anche più famose prodotte con questo importante vitigno.
Pubblicato il 01/02/2017
Il Cabernet Sauvignon è come il Luigi XIV, sul suo regno non tramonta mai il Sole. Cresce ovunque vi sia il desiderio di provare a fare un grande vino rosso e non è un caso che sia di conseguenza il vitigno più piantato al mondo.
Le sue caratteristiche, dopo tutto, lo rendono produttivo in ogni fascia climatica; nelle zone più fredde esprimerà sensazioni erbacee simili a peperone e foglia di pomodoro; nei luoghi più caldi mirtilli, more e note di sottobosco la faranno da padroni.
Forse il destino di questo vitigno era scritto nelle sue nobili origini, essendo figlio degli altrettanto noti Cabernet Franc e Sauvignon Blanc anche se, dopo le analisi sul DNA, gli studiosi siano ancora incerti su quando l’incrocio genetico sia avvenuto.
Le condizioni climatiche predilette sono correlate al calore, sia esso proveniente direttamente dal cielo o riflesso dal terreno.
Ecco dunque che il Mèdoc con i suoi suoli ghiaiosi e termici, drenanti, esposti all’azione mitigante della Gironda è il punto di riferimento per chiunque ambisca a rappresentarne l’eleganza.
La ghiaia però non basta, allontanandosi dal Mèdoc i suoli diventano più argillosi e calcarei e in quel di Pomerol e St-Emilion i terreni sono già troppo freddi.
Lo stretto legame che unisce il Cabernet a Bordeaux non è stato sufficiente ad impedirne una diffusione internazionale, al contrario, ha alimentato il desiderio di ogni investitore di provare a fare di meglio o al più di emulare.
Onori e glorie vanno alla Napa Valley che con il tempo è divenuta il secondo posto in cui il Cabernet esprime le sue potenzialità.
Un clima mediterraneo, delimitato da catene montuose e influenzato dalle correnti oceaniche, vede estati soleggiate, calde con sere fresche. Le temperature di Carneros situata a sud sono più miti, mentre nell’entro valle, verso nord, con una minore influenza oceanica, le temperature aumentano, con manifestazioni piovose più evidenti in inverno.
Anche Alexander Valley ha due distinte zone climatiche per via della forma allungata e stretta della regione. La nebbia, proveniente dalla baia, riesce a raggiungere la parte sud, abbassando drammaticamente le temperature fino a sera, mentre la parte nord si conserva più mite; terreni di origine vulcanica e scistosi giacciono sul versante est, mentre ghiaia, terra grassa argillosa e calcarea si trovano nella parte più a valle.
Si riscontrano due stili differenti che sono legati rispettivamente alla produzione collinare o pedemontana.
Sulle colline suoli più fini portano a rese dimezzate, con acini piccoli che proiettano nel calice austerità ed intensità, affini ad un Bordeaux da invecchiamento; nelle vallate invece il risultato è più corposo, alcolico e maturo.
Le wineries californiane, timorose della manifestazione del sentore vegetale, vedono nella surmaturazione il compromesso giustificato.
Le sue caratteristiche, dopo tutto, lo rendono produttivo in ogni fascia climatica; nelle zone più fredde esprimerà sensazioni erbacee simili a peperone e foglia di pomodoro; nei luoghi più caldi mirtilli, more e note di sottobosco la faranno da padroni.
Forse il destino di questo vitigno era scritto nelle sue nobili origini, essendo figlio degli altrettanto noti Cabernet Franc e Sauvignon Blanc anche se, dopo le analisi sul DNA, gli studiosi siano ancora incerti su quando l’incrocio genetico sia avvenuto.
Le condizioni climatiche predilette sono correlate al calore, sia esso proveniente direttamente dal cielo o riflesso dal terreno.
Ecco dunque che il Mèdoc con i suoi suoli ghiaiosi e termici, drenanti, esposti all’azione mitigante della Gironda è il punto di riferimento per chiunque ambisca a rappresentarne l’eleganza.
La ghiaia però non basta, allontanandosi dal Mèdoc i suoli diventano più argillosi e calcarei e in quel di Pomerol e St-Emilion i terreni sono già troppo freddi.
