“L’impresa non sarà sicuramente delle più facili, ma a parlare saranno soprattutto i vini” È stata la promessa fatta dai fratelli Maria Iris e Claudio Tipa, già proprietari di importanti realtà toscane come Castello Collemassari e Grattamacco, quando nel settembre 2011 hanno rilevato Poggio di Sotto. Realtà ilcinese di grande interesse, che ha brillato di luce propria in quest’ultimo ventennio, è stata progettata, pianificata e realizzata da Piero Palmucci, definito “un maremmano dalle idee svedesi”. La storia vinicola del Palmucci ha inizio nel 1989 quando è riapprodato in Toscana, dopo anni di lavoro al nord, spinto non solo dalla moglie Elisabeth, anch’essa figura importante nel progetto, ma anche dalla voglia di realizzare vini, anzi “spremute di uve” sua espressione tipica, da Sangiovese che non fossero espressioni del tempo.
Al momento si contano 10 ettari vitati nella straordinaria campagna senese tra Castelnuovo dell’Abate e la Velona, ceppi posti su terreni sabbiosi, con forte presenza di galestro e di scheletro, ad un’altitudine massima di 450 metri sul livello del mare. La collaborazione con l’enologo Giulio Gambelli, continuata fino alla scomparsa, ha contribuito poi a realizzare una piccola gamma di prodotti dalle caratteristiche organolettiche uniche, raffinate, esemplari nell’estrazione tannica e nella persistenza. Sin dal principio la conduzione agricola è svolta principalmente in modo naturale, poco interventista, severa nei diradamenti, per rese che quasi mai superano i 40 quintali per ettaro. In cantina solo lieviti indigeni, con fermentazioni svolte sia in acciaio sia in tini di rovere, botti di media grandezza e tempi più lunghi del solito, 4 anni per il Brunello, per l’elevazione in botti di Slavonia da 30 hl. Nessun filtraggio prima di imbottigliare.
Con l’arrivo della nuova proprietà, la gestione della cantina è passata in mano all’esperto Federico Staderini e al giovane e preparato Luca Marrone. Pieno successo nella guida Bibenda 2014 per Poggio di Sotto, uno dei pochi casi nelle varie edizioni della guida, dove tutti i vini presentati, Rosso di Montalcino 2010, Brunello di Montalcino 2008 e Brunello di Montalcino Riserva 2007, hanno raggiunto e oltrepassato la soglia dell’eccellenza. Notevole il livello della Riserva del Brunello di Montalcino millesimato 2007, vino solido e autorevole che nel bicchiere esprime dettagliatamente il terroir di provenienza. Tipico anche nel colore, rosso limpido e trasparente, di grande consistenza. La progressione aromatica, raffinata e complessa, svela eleganti sensazioni scure di mora di rovo e ribes nero, gentili note di rosa, toni ferrosi, seguiti da eucalipto, china, un sottofondo di humus, soffi vegetali di felce, rabarbaro e tabacco scuro. Assaggio corposo, ricco d’estratto, dotato di una precisa morbidezza glicerica stemperata nel finale da una decisa freschezza e da una trama tannica da manuale. Lungo nella persistenza e raffinato nella splendida scia sapida. Sposa piatti come nocette di capriolo con salsa di noci, mirtilli e gratin di patate o quaglie farcite di rape bianche e cipolle di Cannara.