Grasevina, il croato dalle radici italiane
La Croazia è una grande terra di vendemmia e la Grasevina è il vitigno bianco più diffuso.
Pubblicato il 29/08/2017
Pare che quest’estate tutto il popolo vacanziero italiano si sia riversato in Croazia. Acque cristalline e spiagge incontaminate ne hanno fatto la destinazione più gettonata dagli appassionati del mare mentre chi non ama la salsedine si è orientato verso il parco dei laghi di Plitvice, a metà strada tra Zagabria e Zara, che è formato da 16 specchi d’acqua alimentati da diversi fiumi e sorgenti sotterranee, collegati tra loro da cascate spettacolari. Senza contare poi le attrattive storico-culturali a testimonianza di una storia millenaria e i monumenti presenti in molte città croate come Spalato, Duvrovnik, Parenzo e Sebenico che fanno parte del patrimonio mondiale dell’Unesco. La ciliegina che rende infine la meta croata ancora più golosa è il suo vino.
La Croazia infatti è una grande terra di vendemmia e vanta una produzione enologica impressionante dal punto di vista quantitativo e qualitativo, con punte di eccellenza tra i bianchi e i vini passiti. L’uva bianca più diffusa è la Grasevina, che corrisponde al nostro Riesling Italico anche se i diversi terroir dettano differenze incolmabili tra le due varietà. Presente quasi esclusivamente nella parte continentale della nazione, soprattutto nella regione di Pozega e della Slavonia, la Grasevina raggiunge i massimi livelli nel territorio della città di Kutjevo. L’area di produzione si estende per 800 ettari; i filari si trovano tra i 200 e i 300 metri di altitudine e poggiamo su terreni molto minerali e ricchi di roccia friabile. Il clima della zona è continentale, con temperature piuttosto basse e umidità elevata per cui le uve maturano tardivamente e la vendemmia non avviene mai prima della seconda metà di ottobre.
La Croazia infatti è una grande terra di vendemmia e vanta una produzione enologica impressionante dal punto di vista quantitativo e qualitativo, con punte di eccellenza tra i bianchi e i vini passiti. L’uva bianca più diffusa è la Grasevina, che corrisponde al nostro Riesling Italico anche se i diversi terroir dettano differenze incolmabili tra le due varietà. Presente quasi esclusivamente nella parte continentale della nazione, soprattutto nella regione di Pozega e della Slavonia, la Grasevina raggiunge i massimi livelli nel territorio della città di Kutjevo. L’area di produzione si estende per 800 ettari; i filari si trovano tra i 200 e i 300 metri di altitudine e poggiamo su terreni molto minerali e ricchi di roccia friabile. Il clima della zona è continentale, con temperature piuttosto basse e umidità elevata per cui le uve maturano tardivamente e la vendemmia non avviene mai prima della seconda metà di ottobre.
Tra le aziende che coltivano questo vitigno una in particolare ne trae un vino molto interessante, la Iločki Podrumi (Cantine Podrumi), situata nella regione dell’Ilok, sulla riva destra del Danubio, al confine con la Serbia, dove la coltivazione della vite ha radici profonde, risalenti agli Illiri, il popolo più antico dei Balcani.
La tenuta fu fondata nel XVII secolo dalla nobile famiglia italiana degli Odescalchi. Nel 1697 l’imperatore Leopoldo I aveva donato alla famiglia un castello e ampi terreni in questa zona come ricompensa per il contributo finanziario fornito da Papa Innocenzo XI Odescalchi alla guerra contro gli Ottomani. Livio Odescalchi, il primo proprietario, vi piantò le viti, dando inizio a una tradizione che si sarebbe protratta attraverso i secoli. Le proprietà Odescalchi furono nazionalizzate 1945 e i membri della famiglia dovettero tornare in Italia; nel 1970 venne costruita la nuova cantina che ha innescato una nuova e prospera fase per l’azienda che sarà poi privatizzata nel 1999. Attualmente il vigneto si estende per 990 ettari, di cui 330 di proprietà e 660 di aziende associate, per un totale di quasi 4 milioni di litri di vino prodotti ogni anno.
La tenuta fu fondata nel XVII secolo dalla nobile famiglia italiana degli Odescalchi. Nel 1697 l’imperatore Leopoldo I aveva donato alla famiglia un castello e ampi terreni in questa zona come ricompensa per il contributo finanziario fornito da Papa Innocenzo XI Odescalchi alla guerra contro gli Ottomani. Livio Odescalchi, il primo proprietario, vi piantò le viti, dando inizio a una tradizione che si sarebbe protratta attraverso i secoli. Le proprietà Odescalchi furono nazionalizzate 1945 e i membri della famiglia dovettero tornare in Italia; nel 1970 venne costruita la nuova cantina che ha innescato una nuova e prospera fase per l’azienda che sarà poi privatizzata nel 1999. Attualmente il vigneto si estende per 990 ettari, di cui 330 di proprietà e 660 di aziende associate, per un totale di quasi 4 milioni di litri di vino prodotti ogni anno.
Il Grasevina di Iločki Podrumi è colorato di paglierino con lampi verdolini e sprizza sentori di idrocarburi e plastilina da tutti i pori, insieme a note più pacate di pompelmo e fiori di campo. Alla gustativa questo vino riesce a catalizzare l’attenzione su di sé ancora di più grazie a staffilate agrumate che restano “taglienti” per tutta l’estensione del sorso. Chiude in bellezza con le note minerali intuite dal naso che ritornano nette dopo la deglutizione. Cosa abbinarci? Un pesce grasso di lago, come il nostro Coregone (o Lavarello che dir si voglia), oppure, se vogliamo restare in Croazia, le rinomate ostriche di Ston provenienti dalla zona di Dubrovnik.