Lo sappiamo: qualcuno storcerà il naso leggendo il titolo, pensando a chissà quale boutade giornalistica. Nient’affatto, non c’è nessuno scoop dietro questo spunto e nemmeno qualche scoperta sconvolgente a meno del fatto, spesso dato troppo per scontato, che dietro i vini ci sono le culture territoriali. Lo spunto è quello dato da una cena in un posto dedicato “Au petit Sud Ouest” della Francia. Volatili come se piovesse nel menù, dalle preparazioni fredde che usano di fatto tutto ciò che è commestibile nell’anatra e nell’oca a quelle in cui le carni vengono offerte con ricette molto più mediterranee di quel che ci aspetteremmo per la cucina francese.
Cosa si beve nel sud ovest della Francia, al confine con l’area basca? Di fatto due vini soprattutto, il Buzet basato sul taglio bordolese arricchito con uve locali ed incentrato su vini agili pur venendo da zone calde ed il Madiran, essenzialmente fatto con il Tannat. Quest'ultimo, già al naso, apre un capitolo bellissimo sul meridione francese e, se non fosse stato per questa scoperta, nemmeno ci si sarebbe accorti che dietro il “petit Sud Ouest” ci sono molte dinamiche del tutto analoghe a quelle del nostro Meridione. Ecco allora che abbiamo tentato un confronto (impossibile) tra Tannat e Primitivo, sapendo benissimo che non sono nemmeno imparentate geneticamente, ma scoprendo una infinità di aspetti comuni che è ovvio affronti un produttore quando deve gestire uve che danno tannino e colore e che sono esposte a climi tutt’altro che facili per il mantenimento delle acidità.
Il Tannat, come il Primitivo, è in grado di apportare colore e tannino (si dice che il nome Tannat sia proprio dovuto a questo aspetto) e resta equilibrato anche di fronte ai 14% di alcol in volume dichiarati nella maggioranza dei Madiran. Ad un’analisi accurata si scopre che i tannini sono un po’ diversi, pur somigliandosi molto per rotondità e durata. Sarebbe curioso averli a fianco in una degustazione bendata e la cosa rivelerebbe che nemmeno in questo caso è opportuno avere stereotipi. Una certa snellezza olfattiva del Tannat, addirittura floreale in modo evidente soprattutto all’inizio, svela qualche differenza anche qui, ma abbiamo memoria di Primitivo altrettanto accattivanti.
Ma cosa rende i vini da Tannat e Primitivo così vicini se i vitigni sono di fatto diversi? È il sud dei territori che imprime un carattere assolutamente distintivo. Quante volte ci siamo posti la domanda di fronte ad un vino che ci avevano versato senza aver visto l’etichetta: è un vino del sud o del nord? In questo caso la cosa è evidente: il frutto è maturo e trasuda polpa e carnosità già all'olfatto, come quando ci troviamo (sempre più raramente, ahimè), a sentire l’odore della frutta quando ci avviciniamo ad un banco del fruttivendolo. Sensazioni quasi tattili ma soprattutto di grande “dolcezza olfattiva” se fosse possibile definirla senza doverla mettere tra virgolette. Tanto sole esce dal Tannat, così come dal Primitivo. Un sud che è comunicativo, diretto e di sostanza, anche per via della cucina, semplice nel sud della Francia ma impegnativa per la consistenza delle carni, evidentemente con i connotati della rusticità delle fibre e del gusto particolare. E la carne di cavallo che è il portabandiera del Salento leccese? Forse potremmo tentarlo davvero un confronto. Ma attenzione agli stereotipi, lo ripetiamo. Per questo proponiamo il confronto tra il Madiran che abbiamo provato “au petit sud Ouest” con un Primitivo di pari valore, che subito ci è venuto in mente parlandone a tavola: Madiran Torus di Brumont Chateau Bouscassè (Maumusson-Laguian)
vs. Primitivo Cubardi di Schola Sarmenti (Nardò). A proposito di sud: dietro il tavolo dove eravamo seduti circondati da parigini c’era un unico tavolo che discuteva animatamente tra risate e battute con la signora che gestiva il ristorante, sempre sorridente e pronta a ricambiare l’attenzione. Avete visto “benvenuti al Sud” nella versione francese originale che ha dato spunto alle nostre pellicole? Da non perdere.