Sul finire di Ottobre, il profumo del mosto riempie il borgo di Orsara, le vigne oramai spogliate dei loro grappoli fanno da cornice a un paesaggio a tratti fiabesco. Giungere in quest’angolo di Puglia per la prima volta è come rimanere meravigliati da panorami, colori e tradizioni; significa essere accolti da volti e sorrisi “autentici”, simbolo di un senso di genuina ospitalità che solo una terra storicamente avvezza al passaggio di genti e culture differenti può regalare. E, così, si rallenta per istinto lo sguardo, si riflette sulle istantanee catturate dagli occhi, cercando di concentrarsi alla ricerca dell’anima che dà vita a quei luoghi. E si scopre, piacevolmente, quanto gli stessi abbraccino chiunque abbia la curiosità di addentrarsi in un patrimonio enogastronomico ancora inesplorato, desideroso di provare le peculiarità che il borgo di Orsara rivela in ogni stagione.
E se d’estate i profumi del grano e dei frutti spontanei della campagna lasciano prefigurare un senso di sconfinata libertà, d’autunno, l’ingiallirsi delle foglie e gli odori della vendemmia riportano alla mente le antiche tradizioni del vino orsarese. È Orsara, infatti, l’unico luogo ove cresce e resiste il Tuccanese, vitigno dalle tormentate origini, del quale si è a lungo studiata la genesi: se per alcuni discende dal Perricone importato in Puglia durante la dominazione angioina, per altri deriverebbe dal Piedirosso e sarebbe giunto nella zona grazie alla vicinanza geografica con la provincia di Benevento. La tesi più accreditata racconta, invece, le assonanze tra il Tuccanese e il Sangiovese, portato a Orsara dalla famiglia Majorca-Strozzi; un’assonanza anche fonetica in base alle quale il termine Tuccanese deriverebbe dalla “gergale storpiatura” di “Toscanese” (della Toscana), appellativo con cui si usava designare il Sangiovese.
È un vitigno ormai avvezzo alle alture (500-600 m) dei Dauni, al vento che immancabilmente spira tra queste valli, accarezzando gli acini dei grappoli dai colori pieni e dall’importante dotazione acida. È un vitigno che sintetizza i mille volti di quest’angolo di Puglia, un testimone delle alterne vicissitudini e dominazioni, un custode delle consuetudini vitivinicole di Orsara, per secoli incentrate sulla coltivazione della vite. A salvare dall’estinzione il Tuccanese, Leonardo Guidacci, cresciuto a stretto contatto con il vigneto di famiglia e da sempre innamorato della resilienza di quei due ettari di filari a spalliera. Inizia così la sua “avventura”, come il sogno di un bambino non dimentico dei profumi e dei colori della campagna; un sogno diventato realtà perché quotidianamente alimentato dall’anelito di non far cadere nell’oblio quei vigneti a lui tanto cari. Continua, motivato e tenace, a curare le proprie vigne, coltivando il suo “es” di piccolo vigneron e coordinandolo con il proprio “io” di architetto: un equilibrio in cui emerge l’entusiasmo “fanciulllesco” di Leonardo, la sua sensibilità nel sapersi instancabilmente emozionare di fronte alle proprie uve.
Poche le bottiglie prodotte (5.000-6.000) e una passione travolgente che lo spinge ad una conduzione sostanzialmente biologica e alla continua sperimentazione, per regalare un’espressione autentica del vitigno. Delle due etichette, una solamente (Il Magliano) è dedicata alla vinificazione in purezza del Tuccanese, vino che svela sentori di frutta di rovo, armonicamente intrisi da delicati accenni di liquirizia, ginepro e carrube. Al palato, regala una delicata trama tannica e una lunga persistenza percorsa da memorie balsamiche e dalla sapidità propria dei suoli argillo-calcarei.
Profondo e a primo acchito impenetrabile, svela - a chi lo sappia cogliere - il pathos di Leonardo, le istantanee di un angolo di Puglia, reinvitando al riassaggio chiunque abbia la pazienza di tornare al calice e a Orsara. Perché molti tesori vanno attesi e scoperti…
Cantina Vinicola Il Tuccanese
Via Giuseppe di Vittorio, 15
71027 Orsara di Puglia (FG)
Tel. 0881 964660