Lo stretto legame che unisce il Cabernet a Bordeaux non è stato sufficiente ad impedirne una diffusione internazionale, al contrario, ha alimentato il desiderio di ogni investitore di provare a fare di meglio o al più di emulare.
Onori e glorie vanno alla Napa Valley che con il tempo è divenuta il secondo posto in cui il Cabernet esprime le sue potenzialità.
Un clima mediterraneo, delimitato da catene montuose e influenzato dalle correnti oceaniche, vede estati soleggiate, calde con sere fresche. Le temperature di Carneros situata a sud sono più miti, mentre nell’entro valle, verso nord, con una minore influenza oceanica, le temperature aumentano, con manifestazioni piovose più evidenti in inverno.
Anche Alexander Valley ha due distinte zone climatiche per via della forma allungata e stretta della regione. La nebbia, proveniente dalla baia, riesce a raggiungere la parte sud, abbassando drammaticamente le temperature fino a sera, mentre la parte nord si conserva più mite; terreni di origine vulcanica e scistosi giacciono sul versante est, mentre ghiaia, terra grassa argillosa e calcarea si trovano nella parte più a valle.
Si riscontrano due stili differenti che sono legati rispettivamente alla produzione collinare o pedemontana.
Sulle colline suoli più fini portano a rese dimezzate, con acini piccoli che proiettano nel calice austerità ed intensità, affini ad un Bordeaux da invecchiamento; nelle vallate invece il risultato è più corposo, alcolico e maturo.
Le wineries californiane, timorose della manifestazione del sentore vegetale, vedono nella surmaturazione il compromesso giustificato.
Jancis Robinson porta in auge la Toscana, definendola il paradiso del Cabernet dopo Bordeaux e Napa.
La storia di Incisa della Rocchetta e del Sassicaia è nota a chiunque e per proprietà transitiva diventa storia di un intero territorio.
A Bolgheri vi sono terreni alluvionali con ciottoli tondi depositati dagli antichi corsi d’acqua; terreni di origine marina, con sabbie eoliche, dei calcari e delle argille; e rocce vulcaniche provenienti dalle Colline Metallifere ad est.
Si possono individuare tre grandi zone: le colline, la zona intermedia e la zona più vicina al mare. Sulle colline si trovano i depositi alluvionali più antichi. L'alluvione ciottolosa è inoltre caratterizzata da una buona presenza di ossido di ferro.
In basso i depositi fluviali sono più giovani e si mescolano, ad ovest, con quelli marini.
Il microclima gode di una forte luminosità: oltre a quella diretta del sole, si ha un effetto di riflessione da parte dello specchio di mare situato ad ovest.
Tutte condizioni che hanno permesso alla Toscana di battere i grandi francesi e di collocarsi sul podio dei terroir.
Segue il Cile che per noi del vecchio continente è considerata una terra enologica giovane. Le condizioni pedo-climatiche, uniche al mondo, rendono questa regione ideale per la viticoltura: l’altezza delle Ande, il sistema protetto delle vallate e la corrente di Humboltd proveniente dal Pacifico.
La valle di Colchagua si trova a 45 chilometri dalla costa oceanica e gode di un clima caldo mitigato dalle due catene montuose che si estendono da nord a sud lungo la vallata stessa. Suoli drenanti, con una struttura a base di terra grassa e materiali rocciosi, anche qui, tendono la mano al Cabernet Sauvignon.
Margaret River è un’area nel Sud Ovest dell’Australia occidentale, tra i capi di Leeuwin e Naturaliste, che riposa su un’antica formazione di roccia ignea. I suoi terreni sono derivati da secoli di intemperie che hanno prodotto un terriccio ghiaioso, simile per molti aspetti a quello della riva destra di Bordeaux, drenante e non ricchissima di nutrienti.
Il clima, anche qui mediterraneo, ha estati calde ed inverni tiepidi che subiscono l’evidente influenza del mare. Coonawarra, situata più a sud e nell’entroterra con la sua terra rossa, una mescola di argilla e calcare, è sinonimo di Cabernet. Un clima mite, non dissimile da quello di Bordeaux, ha estati miti per via delle nebbie che conservano la temperatura media intorno ai 20 gradi centigradi.
