Donna Franca Florio, l’Unica
Quando l’arte si intreccia con il vino si scoprono storie molto suggestive.
Pubblicato il 31/10/2017
Il filo della storia dell’arte frequentemente si intreccia con quella del vino, tessendo storie di grande fascino, da ricordare davanti a un bicchiere: in questo caso di buon marsala.
Il protagonista di quella che stiamo per raccontare è Giovanni Boldini, pittore ferrarese, fra i più importanti interpreti della Belle Époque, la cui carriera fu caratterizzata da un susseguirsi di viaggi: Napoli, Montecarlo, Londra e finalmente Parigi. L'estero sarà infatti per lui soprattutto la Ville Lumière, teatro dei grandi incontri e delle occasioni per il successo.
Da Napoli a Catania, da Parigi a Londra, Boldini fu il pittore della pennellata veloce e rapida, della "sciabolata". A volte i colori che usava su tavola o su tela erano sfumati e a volte erano corposi ma più di tutto amava ritrarre le donne. Fu in continua contemplazione nei confronti dei soggetti femminili, cogliendone ogni sfumatura: dalla sensualità alla dolcezza, dall'intelligenza alla riservatezza.
Il protagonista di quella che stiamo per raccontare è Giovanni Boldini, pittore ferrarese, fra i più importanti interpreti della Belle Époque, la cui carriera fu caratterizzata da un susseguirsi di viaggi: Napoli, Montecarlo, Londra e finalmente Parigi. L'estero sarà infatti per lui soprattutto la Ville Lumière, teatro dei grandi incontri e delle occasioni per il successo.
Da Napoli a Catania, da Parigi a Londra, Boldini fu il pittore della pennellata veloce e rapida, della "sciabolata". A volte i colori che usava su tavola o su tela erano sfumati e a volte erano corposi ma più di tutto amava ritrarre le donne. Fu in continua contemplazione nei confronti dei soggetti femminili, cogliendone ogni sfumatura: dalla sensualità alla dolcezza, dall'intelligenza alla riservatezza.
Tra le molte, splendide figure femminili, ce n’è una che ci interessa particolarmente: Donna Franca Florio fu una delle donne più belle della sua epoca, tanto che D’Annunzio, uno che se ne intendeva, arrivò a chiamarla evocativamente l’Unica. Fu la moglie di Ignazio Florio, nipote di Vincenzo, fondatore dell’impero di questa famiglia siciliana il cui nome è da quasi duecento anni - tra le altre cose - sinonimo di uno dei prodotti enologici italiani più importanti, il Marsala.
La storia di questo quadro è singolare; nella primavera del 1901 l'industriale ospitò Boldini nella sua casa a Palermo e gli commissionò un ritratto della moglie: nonostante il dipinto esaltasse la donna nella sua bellezza, eleganza e prestigio, non venne apprezzato dal marito e quindi il pittore fu costretto ad eseguirne una seconda versione che non ebbe però maggior fortuna.
Quando Boldini visitò Villa Florio, gli affari della famiglia andavano a gonfie vele. Investimenti di successo in diversi settori, una flotta commerciale da fare invidia a quella della marina italiana e un lusso sfrenato, insomma un mondo dorato. Lo stesso colore che caratterizza il vino che scorre nei bicchieri e riempie le botti prodotte dalle aziende Florio.
Il Marsala è un vino liquoroso, realizzato aggiungendo alcol (spesso con distillati) al vino ottenuto con le tradizionali uve bianche siciliane quali Ansonica, Catarratto, Grillo. Uve locali per un vino che deve però la sua fama agli inglesi, grandi amanti di questa tipologia: fu infatti il mercante John Woodhouse che nel XVIII secolo, durante una sosta forzata a Marsala, dovuta a una tempesta, ebbe modo di assaggiare il nettare di queste zone e, innamoratosene, di acquistarne diverse botti per la sua Inghilterra. L’unica accortezza fu aggiungere un po’ di acquavite per stabilizzare il tutto durante il trasporto: da qui l’invenzione del Marsala come lo conosciamo noi oggi.
Iniziò un periodo di grande successo per questo vino, che divenne ben presto agguerrito competitor dei più noti Porto e Sherry. La sua progressiva espansione sul mercato internazionale crebbe con ritmi decisamente alti, facendo la fortuna di produttori e commercianti, tra cui i Florio.
E quando Boldini li conobbe, Ignazio e Franca Florio erano una coppia da sogno, protagonisti della mondanità e della bella vita palermitana.
Come detto, la prima versione del ritratto non andò bene per la gelosia del marito verso la sua bellissima moglie. Il pittore ne realizzò una seconda versione che fu anche esposta alla Biennale di Venezia del 1903 ma di cui si persero ben presto le tracce.
La storia di questo quadro è singolare; nella primavera del 1901 l'industriale ospitò Boldini nella sua casa a Palermo e gli commissionò un ritratto della moglie: nonostante il dipinto esaltasse la donna nella sua bellezza, eleganza e prestigio, non venne apprezzato dal marito e quindi il pittore fu costretto ad eseguirne una seconda versione che non ebbe però maggior fortuna.
