Fino al primo aprile, al Teatro Brancaccio, troverete sul palco due dei comici più amati dal pubblico: Lillo e Greg con Marchette in trincea. Si tratta di uno spettacolo divertente nel quale una compagnia teatrale, pur di mettere in scena la propria performance, decide di scendere a compromessi, senza alcuna etica. Proprio nel camerino è stato possibile incontrare Pasquale Petrolo, in arte Lillo. L’attore sostiene che non ci sia mai stato un dualismo tra i due o meglio, non è mai esistito Pasquale se non presso l’anagrafe, Lillo è sempre stato il suo nome. Estremamente disponibile, continuamente alla ricerca di stimoli e nuovi spunti, crede nel concetto di squadra. Sta già girando il prossimo film di Natale. Amante dei primi piatti, in particolare della pasta cacio e pepe, cerca di nutrirsi in modo sano. Da tre anni non mangia carne e preferisce il pesce azzurro. Gli aggrada assaggiare pietanze di chef stellati e desidererebbe avere maggiore competenza sul vino. Rotondo, diretto, passionale e penetrante come un calice di Amarone della Valpolicella Classico 2004 di Quintarelli.
Quando e come si sono incontrati Lillo e Greg?
A metà degli anni ’80 e poi hanno iniziato a collaborare agli inizi degli anni ’90. Entrambi disegnavano fumetti e ne scrivevano le storie presso una casa editrice della Capitale.
Cosa è l’umorismo?
Il senso dell’umorismo varia da persona a persona. Si tratta di una disposizione soggettiva dell’anima. Qualcuno lo possiede più sviluppato, qualcun altro meno. Si divide in due categorie: raffinato e comune. Credo di averle entrambe. È una percezione istintiva.
La banalità?
La prevedibilità. Non c’è cosa peggiore nel nostro mestiere che il pubblico intuisca un’azione o una battuta prima che avvenga. L’esporsi su campi battuti. Il non creare del nuovo.
E la demenzialità?
Credo che questa sia una parola abusata della quale nessuno conosce realmente il significato. Mi piace parlare di nonsense nell’accezione di ridere su qualcosa che non abbia senso, per cui non debba comparire alcun riferimento di attualità o cultura, ma scaturire il semplice divertimento. Questo è un aspetto che mi intriga.
Quando ha capito di essere diventato famoso?
Gradualmente. Prima mi riconoscevano nel quartiere, poi in città e infine per tutta la nazione. L’incipit certamente è stato il Latte & i Suoi Derivati, complesso rock comico che strimpellava motivi simpatici nel quale Greg ed io eravamo i frontmen.
Negli ultimi anni, Lei, è diventato molto popolare con i Cinepanettone. Cosa si intende con questo termine?
Non è una parola negativa, ma un neologismo italiano con cui si sono identificati film con Massimo Boldi e Christian De Sica nei quali era rappresentato uno spaccato della nostra società. I protagonisti erano personaggi rozzi arricchiti. Burini che cercavano di trascorrere le vacanze in mete costose ed esclusive su uno sfondo di tradimenti e malintesi. Era una forma di satira. Le nostre, invece, sono commedie che potrebbero uscire in qualsiasi momento dell’anno ma che si preferisce lanciare sul grande schermo a Natale.
Il 10 marzo ci sarà nelle sale cinematografiche un film in cui Lei è uno dei protagonisti. Ci offre qualche anticipazione?
Il titolo è Forever young e la regia è di Fausto Brizzi. È un lavoro corale, quattro storie che si intrecciano. Diversi gli attori tra i quali Fabrizio Bentivoglio, Sabrina Ferilli, Luisa Ranieri e Teo Teocoli. Un gruppo di amici tra i 45 ed i 50 anni non riesce a maturare e cerca di rimanere sempre giovane, sebbene la vita ponga delle tappe e delle scelte che indurrebbero a crescere.
Abbinamento cibo vino?
La parmigiana di melanzane con formaggio e mozzarella filante e un calice del Primitivo Elfo di Apollonio. Adoro questo nettare non solo per il sapore ma anche per ciò che sprigiona, ossia la passionalità dei produttori che sono dei reali artigiani in grado di trasmettere qualcosa di loro stessi nelle bottiglie.
Una citazione sul vino?
Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro e un buon amico. (Molière)