Decido di fare un bel viaggio in Piemonte, nel Roero, imbattendomi nella realtà di alcune aziende che hanno suscitato il mio interesse e la mia curiosità durante il corso di sommelier. Il primo incontro con l’azienda Almondo avvenne durante il Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier svoltosi a Roma lo scorso ottobre. Ero alle prime armi, da qualche mese avevo terminato il corso ed era la prima volta che facevo servizio in un evento così importante e di un certo spessore; non nascondo che mi sentivo un po’ smarrito e intimidito da tutto quel via vai di produttori anche perché il produttore al quale ero stato affidato al servizio non era ancora arrivato. Stefano, figlio di Domenico Almondo, arrivò poco prima dell’inizio della manifestazione e rimasi molto colpito dalla sua competenza, passione e amore per la sua terra: il Roero.
Suggestivo il paesaggio che mi si presenta prima di giungere in azienda: terreni per lo più coperti di boschi, frutteti e votati alla coltura di uva a bacca bianca (la cui natura è quasi esclusivamente sabbiosa, molto sciolta e poco calcarea, con forte potere drenante, di origine marina e miscelate ad altre più recenti da deposito fluviale) si alternano a terreni più ricchi in elementi minerali ideali per l'Arneis e rossi fruttati, delicati e salini e a terreni più ricchi in argilla e calcare (che ha avuto origine da fondale marino più profondo) dal quale si hanno le condizioni pedologiche ideali per vini rossi strutturati. L’arrivo in azienda, a conduzione familiare, oggi come al momento della sua fondazione, è tutto un susseguirsi di emozioni, il venirmi incontro di due splendidi e festosi Labrador, Lilo e Ginger, la calorosa accoglienza di nonna Teresina che si commuove nel sentirmi raccontare di quando e come ho conosciuto il nipote Stefano e il precipitarsi della Sig.ra Antonella nel chiamare Stefano per avvertirlo del mio arrivo non hanno fatto altro che confermare che in posti come questo esiste ancora l’Autenticità, qui come in tantissime parti d’Italia, in cui il lavoro contadino è semplicemente, la vita! Attraverso un percorso storico-culturale-territoriale Stefano, passo dopo passo, mi accompagna in un itinerario che si conclude con la degustazione di tutti i suoi prodotti. La prima visita è d’obbligo: il vigneto Bricco delle Ciliegie (vedi foto). Il silenzio, la leggera brezza, i vigneti ordinati e ritti come soldatini lo rendono affascinante e magico nello stesso tempo tale da immaginarlo come paesaggio di una favola. Il vigneto ha origine da un puzzle di piccoli appezzamenti di vigne acquistate da diversi proprietari e fino a settant’anni fa il versante era completamente destinato alla coltura del ciliegio. Alcune delle piante originarie sono infatti ancora presenti nel vigneto, affiancate da altre più giovani, e sono diventate il simbolo di questa collina. I terreni ricchi di sabbia costituivano il fondale di un mare poco profondo e ricco di molluschi (i cui fossili sono facili da trovare quando il terreno è lavorato) e grazie alla particolare tessitura media del terreno le uve prodotte in questo vigneto presentano in tutte le vendemmie ottimi contenuti in zucchero, una buona acidità e un pH notevolmente basso, requisiti importanti per produrre un grande Arneis, il Bricco delle Ciliegie. Paglierino, esprime immediatamente all’olfatto eleganza e intensità nei profumi, le note di frutta gialla matura, di frutta esotica (ananas), di melone bianco invernale e di erbe aromatiche (salvia, origano) fanno da apripista a mineralità e speziatura dolce perfettamente integrate. Al palato la morbidezza è ben sostenuta da freschezza e sapidità. Nella parte est del Bricco delle Ciliegie, a circa 400 metri, vigneti di Riesling Renano sono ben integrati e il Langhe Bianchi Sassi e Sabbia trova la sua espressione esprimendo intriganti note di erbe aromatiche di timo, rosmarino, pesca bianca, mineralità e una leggera sfumatura idrocarburica. Al palato è piacevole nonostante la sua acidità sferzante e il suo finale sapido.
Nella parte ovest del Bricco delle Ciliegie è presente il vigneto Bric Valdiana il cui terreno garantisce una sufficiente riserva idrica anche in estate e una bilanciata disponibilità di elementi nutritivi per la produzione di uve di qualità e che sanno offrire uve Nebbiolo eccellenti per Roero eleganti, minerali e longevi come del resto è il vino che mi presenta in degustazione: Roero Bric Valdiana 2011. Rosso granato intenso, colpisce immediatamente con note balsamiche, tostate e di sottobosco che si mescolano con le note tipiche della violetta dell’uva nebbiolo; seguono sensazioni fruttate di ciliegia, lampone e di frutta rossa in confettura e di speziatura di pepe rosa e noce moscata. In bocca è ampio e di notevole struttura, tannino verace, fresco e sapido. Nel vigneto Valbianchera, vigna di equilibrio straordinario le cui piante hanno oltre 60 anni, le viti di Barbera assicurano ogni anno un eccellente equilibrio vegetativo ed una produzione limitata e di grande qualità. E al bicchiere in effetti non delude: un bel vino tradizionale in cui frutta rossa, prugna, lampone e marasca si alternano a note balsamiche, speziate e leggermente minerali; tannini presenti ma ben amalgamati e sostenuti da una notevole freschezza. Il Roero Vigne Sparse, il Fosso della Rosa (vitigno brachetto con il suo grappolo lungo e rosato da non confondere con il brachetto d’Acqui) e il Roero Riserva attestano anche loro qualità e diffondono un'immagine di eccellenza del territorio. La capacità dell’Azienda Almondo è quella di produrre vini capaci di riflettere i caratteri del Roero, il suo terreno e i suoi valori, il riguardo per la tradizione e la costante capacità di rinnovamento per una zona tanto bella e spesso dimenticata dalle rotte del turismo di massa.