Tutto ha inizio nel 1991 quando cinque personaggi, Francesco e Dora Catello con il marito ed esperto sommelier Arturo Celentano, Maria Luisa Murena ed il marito Roberto Selvaggi, poi scomparso precocemente nel 2001, decidono unificare Fattoria di Vallemarina con Fontana Galardi, per produrre inizialmente vino per autoconsumo con una piccola parte destinata alla vendita. L’ambizione e la determinazione dei soci confluiscono in un’unica risorsa, Il Terra di Lavoro. La prima annata prodotta, la 1993, mai commercializzata, fu il primo tentativo concreto per testare le potenzialità delle due varietà autoctone, Aglianico e Piedirosso, impiantate sui suoli adiacenti al vulcano spento di Roccamonfina. Il progetto è ambizioso e si concretizza con l’uscita nel 1994 della prima vera etichetta Terra di Lavoro, un successo inatteso, confermato qualche anno dopo con il millesimo 1997, la prima assistita dall’enologo Riccardo Cotarella, che attribuì l’effettivo trionfo alla cantina Galardi. Il nuovo concetto impresso alla realizzazione del vino, che rivoluzionò anche la tradizione di impiegare solo legni grandi per l’elevazione dei due vitigni autoctoni, fu ben compreso dalla proprietà. A pieno regime, al momento, dieci ettari di vigneto immersi nel parco di Roccamonfina, coltivati in regime biologico, per una produzione annuale di trentamila bottiglie, quantità costante ormai da qualche anno.
Dopo la vendemmia le uve affrontano la fermentazione in solo acciaio, restando prima a contatto con le bucce per circa 15 giorni, poi altri 20 con affondamento del cappello più volte al giorno. A seguito della fermentazione malolattica, effettuata sempre in acciaio, si procede alla maturazione in barrique nuove di Allier e Never per circa un anno. Segue l’affinamento in bottiglia per altri 8 mesi.
Ceppi di trent’anni di età collocati su sabbie particolarmente scure, ferrose, ad un’altitudine di 400 metri ed una densità di 4.500 unità per ettaro non lontani dalle acque del Golfo di Gaeta. Ancora oggi, il Terra di Lavoro è il solo ed unico interprete dei dieci ettari vitati situati in territorio vulcanico in località San Carlo di Sessa Arunca. Annate uniche, differenti, quasi a porre l’accento sul diverso carattere dei proprietari. Ricordiamo la 1999, annata importantissima per cantina, poiché poi ha dato l’impostazione definitiva. Eccezionali le annate 2001, 2004 e 2008, perfette per integrità e struttura tannica, cupa e scura nella sua interpretazione l’imponente 2006.
Il Terra di Lavoro 2011 è un vino impressiona già per la sua spiccata personalità e dalla carica cromatica che si presenta di colore rosso rubino intenso e di grande concentrazione. Al naso spiccano profumi integri di terra bagnata, foglie secche, accompagnate da more mature e marasche, toni eleganti erbe aromatiche, macchia mediterranea, resina di pino e bacche di ginepro. Chiude con note di tabacco scuro, liquirizia e accenni balsamici. Assaggio prorompente e caldo, segnato da un grande estratto, preciso nella freschezza e sapidità, elegante nei tannini fini e puntuali. Perfetto l’equilibrio gustativo e lungo nella persistenza. Accompagna una suprême di faraona con salsa d’aglio e rosmarino o una sella di lepre con spugnole e zucca gialla.