Sparsi in un paesaggio ora verde e ridente, ora aspro e solitario, i castelli delle colline parmensi racchiudono importanti memorie storiche. E tra questi, il Castello di Torrechiara, quasi fiabesco all’avvicinarsi, suscita vivide immagini del passato principesco e feudale della regione. Tappe significative di un percorso articolato lungo i filari di quei vitigni che hanno trovato nel suolo argilloso-calcareo dell’Emilia l’habitat ideale per esprimere appieno la loro indole, talvolta più quieta e talaltra meno gentile. Sin dall’epoca della colonia romana di Parma, queste colline sono state teatro e complici del fiorire dell’arte vitivinicola; vendemmie scandite da un microclima ottimale e moderate altitudini hanno da sempre rappresentato la culla dell’enologia.
Ed è proprio in queste terre che l’influenza celtica ha contribuito a segnare, in maniera addirittura indelebile, le modalità di consumo del vino: quella consuetudine di bere “alla gallica”, ovvero in “purezza”, sopravvisse e si diffuse nei secoli successivi. Numerose testimonianze di epoche trascorse si confondono con i filari di vitigni che, per ragioni storico-culturali, possono ormai definirsi autoctoni. Malvasia di Candia aromatica, Sauvignon Blanc, Bonarda e Barbera sembrano qui esprimersi secondo una propria “identità”, a metà strada tra il carattere internazionale dei vitigni alloctoni e la tipicità di quelli locali. Custodi di segreti e di remote prassi enologiche, queste uve riescono a rivendicare il loro trascorso di indiscusse protagoniste della cultura enogastronomica del territorio, grazie al lavoro di cantine che, quotidianamente, cercano di riportare agli antichi fasti vini depauperati dalla massificata produzione degli anni Ottanta.
A tenere alto il blasone della tradizione, la Cantina dall’Asta è nota - sin dalla costituzione - per esser divenuta promotrice della rinascita dei vini dell’areale. La sede storica del Casatico di Torrechiara, infatti, narra a mo’ di biografia il passato di chi ha inteso fare del recupero dell’antico patrimonio ampelografico una dedica al proprio terroir. Una dedica autentica e profonda che non si ferma ad una mera riscoperta di vitigni poco noti, ma si preoccupa di veicolare la valenza culturale intrinseca in ciascun calice. E così, nel 1910, ha inizio il lungo percorso di un’azienda in continua evoluzione che, alla originaria coltivazione di Fortana e Lambrusco, ha affiancato quella di Sauvignon, di Pinot Nero e Bianco, Cabernet Sauvignon e Malvasia. Le cantine cinquecentesche semi-interrate per l’affinamento dello spumante, le siepi che coronano la struttura, il Castello di Torrechiara riaffiorano nitidi alla memoria ad ogni sorso, rendendo ciascuna etichetta una istantanea del territorio. Un’istantanea nella quale la tutela della vocazione delle uve si fonde armonicamente con una tecnologia sempre rispettosa dei caratteri varietali dei vitigni, offrendo nuove interpretazioni di vini spesso ritenuti di non primaria importanza. Un’immagine diversa di un caleidoscopico universo.
Cantine Dall’Asta
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