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Uno di quei giorni…
Pubblicato il 26/02/2016
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La Domenica è uno di quei (pochi) giorni in cui mi concedo un po’ di relax e ho più tempo da dedicare al piacere di leggere e di informarmi su quanto ci accade attorno, cercando di approfondire, cosa che durante la settimana diventa spesso difficile, settoriale e superficiale.

Un lungo articolo di Beppe Servegnigni all’editor of innovation and strategy, executive vice president of product and technology del New York Times Kinsey Wilson, colpisce la mia attenzione: “Così abbiamo conquistato un milione di lettori digitali”.

Si parla di web, di digitalizzazione di informazioni, leggo tutto d’un fiato.

“La gratuità dei media non esiste. Esiste un prezzo dichiarato (l’acquisto di una copia, un abbonamento di accesso) o un prezzo implicito (la pubblicità); e un prezzo nascosto, che spesso la nostra pigrizia non vuol vedere.  L’ho già scritto: se affamiamo i protagonisti dell’informazione  fino a farli scomparire, ci ritroveremo notizie dei governi prodotte dai governi, informazioni dei prodotti diffuse da aziende e così via.”

E allora penso alla nostra autorevole guida che nulla ha di referenzialistico per nessuna cantina. Tutte affrontate con cognizione di causa, con competenza, dove trovi un’indicazione precisa, circostanziata. Ergo, il nostro mestiere lo facciamo.

Poi continuo la lettura “ Le grandi testate ne sono convinte. Mentre il numero delle copie di carta scende, e nuove generazioni pretendono uno schermo.. “

Il timore che queste nuove generazioni possano non pagare secondo lui non è fondato. Infatti le nuove generazioni  (Millennials) sono disposte a dare un valore a notizie affidabili, che approfondiscano e siano concrete, scritte con cognizione di causa!

Alla fine dell’articolo sono ancora più convinto di prima: Franco (Ricci), abbiamo fatto la cosa giusta al momento giusto, e le critiche degli altri sono un po’ come la volpe e l’uva… Ancora una volta siamo i primi! Le critiche stanno a zero, tant’è che poi tutti ti hanno “seguito”, tanto per usare un eufemismo (quelli della carta intendo). Noi abbiamo rotto il rapporto volume-carta/dati-contenuti, a livello digitale possiamo ampliare e implementare i contenuti e le funzionalità anno dopo anno e loro stanno ancora a discutere se il tale spumante ha tante o poche bollicine.

Lamentele e attacchi sono arrivati anche dalla parte del web. Perché?, mi ero chiesto all’epoca.

La risposta sta nell’articolo di Servegnini, eloquente quanto semplice. Siamo entrati nel loro mondo con un’autorevolezza che loro non possiedono, con una cura dei dettagli ed una competenza importante e loro non hanno neanche questa. La possibilità di raccontare davvero la storia del vino assieme ai grandi, tuttavia mantenendo un livello di professionalità elevata e senza condizionamenti, è nostra e difficilmente eguagliabile.

Insomma, siamo entrati nel loro territorio e forse ci siamo mostrati bravi, forse troppo, altrimenti perché si sarebbero dovuti scomporre e accanire così tanto?

Chissà.

Noi continuiamo ad avere il vantaggio di essere noi. Anche sul web continueremo a non avere pubblicità (fra l’altro, molti si stanno già affrettando a scimmiottarci anche in questo. Sorridiamo ai maldestri) e l’utente esperto lo apprezza e lo riconoscerà sempre di più, agli altri non rimane che circondarsi di inserzioni e inserzionisti per poterci essere e potersi far leggere. Noi no. I migliori hanno qualche metro di vantaggio anche on line.

Mi spiace per voi. E il numero delle guide continua a salire.


http://www.corriere.it/digital-edition/CORRIEREFC_NAZIONALE_WEB/2016/02/13/51/cosi-abbiamo-conquistato-un-milione-di-lettori-digitali_U43150827414566TEH.shtml

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