Bibenda
Bibenda, per rendere più seducenti la cultura e l’immagine del vino.
Visualizza tutte le notizie
Montefalco: tra Benozzo, Sagrantino e Francesco
Una città bipolare: da un lato le opere d'arte e la spiritualità del luogo, dall’altro il vino che incarna aspetti più terreni.
Pubblicato il 03/10/2017
Montefalco, Benozzo pinse a fresco
giovenilmente in te le belle mura
che di amor per ogni creatura
viva, fratello al sol come Francesco.
 
Dolce come sul poggio il melo e il pesco,
chiara come il Clitunno alla pianura,
di fiori ed acqua era la sua puntura,
beata del sorriso di Francesco.
Circondato dalle colline umbre, con i loro dolci pendii ricoperti da un manto verde che sembra velluto e da filari di vite a perdita d’occhio, il paese di Montefalco sorge a sud est di Perugia, a una manciata di chilometri da Foligno e a una trentina da Assisi.

I versi presi in prestito dal sonetto dannunziano ci introducono le sue peculiarità e preannunciano l’esperienza di viaggio: la presenza della comunità francescana è profondamente radicata e, come in molte parti nella regione, identifica Montefalco. Già nel XIII secolo i frati erano presenti ed edificarono la chiesa di San Francesco; fu proprio grazie a loro che venne chiamato da Firenze un pittore che qui avrebbe affrescato uno dei cicli pittorici più importanti del Rinascimento: Benozzo Gozzoli. 

Visitare questo paese, godendo del suo incantevole paesaggio e degustando il suo vino, è davvero esemplare dell’enorme bellezza che è possibile trovare in Italia, anche quando si esce dal circuito delle grandi città d’arte per esplorare i nostri meravigliosi borghi. Il frutto dell’interazione storica tra il territorio e i suoi abitanti è evidente: qui è possibile ammirare uno dei più grandi artisti rinascimentali ed è possibile deliziarsi con uno dei vini rossi italiani di maggior personalità e notorietà.

Quando si arriva a Montefalco infatti non si può prescindere da questa bipolarità; se da una parte gli affreschi di Benozzo cristallizzano la spiritualità del luogo e dei suoi abitanti, negli echi di Francesco, dall’altra il suo vino ne incarna gli aspetti più terreni: l’impegno, il lavoro, la fatica ma anche la passione, l’amore, la qualità, la tipicità. Tra realtà e leggenda, la presenza francescana è l’humus comune su cui si sviluppano le storie dell’eccellenza artistica ed enologica di questo luogo.

Benozzo arrivò nel 1450 e tenne fede alla sua fama decorando la chiesa di San Francesco, trasformata oggi in un ottimo complesso museale, dove affrescò gli episodi della vita del santo, circa centocinquanta anni dopo l’intervento di Giotto nella vicina Assisi.
In tutto rimane due anni, il tempo di lasciare un’importante testimonianza della sua arte, amalgamando sapientemente il carattere tipicamente fiorentino e rinascimentale della sua pittura con la tradizione pittorica locale: un nuovo modo di rappresentare lo spazio, l’uso della prospettiva, una minuziosa indagine del reale, il tutto avvolto da una luce carica di spiritualità, retaggio della collaborazione con Beato Angelico.

È un passaggio ideale, una volta terminato di ammirare quest’opera, dedicarsi a un altro tipo di piacere lasciandosi avvolgere dal caldo abbraccio del Sagrantino.
La sua storia è antica e poche sono le certezze se non che fosse già noto nel Cinquecento, ma non è chiara la sua origine anche se generalmente viene considerata l’uva autoctona di questo territorio.

Tra le varie ipotesi che quest’uva fosse una diretta parente dell’Itriola, tipica della vicina Bevagna e descritta da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Quel che è certo è che il Sagrantino era noto, nella sua versione dolce, da diversi secoli e probabilmente il nome deriva proprio da “Sacramenti”, che testimonierebbe il suo utilizzo da parte dei francescani anche per scopi liturgici.

La versione “secca” del Sagrantino è abbastanza recente e risale più o meno agli anni Settanta quando alcuni produttori ebbero la lungimiranza di intuire le potenzialità di questo vino e di puntare su una produzione di qualità. Da quel momento in poi la considerazione per questo vino crebbe, fino ad arrivare all’istituzione della DOCG nel 1992. La sua zona di produzione è costituita oltre che da Montefalco, dai territori di altri 4 comuni: Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano nell’Umbria.

Questo uno di quei posti dove si torna sempre volentieri, per le sue peculiarità che travalicano la percezione del tempo: idee di rinascimento, di umanesimo, idee di spiritualità e fratellanza. E un bicchiere di vino sarà sempre di aiuto nel porre nella giusta ottica le cose davvero importanti nella vita. E se D’Annunzio avesse scritto il suo sonetto ai giorni nostri, certamente avrebbe ritratto insieme al lavoro di Benozzo anche l’altro straordinario protagonista di Montefalco: il Sagrantino.
 
Benozzo Gozzoli, Incontro a Roma tra San Francesco e San Domenico, affresco, Complesso Museale di San Francesco, Montefalco
Benozzo Gozzoli, Incontro a Roma tra San Francesco e San Domenico, affresco, Complesso Museale di San Francesco, Montefalco
© RIPRODUZIONE RISERVATA