Strano Paese, la Francia; dove i vini dolci si chiamano “liquoreux” ed il vino fortificato “vin doux naturel”. Ed è proprio nell’ambito di quest’ultima categoria che nella regione del Rossiglione, al confine con la Spagna, si producono due vini interessanti quanto poco noti, almeno all’estero: il Maury ed il Banyuls.
I due villaggi da cui prendono nome le denominazioni si trovano non lontano da Perpignan, in un territorio caratterizzato da estati molto calde, addolcite dalle brezze marine. La cultura è decisamente influenzata da quella della vicina Spagna, ed in particolare della Catalogna. Gli stessi nomi delle strade sono bilingue, in francese e catalano, mentre accanto ad intrattenimenti tipici del sud della Francia come le petanques (una versione d’oltralpe delle bocce) si possono vedere spettacoli di corrida.
Il vitigno principale a partire dal quale si producono Maury e Banyuls in versione rossa è il Grenache Noir, coltivato ad alberello. Possono essere usati anche altri vitigni, come il carignan ed il Syrah, ma i migliori produttori in genere sono molto parchi nell’aggiungerli alla cuvée. Per le versioni bianche, più rare, vengono usati Grenache Blanc e Gris e Macabeu, oltre, in minor misura, ad altri vitigni locali. Le rese autorizzate sono bassissime (30 hl/ha), ed i mosti debbono avere un livello naturale di zuccheri pari a 252 g/l. La vinificazione avviene tramite mutizzazione con aggiunta di alcol al mosto parzialmente fermentato. Successivamente, nel caso del Banyuls, il vino viene invecchiato in recipienti di legno di varia misura, spesso assai vecchi, riempiti solo parzialmente e lasciati all’aria aperta per accentuare i processi ossidativi. Per il Maury il procedimento è ancora più caratteristico: il vino viene esposto in pieno sole sulle terrazze in damigiane di vetro dette bonbonnes; gli sbalzi violenti di temperatura e l’effetto dei raggi solari, in questo caso, esasperano l’evoluzione ossidativa del vino.
Ma come sono Maury e Banyuls? I rossi, certamente più noti, hanno decise note fruttate e speziate, in un contesto nettamente ossidativo. Sono tra i pochi vini che reggono egregiamente il confronto con il cioccolato. È difficile distinguere tra un Maury ed un Banyuls, anche se il primo tende ad essere più robusto e virile ed il secondo (relativamente) più delicato. Nella mia esperienza, i bianchi sono decisamente meno interessanti, rimanendo alquanto ripiegati sulle componenti ossidative e mancando di freschezza.
A chi si domandi quanto possano durare vini che subiscano un processo di vinificazione così particolare posso rispondere citando una mia recente esperienza: lo scorso Natale, pranzando in famiglia, ho tirato fuori una bottiglia di Maury della vendemmia 1929, che conservava ancora, nitide, le sue componenti fruttate. Bottiglia senza tempo, che mi ha un pò malinconicamente ricordato come in fondo la crisi economica di quell’anno non fosse poi così lontana.