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La Malvasia di Bosa e l’ospitalità “parlata” di Emidio Oggianu
Pubblicato il 24/01/2014
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È proprio vero. Il Malvasia di Bosa è un vino che richiede di essere parlato: “su inu chi cheret chistionadu”. Tradizionalmente è il vino della meditazione condivisa, delle parole in libertà, sciolte, quelle spese durante le festività o la domenica mattina, il vino dell'ospitalità riservata agli amici.. Non è certamente un vino da pasto. Ma è anche un vino fortemente legato al suo territorio: indimenticabili e incredibilmente attuali le descrizioni di Mario Soldati, che percorre la Sardegna durante il suo terzo viaggio, nell'autunno del 1975. Ci troviamo in Planargia, tra il Fiume Temo ed il Rio Mannu, enclave incontaminata affacciata sulla costa occidentale della Sardegna, nei comuni di Bosa, Suni, Tinnura, Flussio, Magomadas, Tresnuraghes e Modolo. Su queste colline, che da circa 300 metri di altezza digradano dolcemente verso il mare di colore blu intenso, in gran parte caratterizzate da suoli tufacei e calcarei, spesso composti da marne, ha trovato un felice adattamento questo vitigno di Malvasia, portato in Sardegna, forse, dai monaci benedettini o comunque durante la dominazione bizantina. Il vitigno predilige terreni sciolti, magri e soleggiati, poveri di azoto e sostanza organica, ma ricchi di potassio. Nell'ampia famiglia dei Malvasie, il Malvasia di Bosa si caratterizza per avere grappoli medio-piccoli, stretti, talvolta serrati. L'esposizione delle vigne, generalmente verso sud ovest, consente di captare i raggi solari fino al tramonto, e con essi la luce che viene riflessa dal mare e dai suoli calcarei. Ed è proprio il mare, e soprattutto il vento di maestrale, a caratterizzare le originali note salmastre e sapide di questi vini. Ma la sapidità si lega al residuo zuccherino, in modo così sottile ed intimo da lasciar perplessi: il contrasto di sensazioni è vivissimo, quasi disorientante. Nonostante le chiare disposizione del Disciplinare, Amabile o Dolce, Riserva ecc., è difficile innanzi al bicchiere inquadrare il Malvasia di Bosa in una tipologia specifica.

Tutto questo ed altro abbiamo scoperto nella piccola azienda di Emidio Oggianu, tra i pochi produttori di quest'area ancora intatta ed autentica della Sardegna, e certamente tra i più significativi. Lo troviamo, non senza qualche difficoltà di orientamento, in località Badde Nuraghe, Valle del Nuraghe, nel territorio di Magomadas, in una delle zone che presentano i più antichi ritrovamenti preistorici: domus de janas , nuraghi e tombe dei giganti. Ci accoglie con la sua gatta, dolcissima con gli ospiti ma - pare - cacciatrice feroce con le lepri e i conigli selvatici. Emidio è un uomo diretto, schietto, essenziale, inizialmente di poche parole, schivo. Ma soprattutto è ironico, nei confronti della Vita e della Natura. Con molta saggezza, e un leggero sorriso, ci dice che alla sua età (che poi scopriamo sorprendentemente ben celata), ha capito che tanto decide tutto Lei, Madre Natura, a volte terribile e imprevedibile, altre volte generosa benefattrice. Però, con la medesima ironia ci spiega che come viticoltore si riserva qualche accorgimento. Il più importante, la protezione di siepi intorno alla vigna, per evitare i danni da maestrale in burrasca, diradate nel basso per far passare il solo maestralino, quella brezza del tardo pomeriggio che non danneggia i grappoli ma che anzi aiuta a conferire sapidità al vino e a dissolvere l’eccesso di umidità. Dopo la vendemmia, rigorosamente manuale, seguita personalmente grappolo dopo grappolo, a seconda dei diversi tempi di giusta maturazione, l'uva viene fermentata con lieviti indigeni e dunque posta in piccole botti di rovere di Slavonia, per lungo tempo, senza fretta. Passiamo dunque alla degustazione del Malvasia di Bosa Riserva, spillato dalla botte ma sorprendentemente pronto. Colore giallo oro, nitido, al naso è un trionfo di sentori floreali e fruttati, delicati ma decisi: fiori di pesco, rosa, lentischio, elicriso, macchia mediterranea, miele amaro di corbezzolo, brezza marina. In bocca è ampio, armonico, vellutato, con forte dinamismo caratterizzato da una suadente morbidezza glicerica che vira verso una scia di spiccata e persistente sapidità marina, interminabile. Grande e indimenticabile la sua personalità. In abbinamento richiama pasticceria alle mandorle, formaggi erborinati o pecorini, magari del vicino Montiferru, di media e lunga stagionatura. Ma ancora di più, è ottimo da gustare da solo. E proprio durante la degustazione Oggianu si rivela un grande ospite, che ignora il trascorrere del tempo e scruta le nostre reazioni per valutare la qualità della riserva. Capiamo perché in questa terra il Malvasia di Bosa è considerato un "bene sociale", dal valore quasi sacrale, riservato alle ritualità festive. E ricordiamo cosa scrisse nel lontano 1895 Pompeo Trentin: "i proprietari difficilmente se ne privano", ma quando lo fanno vi stanno donando molto di più di un bicchiere del loro vino pregiato. Usciamo dunque dalla cantina. E ci troviamo sotto un cielo rosa scuro, spettacolare. È già l’ora del tramonto. Ci salutiamo, con la sincera promessa di tornare.

Emidio Oggianu
Strada vicinale Pischina
08010 Magomadas (OR)
Tel. 0785 359329
www.malvasiaoggianu.it
info@malvasiaoggianu.it
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