Tra febbraio e marzo è tempo di Festival ed eventi ad Adelaide; c’è grande movimento e grandi attese, ma sopratutto tanto da assaggiare. Al Convention Center della Città, capitale del vino Australiano, messo a lucido per l’occasione, 150 aziende vinicole, divise per regione, erano state invitate per dar orgogliosamente spazio alla produzione del Sud Australia, con tante novità, nuove annate e cuvée d’eccezione. Cellar Door Wine Festival, questo il nome della manifestazione, dà spazio anche alle micro aziende locali di cibo che desiderano mostrare i loro prodotti al pubblico, nella speranza di ricevere importanti feedback e ottimi riscontri commerciali. Tra questi grande interesse hanno suscitato due fratelli con la passione del cioccolato, creatori di cioccolatini dall’alto tasso di golosità, un produttore di carne di Alpaca - mai assaggiata prima ma devo dire deliziosa – e i micro birrifici, sempre presenti ma quest’anno in tono minore, a rappresentare comunque un’industria in continua crescita e sempre più giovane. Chi non poteva mancare a questa manifestazione erano i grandi protagonisti del settore food dello Stato: produttori di formaggio locale, in grado di togliere l’attenzione dall’argomento principale della giornata. D’altronde come si fa a resistere alle specialità da latte caprino e vaccino delle regioni che circondano Adelaide? Non si può, fidatevi.
Tanti vini e tante varietà, a parte gli onnipresenti Shiraz, Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Sauvignon Blanc e Riesling, quest’anno grande spazio anche a molte varietà italiane, spagnole e portoghesi. Si sente sempre nell’aria un odore di competizione, d’altronde agli australiani piace da morire, altrimenti non sarebbe così eccitante saltare da un banco all’altro senza un po’ di curiosità e suspense per capire quale sia il vino della giornata. Questi ultimi o gli eroi della giornata erano parecchi, molte sorprese sopratutto da parte di produttori poco conosciuti e magari a volte nascosti dietro pannelli pubblicitari enormi. Moltissime le varietà italiane ma poche quelle buone. La prima che ha colpito per stile e gradevolezza, forse la mia varietà italiana della giornata, era un Sagrantino prodotto in McLaren Vale dalla famosissima azienda Italo (fondata da) Australiana (proprietà) Coriole, conosciuta per essere la prima azienda in Australia a produrre Sangiovese, ma sopratutto in prima linea nella realizzazione di ottimi olio d’oliva nella regione a Sud di Adelaide, la McLaren Vale appunto. Il Sagrantino si è rivelato un ottimo prodotto, con tannino annesso, un richiamo in perfetto stile Montefalco. Ero molto triste quando mi è stato detto che la produzione si ferma all’annata 2010 perché non sembra essere apprezzato sul mercato. Alla fine basta fare due conti australiani+tannino=non piace. Tannino a parte ecco un vino che ha stupito per piacevolezza e genuinità, ovvero un Barbera prodotto dall’azienda Vigna Bottin, gustosissimo e stupefacente per la semplicità e pastosità che lascia al palato. Cantina italiana fondata negli anni Settanta da emigranti provenienti da Asolo. Altri nomi altre eccellenze, ma questa volta grande spazio alle varietà cosiddette locali. I vini bianchi hanno un po’ deluso nonostante il gran caldo all’esterno del padiglione (38/40 gradi): c’era un bisogno di assaggiare bianchi freschi ma allo stesso tempo di qualità, a mio modo di vedere c’era poca qualità e molta acidità, quella aggiunta però. A parte alcune eccezioni i vini bianchi non hanno quindi brillato ma posso dire che alcuni hanno lasciato un segno indelebile. La Clare Valley si conferma terra di grandi Riesling come mostrato dalla storica azienda Sevenhill: selezioni di grande piacevolezza e qualità, minerali e di elegante struttura. Poi l’azienda Shut the Gate si è distinta per un Sauvignon Blanc originale e di grandissima qualità, con uso di lieviti selvatici e passaggio in legno non nuovo: interessantissimo lo stile e le indimenticabili sensazioni al palato. Vini rossi? Tanti e non si potevano assaggiare tutti. La maggior parte erano Shiraz, il perché lo sapete già. Il Cabernet Sauvignon in Coonawarra si conferma forse il rosso di qualità per eccellenza, rappresentato da tante aziende della regione. Il vino rosso del Sud Australia che mi ha sorpreso di più però è stato un Pinot Nero della Mount Gambier, una regione vinicola a sud della Stato vicino al confine con Victoria, prodotto dall’azienda Koonara. Un grand cru stile Borgogna secondo l’enologo, affinato in pregiato legno Francese per 27 mesi ed effettivamente stupefacente. In definitiva un altro successo del Cellar Door Wine Festival, aspettando il prossimo, magari con più novità, maggiore partecipazione da parte delle aziende vinicole e maggior voglia di poter educare il pubblico a bere bene e a conoscere cosa si beve.