Quando la temperatura inizia qui a Roma la sua inesorabile salita verso la caligine estiva, il pensiero corre veloce a ciò che può farcela godere meglio, possibilmente con la giusta leggerezza che però sia anche intrigante e possibilmente, se si tratta di vino, abbia la struttura idonea a non farlo sembrare una bibita qualsiasi. Il Riesling fa tutto questo e lo fa in modo diverso a seconda del territorio: che volevamo di meglio?
L’anno del fantastico banco d’assaggio a cui prese parte all’Hilton anche Stuart Piggott, il “Signor Riesling”, giornalista britannico tra i pochissimi dei sudditi di Sua Maestà a parlare un tedesco ineccepibile (http://www.stuartpigott.de), ormai nemmeno me lo ricordo più, ma tante visite in giro, in Austria e Germania soprattutto, hanno corroborato la convinzione che vale sicuramente la pena di bere Riesling. Vi piacciono i bianchi che abbiano struttura e complessità, ma riuscite solo a bere Chardonnay borgognoni? Beh, forse è il caso di pensare, e bene, al Riesling. In realtà, senza qui fare una lezione sulla struttura dei vini bianchi, quelli che provengono dal Riesling renano (differente da quello italico) coltivato essenzialmente in Alsazia, Germania ed Austria sono ricchi di componenti strutturali che li distinguono significativamente dai campioni borgnognoni. Acidità e mineralità senza dubbi di nessun tipo, ovvio. Ma quale acidità e quale mineralità? Qui vengono le differenze, diremmo abissali tra l'Alsazia e gli altri due areali di produzione. Concentrandoci su Austria e Germania, si trovano tantissimi esercizi di eleganza minerale che lasciano esterefatti per pulizia e capacità di far stare insieme la mineralità con acidità importanti pur senza sbilanciare il vino. Anche uscendo dal Wacahu austriaco e dalla Mosella tedesca, le zone molto note per la grande tradizione, si scoprono splendide declinazioni del Riesling. Oggi, peraltro, i Riesling che provengono da Wachau e Mosella sono essenzialmente per il mercato americano e dell'Asia orientale e difficilmente si trovano in Europa, anche per via di uno stile decisamente ricco che spinge a vini molto concentrati, e nel caso della Mosella spesso accompagnati da gradazioni attorno ai 7 gradi. Certo grandi vini, ma quelli su cui vogliamo qui attirare l’attenzione è su quelli che lavorano nel campo della mineralità e dell'acidità di grandissima qualità.
In Germania quelli che provengono dal Rheinhessen e dal Rheingau sono stupefacenti proprio per come coniugano l'acidità di frutta con la ricchezza minerale a gradazioni attorno ai 13 gradi. La Mosella è ricca di scisti, un minerale che si sfalda in modo orizzontale e regala quella splendida struttura ai vini che provengono da qui. Ma Rheinhessen e Rheingau hanno una mineralità che è ricca anche (quindi oltre gli scisti) di graniti di ogni genere. Senza rubare nulla ai geologi, sperando di aver colto bene la traduzione dai nostri amici tedeschi, senz'altro i vini del Rheinhessen e del Rheingau ce li possiamo immaginare come splendide acidità intrecciate alla mineralità per dare quella spalla strutturata che siamo certi appagherà anche gli amanti della struttura borgognona.
In Austria oltre il Wachau di fatto si produce Riesling ovunque con la sola eccezione della zona del Lago di Neusiedl che invece regala un bel po’ di vini rossi di grande interesse e struttura. I Riesling austriaci, anche qui declinati tra scisti e graniti sono più morbidi e rotondi, certo grazie a climi diversi nelle rispettive zone rispetto a quelle del Reno tedesco, ma non certo meno vibranti di acidità, che qui è lievemente più dolce e, se si può dire con le insegne dell’Associazione Italiana Sommelier, “saporita”, proprio per via, crediamo di uno splendido connubio con la mineralità. Il Riesling, oltre i monumenti d’estratto della Mosella e del Wachau “international”, vini che la scheda ci fa scrivere “consistenti” all’esame visivo mentre li roteiamo, sono ottimi integratori di acidità e minerlità con snellezza e struttura al tempo stesso. Provare per credere.