Raw Wine Fair London 2017
A Londra ci si appassiona sempre più ai vini naturali e alle nostre aziende italiane.
Neonila Siles
Pubblicato il 16/03/2017
Vino “naturale”, sì o no? Le discussioni riguardo ai vini così detti non convenzionali proliferano da diversi anni. Se all’inizio il trend poteva sembrare solo una trovata marketologica destinata a svanire in breve tempo, oggi abbiamo larghe dimostrazioni che non è così. La sesta edizione di RAW Wine Fair London 2017, tenutasi nella capitale britannica nei giorni 12 e 13 Marzo, ha avuto ancor più successo di prima, mettendo a disposizione del pubblico internazionale, tra cui importatori, distributori, giornalisti, sommelier e esperti del settore, più di 800 vini raccontati da 150 produttori. Similmente alla nostrana Vinnatur, RAW Fair è dedicata ai vini, o meglio dire agli artigiani del vino naturale, che hanno convertito i loro vigneti alla conduzione biologica, biodinamica, Fukuoka o non-interventistica, sviluppando una propria filosofia e visione del prodotto, creando l’interesse nel consumatore e ispirando altri produttori.
Tornando alle incessanti polemiche, bisogna dire il vero: ci sono tanti vini naturali che presentano tipici difetti di vinificazione che rendono difficile la lettura del loro legame con il territorio e con il vitigno, mentre vengono valutati dai novellini del vino come un plus valore, qualcosa di genuino da ricercare nei vini naturali. Questo è ovviamente sbagliato. Tuttavia, è un errore attribuire tali caratteristiche all’intero mondo del vino naturale: alcuni vini le presentano e altri no, basta pensare ai gioielli di Nicolas Joly o di Emidio Pepe. Non serve demonizzare un fenomeno relativamente giovane (anche se di ispirazione ancestrale), è meglio tenerlo d’occhio, cercando di approcciarsi alle sue filosofie testando nel bicchiere la ragione della loro esistenza. Fiere come RAW Fair e Vinnatur servono precisamente a questo. Se un vino naturale è figlio della propria tradizione magistralmente interpretata dal produttore, se rappresenta il terroir di provenienza, se esibisce un buon equilibrio tra gusto e olfatto, e inoltre rispetta la natura, cosa c’è che non va? Nulla. È stato particolarmente gratificante costatare che esempi di vini naturali perfettamente riusciti, senza minimi difetti tecnici né sbavature stilistiche, sono stati presentati al pubblico della RAW Wine Fair London 2017 dalle nostre aziende. Elisabetta Foradori, Frank Cornelissen, Josko Gravner, Tenuta di Valgiano, Emidio Pepe, l’inaspettatamente intrigante Palazzo Tronconi di Ciociaria, Cataldo Calabretta della zona Cirò e tanti altri. Grazie alla cantina Riccardi&Reale, il nostro piccolo-grande Cesanese di Olevano Romano, nella sua mirabile interpretazione di due winemakers appassionati e sinceri, rimuove confini geografici e pregiudizi mentali verso il “natural wine”. Che dire? Solo “hats off”, “chapeau”, “tanto di cappello”. In tutte le lingue del mondo di vino.
“Per applicare zero tecnologia in cantina, è necessario essere un artista in vigna. Diversi artisti dipingono gli stessi paesaggi in modi diversi. È lo stesso con esprimere un terroir.” Parole di Nicolas Joly.
Tornando alle incessanti polemiche, bisogna dire il vero: ci sono tanti vini naturali che presentano tipici difetti di vinificazione che rendono difficile la lettura del loro legame con il territorio e con il vitigno, mentre vengono valutati dai novellini del vino come un plus valore, qualcosa di genuino da ricercare nei vini naturali. Questo è ovviamente sbagliato. Tuttavia, è un errore attribuire tali caratteristiche all’intero mondo del vino naturale: alcuni vini le presentano e altri no, basta pensare ai gioielli di Nicolas Joly o di Emidio Pepe. Non serve demonizzare un fenomeno relativamente giovane (anche se di ispirazione ancestrale), è meglio tenerlo d’occhio, cercando di approcciarsi alle sue filosofie testando nel bicchiere la ragione della loro esistenza. Fiere come RAW Fair e Vinnatur servono precisamente a questo. Se un vino naturale è figlio della propria tradizione magistralmente interpretata dal produttore, se rappresenta il terroir di provenienza, se esibisce un buon equilibrio tra gusto e olfatto, e inoltre rispetta la natura, cosa c’è che non va? Nulla. È stato particolarmente gratificante costatare che esempi di vini naturali perfettamente riusciti, senza minimi difetti tecnici né sbavature stilistiche, sono stati presentati al pubblico della RAW Wine Fair London 2017 dalle nostre aziende. Elisabetta Foradori, Frank Cornelissen, Josko Gravner, Tenuta di Valgiano, Emidio Pepe, l’inaspettatamente intrigante Palazzo Tronconi di Ciociaria, Cataldo Calabretta della zona Cirò e tanti altri. Grazie alla cantina Riccardi&Reale, il nostro piccolo-grande Cesanese di Olevano Romano, nella sua mirabile interpretazione di due winemakers appassionati e sinceri, rimuove confini geografici e pregiudizi mentali verso il “natural wine”. Che dire? Solo “hats off”, “chapeau”, “tanto di cappello”. In tutte le lingue del mondo di vino.
“Per applicare zero tecnologia in cantina, è necessario essere un artista in vigna. Diversi artisti dipingono gli stessi paesaggi in modi diversi. È lo stesso con esprimere un terroir.” Parole di Nicolas Joly.