La dieta mediterranea rappresenta un patrimonio storico e culturale di grande rilievo per l’Italia e si propone come simbolo di una cucina la cui semplicità, fantasia e sapori sono apprezzati in tutto il mondo. Uno stile alimentare fatto di regole e di abitudini ispirate alla tradizione mediterranea: i suoi piatti tipici rappresentano un'eccellenza gastronomica e nutrizionale di prim'ordine: la cottura breve esalta i profumi ed i sapori di tutti gli ingredienti, ognuno dei quali esprime precise proprietà nutritive e protettive. Essa è incentrata soprattutto sulla corretta scelta degli alimenti e l'aspetto calorico gioca un ruolo di secondo piano: infatti è un modello nutrizionale che prevede un elevato consumo di pane, frutta, verdura, erbe aromatiche, olio di oliva, cereali, pesce e vino. In poche righe Alberto Fidanza ne “La dieta mediterranea” riassume tutta l’essenza di questo stile alimentare: “Fa comodo a molti spacciare l'abuso di amidi (pizze, pasta, patate) come dieta mediterranea. Le abitudini alimentari delle popolazioni del bacino del Mediterraneo sono, meglio sarebbe dire erano, caratterizzate dal consumo di frutta, legumi, ortaggi, pesce e olio d'oliva, la cui pianta produttrice vegeta in modo esclusivo nell'area. Questo tipo di alimentazione, nella quale i cereali giocano un ruolo marginale è particolarmente idoneo a prevenire tumori e malattie cardiovascolari grazie all'elevato contenuto in fosfolipidi del pesce, degli acidi monoinsaturi dell'olio d'oliva, delle fibre e delle vitamine di frutta e verdura. I cereali vi sono compresi solo perché apportano energia di basso costo economico. Come si può ben capire, niente a che fare con certe merendine...”
A partire dagli anni '70 si cercò di diffondere le abitudini alimentari tipiche della dieta mediterranea anche negli Stati Uniti: cereali, verdure, frutta, pesce, olio di oliva e vino furono proposti come alternativa ad una dieta troppo ricca di grassi, proteine e zuccheri. Questo successo della dieta mediterranea fu merito soprattutto di Ancel Keys, un nutrizionista americano, che, negli anni ’50, si accorse che le popolazioni del bacino mediterraneo erano meno suscettibili ad alcune patologie rispetto agli statunitensi. Da questa osservazione nacque l'ipotesi che la dieta mediterranea fosse in grado di aumentare la longevità di chi la seguiva. Lo stesso studioso, tornato in patria, proseguì per anni tali ricerche, che culminarono nella stesura del libro “Eat well and stay well, the Mediterranean way”. In questo libro furono riportati i risultati del famoso "Seven Countries Study", che per vent'anni monitorò dieta e condizione di salute di 12.000 persone di età compresa tra i 40 ed i 60 anni, residenti in diversi Paesi come Giappone, USA, Olanda, Jugoslavia, Finlandia e Italia. L'ipotesi iniziale di Keys era a quel punto confermata e la dieta mediterranea fu proposta al mondo intero come il regime alimentare ideale per ridurre l'incidenza delle cosiddette "malattie del benessere".
La spiegazione è che la gran quantità di olio d'oliva usata nella cucina mediterranea controbilancia i grassi animali: l’olio di oliva, e anche il pesce, sembrano infatti abbassare i livelli di colesterolo nel sangue; si pensa poi che il consumo moderato di vino durante i pasti, sia un altro fattore protettivo, forse per gli antiossidanti contenuti che si oppongono alle ossidazioni prodotte dai "radicali liberi", un sottoprodotto delle reazioni chimiche che avvengono nell'organismo. Tra questi antiossidanti ricordiamo i fenoli, il resveratrolo, i flavonoidi e la quercitina contenuti in alta percentuale nel vino rosso. Anche i pomodori, tipici della cucina mediterranea, sono ricchi di antiossidanti ed in particolare di licopene, una sostanza in grado di proteggere dal cancro alla prostata. Le fibre producono nel nostro organismo effetti molto interessanti: stimolano la secrezione della saliva, dei succhi gastrici e danno una sensazione di sazietà, normalizzano le funzioni intestinali, abbassano i livelli di colesterolo nel sangue, mentre i legumi hanno anche il merito di apportare discrete quantità di sali minerali, alcune vitamine e fibra alimentare. Essa tende a consigliare un consumo di pesce più largo rispetto a quello della carne. Il pesce, d'altra parte, non ha potuto restare escluso dalle tavole mediterranee, proprio per la presenza dell'ambiente marino che ha plasmato e determinato la storia dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il modello nutrizionale della cucina mediterranea prevede il consumo quotidiano di 5 porzioni di frutta e verdura. Indubbi sono i vantaggi: questi alimenti generano un senso di sazietà a fronte di un ridotto potere calorico e l’alta quantità d'acqua che contengono, molto spesso superiore al 90% (nella frutta), caratteristica che dovrebbe tendere ad aumentarne il consumo. Per cui una dieta molto ricca e bilanciata, che apporta all’organismo tutte le sostanze necessarie per il benessere della persona psicofisica e per questo è stata definita “Patrimonio orale ed immateriale dell’umanità” dall’UNESCO.