Rosso passione: il Flaccianello di Fondodi e la Bistecca di Cecchini
Correva l’anno 2006, e per festeggiare il conseguimento del Dottorato di ricerca pensai di organizzare una cena con i colleghi del gruppo di lavoro universitario, sul tema della Bistecca alla Fiorentina. Ricordo ancora con emozione quando scrissi un’email al Maestro, Dario Cecchini Macellaio in Panzano in Chianti, per chiedergli di acquistare e farmi spedire 7 bistecche; ancor di più ricordo la sua risposta che, precisa e chiara, mi spiegò dettagliatamente la provenienza delle carni, la loro macellazione, la frollatura, la conservazione e gli immancabili dettami per la sua cottura.
La cena fu un successo annunciato, celebrata con un vino che rappresenta un abbinamento eccellente alla Bistecca, per caratteristiche organolettiche e per territorialità, il Flaccianello della Pieve, allora nell’annata 2001.
Sono passati 10 anni, e dopo aver attraversato varie fasi del mio “enocentrismo” (lo Champagne, il Pinot Nero, il Riesling…), vari altri pranzi a Panzano in Chianti, le ondate vegane e vegetariane, sono ritornato sui banchi di scuola con il IV Bibenda Executive Wine Master, e ho scoperto l’inverno della Conca d’Oro nel secondo viaggio studio, la terra nuda, le vigne spoglie, e le cantine con il vino in maturazione.
Lezioni in vigna con Giovanni Manetti proprietario dell’azienda Fontodi, lezioni in aula e in laboratorio con Mister Sangiovese Franco Bernabei, degustazioni con Daniela Scrobogna (che dal 29 gennaio ha ottenuto il passaporto di “cittadina panzanese”, consegnato con vulcanica toscanità dal Maestro), e cene a base di “solo ciccia” da Dario Cecchini.
Bistecca alla Fiorentina, taglio pregiato di carne sana e di qualità, che non versa una sola goccia di sangue nel piatto, e un vino rosso esemplare nella sua tipicità, il Flaccianello della Pieve (varie annate), 100% Sangiovese, che dimostra ampiezza di profumi, freschezza ed eleganza dei tannini che coccolano il palato suggellando in un passionale abbraccio la fusione con la succulenza e la piacevolezza della carne cotta al sangue.
La passione per la terra e per il proprio lavoro, che ha portato a re-integrare nelle aziende vitivinicole l’allevamento dei bovini razza Chianina, oltre che una conversione al 100% biologico certificato, la precisione scientifica per sviluppare uno dei più grandi vini d’Italia, e il cuore tutto panzanese di una famiglia di macellai da 8 generazioni si fondono insieme a tavola.
Sarà stata l’abbinata enogastronomici di una serata a tavola accanto alla cordialità di Giovanni Manetti, o sotto la supervisione degli autorevoli Daniela Scrobogna e Franco Bernabei, o ancora l’ombra della figura mitica di Dario Cecchini che incute un timore reverenziale, ma è stato naturale comprendere con bocca, testa, e cuore, che la passione non può avere altro colore che il rosso.
Il brindisi è quindi al motto di Panzano in Chianti: “Mangia, bevi e ama forte”.