Il villaggio di Sancerre appare sonnacchioso e tranquillo. Domina dall’alto la riva sinistra della Loira, che in questo punto è già maestosa. Luogo eletto dei migliori Sauvignon Blanc e Pinot Noir di Francia è meta indiscussa degli amanti del vino. L’abitato appare improvvisamente all’orizzonte. Lambito ai piedi della sua collina da fiabesche brume mattutine, si staglia con la torre medievale e le rovine del Castello. Al suo interno custodisce cantine antichissime, in gran parte risalenti al XV° secolo. La vista del borgo e del paesaggio suscita grandi emozioni. E’ questo il cuore della Gallia Celtica, dove vivevano i valorosi Edui e i Biturigi descritti da Cesare nel De bello gallico. Il suo nome e il suo destino si intrecciano con la storia delle conquiste romane. La Pax Romana consolidò l’antica passione gallica per il vino, bene prezioso che era trasportato dai mercanti lungo la Loira e conservato in legno. Fu proprio Cesare che arrivò in questi luoghi dopo la presa di Noviodunum (Nevers) e fondò il tempio dedicato a Cerere, Cérès, la dea della fertilità. Da Sacrum Cereris o Sacrum Coesaris deriva probabilmente il toponimo Sancerre. La Storia è un flusso continuo. I Biturigi si spostarono verso la regione di Bordeaux, portando con sé un prezioso vitigno, il Sauvignon. Furono poi i monaci e l’annessione di Sancerre al Regno di Francia nel 1234 ad opera di Luigi IX, a consolidare quella tradizione del vino che vive splendidamente fino ai giorni nostri. Le ragioni di questa eccellenza affondano le radici nella Terra, che valorizza mirabilmente sia il Sauvignon blanc che il Pinot Noir, contribuendo alla loro ricchezza espressiva. Qui i terreni sono particolarmente variegati, grazie alla loro genesi. Durante il Periodo Giurassico, 150 milioni di anni fa, questa parte di Francia era infatti coperta dal mare e dalle lagune. I sedimenti marini e le successive evoluzioni geologiche crearono un sistema di faglie e generarono “les terres blanches”, i suoli sulle colline occidentali più elevate, ricchi di argille-calcaree e conchiglie fossili, “les cailottes”, terre pietrose e calcaree, “les Silex”, terre argillo-silicee. L’Appellazione (AOC del 1936, per il bianco, e del 1959, per il rosso e il rosé) racchiude tutto il territorio di Sancerre e quelli di altri sedici villaggi situati lungo la riva sinistra della Loira e comprende circa 3000 ettari. I Sancerre bianchi, tra i più richiesti nei ristoranti parigini, suscitano una girandola di sensazioni e mostrano grande varietà stilistica e espressiva. Ricchi e complessi, possono esaltare più o meno le rotondità, ma sono sempre caratterizzati da una freschezza vibrante, da una croccantezza dell'uva di provenienza e da sfumature infinite di incisiva mineralità. I rossi Sancerre, se vinificati alla borgognona, riservano grandi sorprese: sembrano quasi sprigionare il respiro della terra. Generosamente fruttati e speziati, sono sostenuti da una freschezza importante che è ingentilita da ricercata eleganza e profonda soavità. Sono vini da non perdere.
Sancerre: il respiro della terra
Pubblicato il 12/02/2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA