La macchina risale lentamente costeggiando colli e vallate in un alternarsi di boschi, ulivi e vigneti che si perdono fino a raggiungere l'azzurro del mare. Siamo in Istria, a Buje più precisamente, lungo una delle più antiche strade del vino della Croazia. Buje si trova a oltre duecento metri di altitudine, in una posizione strategica e dominante che in passato le ha dato l'appellativo di "Sentinella dell'Istria". Mentre lo sguardo abbraccia un susseguirsi di colori, lasciamo la strada principale e raggiungiamo un posto incantevole in un saliscendi di vigne che macchiano una terra bianchissima. L’azienda di Giorgio Clai si chiama Bijele Zemlje, terre bianche, appunto. I terreni dei circa sei ettari di vigneti, di marne argilloso-arenarie, vengono coltivati "secondo i principi dei nostri nonni", grazie anche ad un microclima particolarmente benevolo dato dall'incontro della corrente del monte Ucka con quella marina che risale il fiume Quieto. Giorgio Clai si rivela subito un personaggio esplosivo e fuori dagli schemi. La passione, quasi un credo, per ciò che fa, traspare da ogni parola mentre racconta la sua nuova vita, iniziata nel 2001, quando decide di lasciare Trieste e la ristorazione per tornare alla sua città e alla produzione del vino.
Coltiva le viti seguendo i principi della biodinamica, ma guai a volerlo catalogare all'interno di una definizione! Gli unici principi che vuole rispettare sono quelli che lo portano ad un ritorno al passato, quando il vino si faceva in vigna. Trattamenti ridotti al minimo, e solo con rame e zolfo; niente lieviti selezionati; niente interventi in cantina; lunghissime macerazioni in legno. Se il vino viene prodotto nel rispetto della natura, non esistono annate 'buone' o 'cattive', ma semplicemente diverse. Non si seguono tabelle per la produzione. Il lavoro si adatta alle caratteristiche dell'annata.
Mentre ascolto le parole di Giorgio che, come un fiume in piena, mi investono con il loro entusiasmo, mi accorgo di un poster alle mie spalle. Una foto di Clai che riporta una sua frase: "Grazie Dio che sono nato in Istria". E' tutto racchiuso in questa frase. La sua filosofia, la scelta di valorizzare le varietà autoctone, il desiderio di lasciare l'impronta del territorio e della propria mano che discreta ma decisa mette l'ambiente nelle condizioni migliori per dare i suoi frutti, la gratitudine e l'orgoglio di pensare che in un'altra terra non sarebbe riuscito a fare vini altrettanto buoni.
Versa i suoi vini, uno dopo l'altro, con gli occhi di chi è innamorato del suo "piccolo angolo di paradiso". La gioia per ciò che presenta sembra concentrarsi nel bicchiere che ho in mano, Malvasia Sveti Jakov 2012. Le uve provengono da vigneti di trentacinque anni, tra i più alti della zona, posti su colline terrazzate con esposizione sud-est e sud-ovest. Mettere il naso nel bicchiere equivale a sentire il mare che è a poca distanza da lì. Le note di scogli, alghe e salsedine prevalgono sulla pur evidente mineralità. Sembrerebbe in un primo momento un vino teso e verticale ma passa una manciata di secondi e vengo subito smentita dalla sensualità delle spezie dolci, del miele, della nocciola e della macchia mediterranea. In bocca è un sovrapporsi di freschezza e morbidezza in un rincorrersi lunghissimo. E' un vino opulento ed elegante, con un carattere forte e un po' individualista ma capace di rivelare l'anima che racchiude e quella di chi lo racconta.
Clai Bijele Zemlje
Brajki 104, Krasica
HR-52460 Buje
Tel. 00385 (0) 52776175
vesna.clai@pu.t-com.hr