La storia di Incisa della Rocchetta e del Sassicaia è nota a chiunque e per proprietà transitiva diventa storia di un intero territorio.
A Bolgheri vi sono terreni alluvionali con ciottoli tondi depositati dagli antichi corsi d’acqua; terreni di origine marina, con sabbie eoliche, dei calcari e delle argille; e rocce vulcaniche provenienti dalle Colline Metallifere ad est.
Si possono individuare tre grandi zone: le colline, la zona intermedia e la zona più vicina al mare. Sulle colline si trovano i depositi alluvionali più antichi. L'alluvione ciottolosa è inoltre caratterizzata da una buona presenza di ossido di ferro.
In basso i depositi fluviali sono più giovani e si mescolano, ad ovest, con quelli marini.
Il microclima gode di una forte luminosità: oltre a quella diretta del sole, si ha un effetto di riflessione da parte dello specchio di mare situato ad ovest.
Tutte condizioni che hanno permesso alla Toscana di battere i grandi francesi e di collocarsi sul podio dei terroir.
Segue il Cile che per noi del vecchio continente è considerata una terra enologica giovane. Le condizioni pedo-climatiche, uniche al mondo, rendono questa regione ideale per la viticoltura: l’altezza delle Ande, il sistema protetto delle vallate e la corrente di Humboltd proveniente dal Pacifico.
La valle di Colchagua si trova a 45 chilometri dalla costa oceanica e gode di un clima caldo mitigato dalle due catene montuose che si estendono da nord a sud lungo la vallata stessa. Suoli drenanti, con una struttura a base di terra grassa e materiali rocciosi, anche qui, tendono la mano al Cabernet Sauvignon.
Margaret River è un’area nel Sud Ovest dell’Australia occidentale, tra i capi di Leeuwin e Naturaliste, che riposa su un’antica formazione di roccia ignea. I suoi terreni sono derivati da secoli di intemperie che hanno prodotto un terriccio ghiaioso, simile per molti aspetti a quello della riva destra di Bordeaux, drenante e non ricchissima di nutrienti.
Il clima, anche qui mediterraneo, ha estati calde ed inverni tiepidi che subiscono l’evidente influenza del mare. Coonawarra, situata più a sud e nell’entroterra con la sua terra rossa, una mescola di argilla e calcare, è sinonimo di Cabernet. Un clima mite, non dissimile da quello di Bordeaux, ha estati miti per via delle nebbie che conservano la temperatura media intorno ai 20 gradi centigradi.
Le Degustazioni
Les Tourelles de Longueville 2012, Chateau Pichon Longueville Baron - Pauillac
Questo Chateau, classificato come Deuxième Cru Classè nel 1855, possiede alcune delle grandi vigne storiche di Bordeaux.
Il vino, che vede una prevalenza di Merlot, seguita poi da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot mostra un colore rubino scuro. Il naso apre con sentori di ribes, frutta matura come mora; un tocco erbaceo rimane costantemente sul fondo del ventaglio aromatico che prosegue su note affumicate, vaniglia e cioccolato. Palato trattenuto, con ritorni mentolati e di liquirizia. Il tannino è ben integrato, ma non predomina la scena; buona la freschezza che per nulla invade, mentre sul finale spunta nuovamente una sfumatura vegetale. 89/100
Questo Chateau, classificato come Deuxième Cru Classè nel 1855, possiede alcune delle grandi vigne storiche di Bordeaux.
Il vino, che vede una prevalenza di Merlot, seguita poi da Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot mostra un colore rubino scuro. Il naso apre con sentori di ribes, frutta matura come mora; un tocco erbaceo rimane costantemente sul fondo del ventaglio aromatico che prosegue su note affumicate, vaniglia e cioccolato. Palato trattenuto, con ritorni mentolati e di liquirizia. Il tannino è ben integrato, ma non predomina la scena; buona la freschezza che per nulla invade, mentre sul finale spunta nuovamente una sfumatura vegetale. 89/100
Cabernet Sauvignon Director’s Cut 2014 - Francis Ford Coppola Winery - Alexander Valley
Le uve di Cabernet Sauvignon sono raccolte da diverse vigne situate nella vallata col fine di produrre un vino più complesso che segua il taglio voluto dal regista Francis Ford Coppola.
