Osservo sempre con grande attenzione quando il vino lento scende nel bicchiere tingendo di colore, bianco, rosso o rosato le pareti cristalline. È un suono che si rinnova, echeggiando un mondo scansionato a ritmi pacati, lasciando l’immaginario volare oltre le parole per parlare a noi ed al nostro inconscio, parole che provengono da luoghi lontani. Chiudo sempre per un attimo gli occhi ascoltando come il suono del vino echeggi nei meandri della mia mente, poi dopo attimi, che sembrano eternità, ritorno al concreto guardando il vino. I colori ammaliano, colpiscono, a volte ipnotizzano, sin da bambina ho sempre amato il colore, quelli forti e profondi, ma anche quelli a chiaroscuro che rivelano trasparenze, lasciando immaginare ciò che non c’è. E nel vino ritrovo quei ricordi quando profondo come inchiostro, tra il rubino e il violaceo, ritrovo la forza di vitigni ricchi di pigmento ed una gioventù che parla senza tante parole. Poi le trasparenze quelle raffinate ed eleganti, sottili come lame, leggiadre come seta. Se le note granate primeggiano nel bicchiere, allora non ho dubbi, il vino si è evoluto, ha lasciato spazio ad una maturità che cercherò al naso e in bocca.
Anche i vini bianchi parlano con altrettanta forza tra i toni freddi verdolini e i gialli intensi del sud, sino all’ambra dei passiti, così carichi di luce da irradiarla intorno al bicchiere. Il colore racconta ed anticipa il vino preparando alla fase successiva. A volte l’olfatto può essere ampio e complesso, altre semplice o definito da un solo denominatore. Le sensazione odorose rivelano il vino e la sua storia raccontandoci di sé. L’annusare ci rimanda ad un istinto primordiale, capace di catapultarci nel tempo. Ed è così che dal bicchiere, l’immaginario vola tra le cime di una scogliera avvolti dalla brezza marina, tra le note saline e la macchia mediterranea. Poi tra i boschi e le sensazioni di fungo e terra bagnata, humus ed erba falciata. A volte poi si aprono i bouquet di fiori, profumatissimi, le erbe aromatiche, le spezie dolci e non per ultimo la nota fruttata golosa: “croccante” o matura, in primo piano o scansionata, è sempre presente nelle sue svariate sfaccettature. Il gusto conclude il viaggio sensoriale echeggiando il ritmo della mescita, in uno sviluppo gustativo. Tridimensionale, verticale o semplicemente d’ingresso, il vino si articola nel nostro palato definendo ciò che lo caratterizza: acidità, tannino, sapidità, morbidezza, rotondità, ogni bicchiere ha una sua fisionomia che lo distingue o lo confonde agli altri. L’assaggio conclude il quadro confermando quanto osservato e odorato, appaga l’attesa corposa o leggiadra, strutturata o inafferrabile. Ogni vino a un suo modo di essere e va per questo calato nel suo contesto, capito in uno specifico ambito che lo connota come tale.
Il vino è un suono che viene da lontano, una sinfonia che incanta, quando, nelle sue espressioni più eccelse lascia un ricordo di sé... eterno.