Festa, allegria, musica, cibo e… vino! Tanto vino, quello più amato e venduto al mondo.
La Boston Wine Expo è tutto questo, e molto altro: è uno dei più importanti appuntamenti americani dedicati al vino e anche al cibo. È un evento che si svolge a Boston da 25 anni (quest’anno dal 13 al 14 Febbraio), cui partecipano centinaia di cantine e produttori per un totale di oltre 2000 vini da degustare ed acquistare; inoltre seminari, tasting guidati, lezioni di cucina tenute da famosi chef.
Per me resterà un’esperienza indimenticabile. Ero molto curiosa ed eccitata all’idea di esserci, ma anche un po’ ansiosa e timorosa di trovarmi in un Paese straniero ad affrontare da sola una circostanza così particolare. Invece tutto è successo in modo semplice ed estremamente piacevole perché il popolo del vino è comunque il popolo della passione, della tradizione e della voglia di comunicare il proprio prodotto, frutto di lavoro e di sacrificio.
Prima di partire avevo scambiato mail con un addetto dell’Esposizione, gli avevo spiegato chi ero, una sommelier della Fondazione Italiana Sommelier di Roma, e gli avevo parlato di Bibenda, di questo progetto che vuole diffondere la cultura e l’immagine del vino e dell’olio, che racconta di storia e di tradizioni, di uomini e territori che del vino e dell’olio ne hanno fatto passione e lavoro. Gli avevo mostrato la foto della Guida Bibenda, guida dei migliori vini, ristoranti, oli, grappe, birrifici, nata con la Fondazione Italiana Sommelier per promuovere e diffondere l’arte e la cultura enogastronomica e per preparare ottimi sommelier. Gli avevo spiegato che BIBENDA è anche una prestigiosa rivista italiana di comunicazione del vino. Gli avevo detto che questa era un’occasione speciale per me, che io rappresentavo BIBENDA e la Fondazione Italiana Sommelier, e tutti gli appassionati italiani di vino, i produttori, i commercianti, gli studiosi, i miei docenti e i miei colleghi, e insomma lui, comprensivo ed efficiente, non ha esitato a considerarmi invitata all’Expo, inserendo il mio nome nella media-list.
Quando sono arrivata e mi hanno consegnato il mio badge, mi sono sentita molto emozionata, l’ho attaccato alla giacca della mia divisa da sommelier di cui vado molto orgogliosa, vicino all’adesivo della mia Fondazione cucito e impreziosito delle medagliette rappresentative dei miei risultati conseguiti, e dopo un bel sospiro, sono entrata al World Trade Center di Boston: davanti a me uno spazio immenso, pieno di gente, di tavoli, di bicchieri e di bottiglie, di luci e di musica, chiassoso e festoso. Mi sono immersa tra la folla, e dopo un giro di orientamento ho individuato gli stand italiani, mi sono avvicinata e subito l’accoglienza e la gentilezza di quelle persone mi hanno piacevolmente e totalmente invaso.
Avevo tra le mani la rivista BIBENDA, l’avevo portata con me perché volevo farla vedere, mostrarla e parlare di cosa significasse per gli italiani, ma non c’è stato bisogno perché molti di loro già la conoscevano e avevano avuto modo di leggerla di tanto in tanto. Abbiamo iniziato a chiacchierare mentre degustavamo i loro prodotti, avevo tanti di loro attorno, alcuni erano esportatori italiani di vini, molti altri erano produttori; mi ponevano varie domande, sulla Fondazione Italiana Sommelier e su BIBENDA, mi invitavano a salutare Franco da parte loro, riferendosi al nostro Presidente, da tutti conosciuto e stimato.
Dietro ai Banchi di assaggio erano gli stessi produttori a versare i vini.Quelli italiani, ormai bravissimi a parlare inglese, erano felici di offrire i loro prodotti a quegli ospiti dai differenti tratti somatici, dai diversi colori di pelle e dai diversi modi di degustare i vini; obiettivamente devo dire che gli stand di vini italiani si mostravano i più affollati. Erano presenti produttori toscani, come l’Azienda Il Fitto di Cortona, Fattoria la Gigliola di Montespertoli, il colosso Banfi.
Produttori emiliani, veneti, marchigiani, e non potevano mancare i piemontesi, i pugliesi e i siciliani, insomma, l’Italia tutta era rappresentata. Ovviamente c’erano anche francesi, spagnoli, americani, neozelandesi e cileni, produttori provenienti da tutte le parti del mondo. Giornalisti, televisioni e persone famose erano presenti a lavorare e a testimoniare le profonde emozioni di cui i vini sono inimitabili portatori.
Lei era con me, tra le mie mani, con il suo vestito rosa lucente e il suo nome scritto grande in bianco…qualcuno l’ha chiamata “Princess Bibenda”, ed effettivamente nel suo debutto a Boston, lei è stata proprio una principessa, la principessa dei vini.