Giorni fa ho avuto il piacere di ricevere in dono una bottiglia di vino, un gesto che mi ha sorpreso, soprattutto per la spontaneità con cui è stato fatto, e che mi ha dato lo spunto per riflettere sul senso di gratitudine che dovrebbe accompagnare ogni dono ricevuto e su quanto questo negli ultimi anni sia sempre più raro, forse perché è altrettanto raro incontrare chi in modo disinteressato ci offra qualcosa senza un tornaconto o forse perché in questi tempi è più naturale pensare che qualcosa ci sia dovuto piuttosto che fermarsi a riflettere e “meravigliarsi” per un semplice gesto. Ho apprezzato tanto una cortesia così inaspettata e, trattandosi di una bottiglia di vino, ho pensato che il modo migliore per rendere omaggio a quel gesto gentile, sarebbe stato stapparla per sentire cosa aveva da dire il protagonista di questa mia riflessione. Da un primo sguardo all’etichetta leggo: Calabria rosso Igt “Dragone selezione” 2011 Cantine Lento; strana coincidenza, da alcuni giorni pensavo alla Calabria del vino e al salto di qualità che questo territorio ha compiuto negli ultimissimi anni per quanto riguarda la produzione enologica. Ricordo bene che fino a poco tempo fa era usuale entrare in un’enoteca e, osservando i vini che erano suddivisi per regione, chiedere: “Scusi dov’è la Calabria?” e, suscitando così un chiaro imbarazzo nel proprietario, sentirsi rispondere: “Sa in Calabria sono veramente poche le aziende che producono bottiglie interessanti”. Una risposta dettata dall’imbarazzo ma anche dall’ignoranza di chi spesso lega i propri giudizi, o pregiudizi, a luoghi comuni che tendono a chiudere le porte a ogni tipo di curiosità, una risposta adatta a chi come me qualche anno fa, ancora con poca esperienza nel settore, avrebbe accettato come vera questa falsa verità e avrebbe pensato alla Calabria come sinonimo di cattiva qualità per i vini. Per fortuna l’amore e la passione per il vino va oltre qualsiasi pregiudizio e, con un po' di esperienza, è stato facile capire che non esiste oggi in Italia un territorio, una regione, che non produca grandi vini, l’unico problema può essere solo il tempo necessario per scoprire che il vino cambia e non solo in bottiglia; che il vino è un prodotto legato intimamente alla cultura dell’uomo e alle sue abitudini.
Mi è bastato leggere le pagine che Mario Soldati dedica alla Calabria in “Vino al Vino”, durante il suo viaggio nell’autunno del 1975, per sapere che la qualità in quella regione non è mai mancata, ciò che è mancato in questo territorio è stata solo la consapevolezza di non avere nulla da invidiare a nessuno in fatto di vino: “Il Savuto è il vino più celebrato della provincia di Cosenza, e sta a Cosenza come il Barolo sta a Cuneo” sono le parole che Soldati usa quando racconta di questo vino antico. Parlando di antico penso all'archeologia della vite in Italia e alla Campania con la sua varietà di vini e vitigni la cui storia si perde nel tempo, ricordando che alla stessa storia appartiene anche la Calabria con il suo territorio non a caso chiamato anticamente “Enotria” probabilmente per la sua vocazione vinicola. In questa terra i vincitori delle Olimpiadi avevano l’onore di brindare con il Krimisa vino in qualche modo legato all'attuale Cirò che, per rimanere in tema di citazioni, è stato definito da Hugh Johnson nel suo “Atlante dei Vini” “il Barolo del Sud”. Questo è già abbastanza per comprendere che non sono le idee, spesso condizionate da inutili pregiudizi, a dover condizionare i fatti al contrario sono i fatti che possono far cambiare le idee. La Calabria ha già deciso di cambiare e lo sta facendo guardando al passato con occhi nuovi per investire sul futuro, sfruttando la grande ricchezza del territorio per anni rimasta inutilizzata o mal utilizzata. Magliocco, Castiglione, Greco Nero, Nerello, Toccarino ecc. per i rossi; Greco di Bianco, Mantonico Bianco, Pecorello, Guarnaccia per i bianchi, sono le uve antiche per non dire autoctone, termine oggi troppo alla moda, che troviamo in questa regione. Uve fino a poco tempo fa trascurate, per lasciare spesso troppo spazio ai vitigni internazionali, secondo un uso comune che per lungo tempo ha danneggiato l'identità di questo territorio, precludendo la possibilità di interpretare a pieno le sue qualità. Oggi non è più così, con lungimiranza e buon senso si cerca una continuità tra il passato e il presente con il risultato di portare migliore qualità nei vini e maggiore visibilità per questa regione nel panorama vinicolo. Forse per questo rimango sorpreso quando assaggio il "Dragone Selezione" che non riporta in etichetta l'indicazione delle uve di produzione ma al naso presenta netti e ben definiti i sentori di viola, ciliegia, spezie dolci, humus per non dire terra, e assaggiandolo scopro un tannino non troppo pronunciato ben equilibrato con morbidezza e sapidità, equilibrio che lascia spazio anche ad una piacevole sensazione di freschezza. Pur non conoscendo ancora la composizione del vino, suppongo che per "ingentilire il Dragone" siano state utilizzate anche uve internazionali. Non mi sbaglio. Dopo una vana ricerca sulle guide e sul web decido di chiamare in azienda e così scopro che quel vino è un nuovo prodotto e ho la conferma della mia supposizione: il “Dragone Selezione” è realizzato da una sapiente combinazione tra il più tradizionale Magliocco e il Merlot che invece appartiene al panorama delle uve internazionali. Mi trovo di fronte all’eccezione che conferma la regola, le uve utilizzate per la vinificazione non appartengono integralmente al patrimonio ampelografico della tradizione calabrese ma sono sapientemente assemblate. Non posso fare a meno di costatare che le Cantine Lento con questo prodotto hanno saputo dimostrare che l’innovazione non corrisponde a un ripudio del proprio passato, ma alla possibilità di comprenderlo, valorizzarlo e permettere che sopravviva nel futuro, se pur sotto forme differenti. Continuo a sorseggiare il vino nel mio bicchiere e... sono ancora più emozionato, perché ora la mia gratitudine ha un valore in più racchiuso in quella bottiglia che mi ha reso direttamente partecipe dei tempi che cambiano.