Colore rubino impenetrabile. Olfatto intenso che schiera come un esercito in posizione di attacco caffè, mirtilli, amarena, humus e fungo; il finale si addolcisce con quel tocco di vaniglia americaneggiante. La struttura è decisamente corposa e coerente in ogni manifestazione; tannini maturi ed evidenti, ritorni gustativi intensi, con finale lungo e allineato. 87/100
Bolgheri Sassicaia, Sassicaia 2013 - Tenuta San Guido
Il Marchese Niccolò Incisa della Rocchetta ha dichiarato che la vendemmia del 2013 è stata una vendemmia lenta ad arrivare, con il Cabernet Franc, che nel blend con il Cabernet Sauvignon occupa il 15% del volume, mostra un lato decisamente più concentrato.
Rubino non eccessivamente scuro. Gode di intensi profumi di lavanda, lentisco, con sfumature salmastre; e ancora rosa di bosco che bilancia un finale fume’ e minerale. Struttura decisamente elegante, timida che ama scoprirsi lentamente. Tannini da lode, maturi e amalgamati; freschezza a tratti nordica. Un palato che mostra un’armonia d’insieme capace di essere espressiva nonostante la giovane età. Grande persistenza finale. 97/100
Il Marchese Niccolò Incisa della Rocchetta ha dichiarato che la vendemmia del 2013 è stata una vendemmia lenta ad arrivare, con il Cabernet Franc, che nel blend con il Cabernet Sauvignon occupa il 15% del volume, mostra un lato decisamente più concentrato.
Rubino non eccessivamente scuro. Gode di intensi profumi di lavanda, lentisco, con sfumature salmastre; e ancora rosa di bosco che bilancia un finale fume’ e minerale. Struttura decisamente elegante, timida che ama scoprirsi lentamente. Tannini da lode, maturi e amalgamati; freschezza a tratti nordica. Un palato che mostra un’armonia d’insieme capace di essere espressiva nonostante la giovane età. Grande persistenza finale. 97/100
Veramonte Reserva Cabernet Sauvignon 2014 - Colchagua Valley, Chile
L’annata 2014 è caratterizzata da una primavera priva di piogge come in estate, con temperature moderate che hanno portato a una maturazione lenta delle uve.
Calice dal rubino impenetrabile. Naso decisamente particolare che mostra i diversi cluster olfattivi in ordine apparentemente casuale; l’inizio di olive nere e note vegetali lasciano con difficoltà posto ad una leggera rosa, che a sua volta apre timidamente a frutti rossi come ribes e amarena, per chiudere su sfumature mentolate. La struttura è concentrata, i tannini sono corposi, forse ancora in cerca di un arrotondamento. L’acidità non si nasconde, così come i ritorni intensamente fruttati, privi però di quelle sensazioni meno felici del naso. Un calice a doppia lama, che non sorprende ma neanche delude. Anzi, prezzo alla mano sorprende perché, importazione inclusa, costa 12 euro in enoteca. 84/100
Koonunga Hill Seventy-Six Shiraz Cabernet 2014, Penfolds - Australia
Blend di stampo Aussie con Cabernet e Shiraz; le uve provengono dai principali vigneti aziendali distribuiti tra Coonawarra, McLaren Vale e Barossa
Porpora scuro. Naso intenso di frutta rossa in confettura con nuances zuccherine, vanigliate e di fragola. Un vino che al sorso vede la morbidezza dello Shiraz trattenuta dal Cabernet. Tannini di fitta trama tannica e ben integrati, struttura corposa, alcol che infiamma il petto e ritorni gustativi infiniti nel tempo. 87/100
Blend di stampo Aussie con Cabernet e Shiraz; le uve provengono dai principali vigneti aziendali distribuiti tra Coonawarra, McLaren Vale e Barossa
Porpora scuro. Naso intenso di frutta rossa in confettura con nuances zuccherine, vanigliate e di fragola. Un vino che al sorso vede la morbidezza dello Shiraz trattenuta dal Cabernet. Tannini di fitta trama tannica e ben integrati, struttura corposa, alcol che infiamma il petto e ritorni gustativi infiniti nel tempo. 87/100