Quando Boldini visitò Villa Florio, gli affari della famiglia andavano a gonfie vele. Investimenti di successo in diversi settori, una flotta commerciale da fare invidia a quella della marina italiana e un lusso sfrenato, insomma un mondo dorato. Lo stesso colore che caratterizza il vino che scorre nei bicchieri e riempie le botti prodotte dalle aziende Florio.
Il Marsala è un vino liquoroso, realizzato aggiungendo alcol (spesso con distillati) al vino ottenuto con le tradizionali uve bianche siciliane quali Ansonica, Catarratto, Grillo. Uve locali per un vino che deve però la sua fama agli inglesi, grandi amanti di questa tipologia: fu infatti il mercante John Woodhouse che nel XVIII secolo, durante una sosta forzata a Marsala, dovuta a una tempesta, ebbe modo di assaggiare il nettare di queste zone e, innamoratosene, di acquistarne diverse botti per la sua Inghilterra. L’unica accortezza fu aggiungere un po’ di acquavite per stabilizzare il tutto durante il trasporto: da qui l’invenzione del Marsala come lo conosciamo noi oggi.
Iniziò un periodo di grande successo per questo vino, che divenne ben presto agguerrito competitor dei più noti Porto e Sherry. La sua progressiva espansione sul mercato internazionale crebbe con ritmi decisamente alti, facendo la fortuna di produttori e commercianti, tra cui i Florio.
E quando Boldini li conobbe, Ignazio e Franca Florio erano una coppia da sogno, protagonisti della mondanità e della bella vita palermitana.
Come detto, la prima versione del ritratto non andò bene per la gelosia del marito verso la sua bellissima moglie. Il pittore ne realizzò una seconda versione che fu anche esposta alla Biennale di Venezia del 1903 ma di cui si persero ben presto le tracce.
Se volessimo dare una chiave di lettura simbolica a questo episodio sarebbe significativa poiché da questo momento iniziò un periodo di declino che non solo colpì la famiglia, che di lì a poco per una serie di strategie commerciali poco oculate arrivò a perdere tutto, ma anche per il vino stesso.
Infatti se da una parte la famiglia dilapidò le fortune accumulate, dall’altra il Marsala fu vittima di produttori senza scrupoli che, per sfruttare il suo successo, iniziarono a limarne la qualità arrivando a livelli inaccettabili di mediocrità, avvantaggiati anche dal fatto che non esisteva un disciplinare che lo tutelasse. Così, mentre Sherry e Porto, che già erano stati dotati di ferree regole di produzione all’inizio dell’800, il Marsala iniziò un rapido declino causato dall’immissione sul mercato di un prodotto scadente, addirittura aromatizzato all’uovo, alla mandorla e così via.
Fortunatamente dagli anni ’80 dello scorso secolo, le cose iniziarono a migliorare e, anche se il terreno perduto è stato molto, è ora possibile reperire sul mercato vini Marsala di pregiata qualità.
Ma quale fu la sorte del dipinto?
Fu la stessa Franca Florio a chiedere a Boldini di riprendere in mano il lavoro, realizzando una terza, e definitiva, versione del ritratto (sempre sulla stessa tela). E fu così che il pittore decise di renderla immortale: rappresentando con grazia e leggerezza la sua figura e avvolgendola con il vestito in un vortice di nero e grigio che sembra sollevarla delicatamente da terra. E così sarebbe stato se ad ancorarla alla realtà non ci fosse la spiccata sensualità, così tangibile, e il volto illuminato da una luce che sembra quella abbagliante della sua epoca, di cui fu straordinaria protagonista, a riscattarla per sempre dall’oblio.
Infatti se da una parte la famiglia dilapidò le fortune accumulate, dall’altra il Marsala fu vittima di produttori senza scrupoli che, per sfruttare il suo successo, iniziarono a limarne la qualità arrivando a livelli inaccettabili di mediocrità, avvantaggiati anche dal fatto che non esisteva un disciplinare che lo tutelasse. Così, mentre Sherry e Porto, che già erano stati dotati di ferree regole di produzione all’inizio dell’800, il Marsala iniziò un rapido declino causato dall’immissione sul mercato di un prodotto scadente, addirittura aromatizzato all’uovo, alla mandorla e così via.
Fortunatamente dagli anni ’80 dello scorso secolo, le cose iniziarono a migliorare e, anche se il terreno perduto è stato molto, è ora possibile reperire sul mercato vini Marsala di pregiata qualità.
Ma quale fu la sorte del dipinto?
Fu la stessa Franca Florio a chiedere a Boldini di riprendere in mano il lavoro, realizzando una terza, e definitiva, versione del ritratto (sempre sulla stessa tela). E fu così che il pittore decise di renderla immortale: rappresentando con grazia e leggerezza la sua figura e avvolgendola con il vestito in un vortice di nero e grigio che sembra sollevarla delicatamente da terra. E così sarebbe stato se ad ancorarla alla realtà non ci fosse la spiccata sensualità, così tangibile, e il volto illuminato da una luce che sembra quella abbagliante della sua epoca, di cui fu straordinaria protagonista, a riscattarla per sempre dall’oblio.