Sono passati più di tre secoli da quando Francesco Redi, medico e letterato toscano del XVII secolo, nella sua opera “Bacco in Toscana” asserì che il "Montepulciano d’ogni vino è re”. La fervida produzione vinicola nella zona di Montepulciano è testimoniata da diversi documenti che risalgono a prima dell’anno Mille anche se l’appellativo “Vino Nobile” si trova per la prima volta in un atto del 1787. La famiglia Contucci, tra le più antiche e in vista di questa cittadina, è tra i padri putativi del Vino Nobile di Montepulciano, infatti sin dal Rinascimento coltivava la vite e ne ricavava vini apprezzati già all’epoca. La costruzione delle cantine risale proprio alla fine del XIII secolo mentre l'omonimo palazzo, che è parte integrante delle quinte architettoniche di Piazza Grande, fu fatto erigere nel XVI secolo ed è stato dimora anche di Papa Giulio III e del Granduca Ferdinando I. La proprietà si estende su 170 ettari, di cui 21 coltivati a vigneto; di questi 15 sono iscritti all'Albo del Nobile mentre gli altri sono destinati alla produzione del Rosso di Montepulciano, del Bianco della Contessa (a base di Trebbiano e Malvasia del Chianti), del Sansovino (Prugnolo Gentile al 100%) e del Vin Santo. Come noblesse oblige tutte le bottiglie sono contraddistinte dallo stemma di famiglia, un unicorno rampante su campo azzurro.
Le etichette di Vino Nobile di Montepulciano prodotte da Contucci sono quattro: alla versione base e alla riserva sono affiancate due selezioni, Pietra Rossa e Mulinvecchio, create per mettere in luce le peculiarità di due diversi appezzamenti. Il Mulinvecchio, a differenza del Pietra Rossa che nasce su terreni argillosi, proviene da una vigna con suolo sabbioso che conferisce al vino maggior morbidezza ed eleganza ma anche una minore corposità senza tuttavia togliere nulla alla proverbiale struttura del Vino Nobile di Montepulciano. Il Mulinvecchio è realizzato soprattutto con Prugnolo Gentile e con una piccola percentuale di Canaiolo Nero e Colorino; dopo la fermentazione in legno di rovere e l’invecchiamento per circa 30 mesi in botti da 15 ettolitri, sosta per altri 10 mesi in bottiglia. Nel millesimo 2010 svela un colore rubino di grande concentrazione con limpidi riflessi granato; aggraziato l’olfatto che sfiora il naso dapprima con viola mammola e peonie quindi con drupe rosse pienamente mature, pepe nero in grani, alloro, rabarbaro e radice di china, chiosati da una serie di aromi evoluti come garrigue, mina di matita, fumo e legni stagionati. Il gusto, dapprima agile e dalla garbata freschezza, detona nel palato con la sua carica di sapidità associata a una componente fenolica scattante e nervosa, non ancora completamente domata. Mentre si spegne affiora una nota ammandorlata e un fine intreccio di spezie scure.
Contucci
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