Anche l’occhio vuole la sua etichetta
Ci sono vini che non invitano all’acquisto per via della loro etichetta; poi bevendoli esce il miracolo; così come quando Susan Boyle cantò e incantò: mai giudicare dalle apparenze.
Pubblicato il 30/08/2017
Quando Vitcor Hugo pubblicò nel 1862 il romanzo Les Misérables, mai avrebbe pensato di divenire l’autore di uno dei più importanti libri del diciannovesimo secolo, nonostante avesse chiara l’idea che il suo romanzo potenzialmente fosse alla portata di tutti; “perché le ferite dell’umanità non hanno frontiere e raggiungo tanto l’Italia, quanto la Francia, la Germania e l’Irlanda”. Il lungo testo narrativo si estende per ben 5 volumi, raccontando le vicissitudini di diversi personaggi, contornati da figure minori.
Fantine è una giovane parigina abbandonata dall’amato Félix Tholomyès e che, a causa delle difficoltà economiche, diede in affidamento la figlia Cosetta al tutto fare del villaggio con la speranza di trovare così un lavoro e migliorare il suo stato. Ma la vita purtroppo non le regalerà alcuna gioia, al contrario, solo sofferenze aggiunte e il destino porterà Fantine sulla strada a vendere il suo corpo per poter sopravvivere.
Nel 1985, quasi un secolo dopo, Les Misérables, diverrà un musical scritto e arrangiato da Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil e il brano musicale “I dreamed a dream” ottenne subito un grande successo: è il testo in cui Fantine ricorda i bei tempi andati, quando “non c’era vino che non fosse bevuto o canzone che non fosse cantata”.
Altra data importante è il 2009 - ora questo articolo comincia a prendere forma - anno in cui Susan Boyle si presentò come concorrente al talent show Britain’s Got Talent per cantare il brano sopracitato.
L’ingresso sul palco di Susan, vestita di un discutibile abito beige monocolore, con i capelli grigi e non pettinati, porta i tre giudici Amanda, Simon e Pier a criticare la donna prima ancora che potesse cantare; anche il pubblico fece la sua parte; esso scoppiò a ridere quando Susan rispose “Ellen Page” alla domanda di Simon Cowell che le chiedeva quale cantante fosse di riferimento per lei.
Con grande scetticismo impresso sui volti dei tre giudici Susan ha il benestare di iniziare la sua performance.
Saranno sufficienti i primi secondi di canzone per tramutare lo scetticismo in vergogna: il brano fu eseguito magistralmente.
Susan sfoggiò sicurezza sul palco, non commise nessun errore tecnico e tutti in sala dovettero ricredersi.
Manifeste sono le parole della giudice Amanda: “Abbiamo tutti riso di te, tu hai mostrato che ci sbagliavamo, sei stata la sveglia più grande che ci meritavamo”.
Fantine è una giovane parigina abbandonata dall’amato Félix Tholomyès e che, a causa delle difficoltà economiche, diede in affidamento la figlia Cosetta al tutto fare del villaggio con la speranza di trovare così un lavoro e migliorare il suo stato. Ma la vita purtroppo non le regalerà alcuna gioia, al contrario, solo sofferenze aggiunte e il destino porterà Fantine sulla strada a vendere il suo corpo per poter sopravvivere.
Nel 1985, quasi un secolo dopo, Les Misérables, diverrà un musical scritto e arrangiato da Claude-Michel Schönberg e Alain Boublil e il brano musicale “I dreamed a dream” ottenne subito un grande successo: è il testo in cui Fantine ricorda i bei tempi andati, quando “non c’era vino che non fosse bevuto o canzone che non fosse cantata”.
Altra data importante è il 2009 - ora questo articolo comincia a prendere forma - anno in cui Susan Boyle si presentò come concorrente al talent show Britain’s Got Talent per cantare il brano sopracitato.
L’ingresso sul palco di Susan, vestita di un discutibile abito beige monocolore, con i capelli grigi e non pettinati, porta i tre giudici Amanda, Simon e Pier a criticare la donna prima ancora che potesse cantare; anche il pubblico fece la sua parte; esso scoppiò a ridere quando Susan rispose “Ellen Page” alla domanda di Simon Cowell che le chiedeva quale cantante fosse di riferimento per lei.
Con grande scetticismo impresso sui volti dei tre giudici Susan ha il benestare di iniziare la sua performance.
Saranno sufficienti i primi secondi di canzone per tramutare lo scetticismo in vergogna: il brano fu eseguito magistralmente.
Susan sfoggiò sicurezza sul palco, non commise nessun errore tecnico e tutti in sala dovettero ricredersi.
Manifeste sono le parole della giudice Amanda: “Abbiamo tutti riso di te, tu hai mostrato che ci sbagliavamo, sei stata la sveglia più grande che ci meritavamo”.
La performance di Susan Boyle
Non si può negare che molte bottiglie abbiano delle etichette inguardabili, sia nella grafica che per la materia della carta, sembrano contenere un vino scarso, inappetibile e spesso lasciano pensare che allo stesso produttore non importi nulla di far giungere il suo prodotto sulla tavola di qualcuno. Fino a quando estetica e qualità combaciano direi che questo è un bene, ma quando dentro una brutta bottiglia, canta un vino alla stregua di Susan Boyle un po’ di rabbia si manifesta. Chissà quante volte, per via del suo aspetto, quel vetro è rimasto invenduto sugli scaffali di un’enoteca o di un supermercato, per colpa di una scelta pubblicitaria. Gli scaffali purtroppo non sono palcoscenici che danno la stessa possibilità a tutti: formato della bottiglia, il colore del vetro e anche l’etichetta sono parametri fondamentali che indirizzano il consumatore nella scelta specialmente se costui deve muoversi alla cieca o non conosca il produttore; dunque amici produttori, spedente più attenzione nell’estetica delle bottiglie, perché spesso ci sono tesori che rimangono segreti, a meno che questa non sia proprio la vostra missione.