Cécile Tremblay: largo ai giovani. Nonostante siano passati quasi due anni rimane vivido il ricordo della visita che, insieme ad un gruppo ben affiatato di “malati”, feci, nel maggio del 2014, ad una giovane Cècile Tremblay, ormai ai vertici della produzione Borgognona.
Fummo accolti da una “ragazza”, una bimba e un cane scodinzolante in una villetta di Vosne Romanée, a due passi dal mito assoluto, il Domaine de la Romanée-Conti. Il sorriso e una leggera prominenza del ventre nella “ragazza” lasciavano intuire un futuro fratellino per la bimba. Fummo accompagnati in cantina dove, al posto della “grotta” polverosa e piena di ragnatele che la leggenda identifica come cantina di Borgogna, trovammo un ambiente chiaro, pulito e ordinato, con le botti appoggiate su un ciottolato, parte del quale veniva usato dal cane per invitarci al gioco sottolineando la richiesta con la sua coda irrequieta. La degustazione, condotta dalla “ragazza”, che altri non era che Cécile fu rapida ma indimenticabile. Assaggiammo tutti campioni di botte dell’annata precedente, la 2013, non certo tra le migliori di Borgogna. Il primo, l’Appellation régionale Bourgogne Croix Blanche ci impressionò per l’intensità dei profumi floreali e vegetali e la sferzante acidità che accompagnava il sorso. La cosa divenne ancor più impressionante quando venimmo informati che il vino non aveva ancora svolto la malolattica. Il secondo campione, anch’esso privo della fermentazione secondaria, era un’ Appellations Villages Vosne Romanée Vieilles Vignes (per l’esattezza più vecchie di 45 anni). In appena sette mesi aveva già sviluppato un bagaglio olfattivo di incredibile finezza, con note speziate, balsamiche e cenni selvatici. Elegante la corrispondenza all’assaggio. Chambolle Musigny Les Feusselottes 1er cru, il terzo assaggio sempre da campione di botte ma con malolattica già svolta, espresse vivaci sentori floreali e mineralità territoriale. È in bocca però che il vino raggiunse i livelli più elevati, regalando equilibrio e un finale sapido lunghissimo all’insegna dei ciottoli del vicino Saône. Appena duemila le bottiglie prodotte, con piante di oltre 50 anni su mezzo ettaro di vigna. Il Vosne Romanée les Rouges du Dessus 1er cru viene invece da un piccola porzione, 0,13 ha, che sovrasta il più famoso Grand Cru Les Échezeaux. Il colore del Climat, rispecchia perfettamente quello della piccola frutta di bosco i cui sentori escono prepotenti dal bicchiere, accompagnati da leggiadre sensazioni animali. Nonostante non abbia ancora trasformato l’acido malico ha raggiunto già un ottimo equilibrio gusto-olfattivo.
L’assaggio finale è di quelli che si cristallizzano nel settore mnemonico delle esperienze indimenticabili: Chapelle Chambertin, 1500 bottiglie da piante di 85 anni in una porzione di 0,40 ha appena sotto Close de Bèze. Ampiezza incredibile al naso con mora, visciole, viola, arancia sanguinella, profonda mineralità fumé, speziatura dolce tostatura appena accennata e sensazioni animali di rara eleganza. Finezza, equilibrio, e persistenza incredibili per un vino che non ha ancora svolto la malolattica. L’azienda produce anche un altro Grand Cru, Echezeaux Du-Dessus, e altri due 1er Cru: Vosne Romanée Les Beaumonts e Nuits Saint Georges "les Murgers". Non mancano altri tre Villages: Morey Saint Denis; Saint Georges; Chambolle Musigny Les Cabottes. Non una bottiglia di queste meraviglie resta invenduta e la nostra voglia di assaggiare il prodotto finito e imbottigliato rimase desiderio. Cercammo dentro ogni enoteca di Borgogna e anche su internet, trovando solo due bottiglie … in Giappone. A oggi la mia bramosia è rimasta intatta, così come la meraviglia del ricordo.
Cécile Tremblay
1, rue de la Fontaine
21700 Vosne Romanée - France
Tel (33) 3 45 83 60 08
www.domaine-ceciletremblay.com