Viaggiare in Sabina significa ripercorrere una storia millenaria che si ricollega intimamente alla nascita di Roma. La tradizione attribuisce infatti ai Sabini, antico popolo dell’ Italia centrale, un ruolo di primaria importanza nelle vicende legate alle origini di questa città. Una storia che si confonde nella leggenda. Una presenza, nonostante i numerosi scontri tra le due popolazioni, che avrebbe comunque influenzato la storia anche culturale della Roma arcaica. La conquista definitiva ad opera dei Romani nel 290 a.C. contribuirà a perfezionare il processo di integrazione con rilevanti conseguenze in termini di sviluppo agricolo ed economico.
Chi percorre oggi la Salaria (e le arterie circostanti) tra Roma e Rieti può ammirare i resti degli antichi insediamenti sabini e romani, come Trebula Mutuesca, ma anche i caratteristici borghi medioevali e gli antichi Monasteri. Nella Valle Santa, intorno a Rieti, i quattro Santuari Francescani rappresentano le tappe fondamentali di un percorso che ricalca le orme di San Francesco in un ambiente naturale per la gran parte incontaminato. Non lontano la splendida e antica Abbazia di Farfa (la chiesa originaria si fa risalire al VI secolo) è un ulteriore testimonianza dell’ampia diffusione che ha avuto in questa zona il Monachesimo nei secoli centrali del Medioevo. Per questo insigne monumento una storia di grandi fortune alternata a periodi di decadenza che nei secoli hanno visto tra i protagonisti i Longobardi, Carlo Magno, i Saraceni, ma anche lo Stato Pontificio e le grandi famiglie romane.
Un ambiente prevalentemente collinare, delimitato su un lato dalle montagne dell’ Appennino, con i suoi boschi di faggi e lecci, ricchissimo di acque. Laghi e torrenti sono presenti un po’ ovunque. Acque termali conosciute sin dall’antichità e un bacino idrografico (la piana di San Vittorino) tra i più estesi e ricchi di acqua d’Europa. Proprio in questa zona la sorgente del Peschiera alimenta un imponente acquedotto che rifornisce da secoli la Capitale. Ma non è solo l’acqua la grande ricchezza della Sabina. Il protagonista assoluto è in realtà l’olivo, ampiamente diffuso nelle valli e sulle colline. Conosciuto ed apprezzato sin dai tempi antichi, come attestato da scrittori e poeti latini, l’olio della Sabina contava tra i suoi estimatori anche il medico di origine greca Galeno che lo apprezzava oltre che per la qualità, anche per le sue proprietà curative. Nei terreni a ridosso del fiume Tevere (siamo nella Bassa Sabina o Sabina Tiberina), in località Arci, nel comune di Fara Sabina, sono stati individuati alcuni fondi di capanna risalenti alla fine del IX secolo a.C. insieme ad edifici più complessi del VI secolo a.C. Si tratta dei resti della città di Cures, l’antica capitale della Sabina, citata dagli storici romani per aver dato i natali a Numa Pompilio e ad Anco Marzio. Diversi ritrovamenti nel territorio circostante hanno accertato inoltre la presenza di numerose ville e l’esistenza di una antica cultura olivicola della zona.
Nelle immediate vicinanze dei resti di questa antica città un lungo viale alberato conduce all’Azienda Agricola Fagiolo. Un’azienda a carattere familiare ad indirizzo zootecnico, olivicolo e cerealicolo (per un totale di circa 67 ettari di cui 14 a oliveto) tramandata di padre in figlio e attualmente condotta con passione dalla Sig.ra Laura Fagiolo e da sua nipote Antonella. Intorno all’ Azienda (che è anche un accogliente agriturismo con annesso ristorante) si trovano le varietà tipiche della zona: Raja e Carboncella sono le cultivar più antiche, mentre di impianto più recente sono le varietà Frantoio e Leccino. Il terreno è di medio impasto (in prevalenza argilla e ghiaia). La filiera è completa: dalla coltivazione, raccolta e frangitura nel frantoio aziendale a ciclo continuo con conservazione in cisterne di acciaio inox, fino all’ imbottigliamento. L’olio extravergine Cru di Cures, certificato Sabina Dop, nel raccolto del 2012 si presenta limpido e dorato con bellissimi riflessi verdi. I profumi, di media intensità, richiamano la mandorla dolce e le erbe di campo. In bocca è pieno ed avvolgente, con un fondo dolce marcato da una sottile nota piccante. Chiude in equilibrio con ricordi di erbe selvatiche e rucola. Ogni bottiglia è accompagnata da una carta d’identità riportante la descrizione e l’analisi termica del prodotto. Inserendo il codice associato nel sito dell’Assofrantoi si potranno visualizzare le informazioni sull’Azienda e la scheda del prodotto. Una certificazione a conferma della qualità e bontà dell’olio proveniente da questi terreni a 40 chilometri da Roma.