Di nuovo è Primo Maggio, la Festa del lavoro. Questa ricorrenza è nata ufficialmente il 20 luglio 1889 durante la Seconda Internazionale Socialista che si era riunita a Parigi per organizzare una grande manifestazione a favore dei lavoratori delle diverse nazioni, in particolare per chiedere la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore. Durante il congresso venne stabilito che la manifestazione si tenesse il Primo Maggio per commemorare la data in cui tre anni prima, a Chicago, una rivolta operaia era stata repressa nel sangue. Nel 1891 questa festa venne ratificata anche dall’Italia e attualmente è riconosciuta come festività ufficiale nazionale in tutta Europa (tranne in Danimarca e nei Paesi Bassi, dove comunque si svolgono celebrazioni collegate al tema nello stesso giorno) e in gran parte del resto del mondo.
In questa sede vogliamo ricordare tutti i lavoratori che dànno il loro contributo nel mondo del vino, inteso come l’insieme dei settori che direttamente o indirettamente sono interessati dalla raccolta e dalla lavorazione dell’uva; in uno studio effettuato dalla maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell'agricoltura italiana, la Coldiretti, ne sono stati identificati 18: agricoltura, industria/trasformazione, commercio/ristorazione, vetro per bicchieri e bottiglie, lavorazione del sughero per tappi, trasporti, assicurazioni/credito/finanza, accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, vivaismo, imballaggi come etichette e cartoni, ricerca/formazione/divulgazione, editoria, pubblicità, informatica e nuovi ambiti che negli ultimi anni stanno vivendo una crescita esponenziale, con conseguente ricaduta positiva sull’offerta di lavoro; ci riferiamo all’enoturismo, incentivato dall’istituzione delle varie Strade del Vino che attraversano l’Italia e da associazioni come il Movimento per il Turismo del Vino, al settore delle bioenergie (sempre maggiore è l’impiego da parte delle aziende vinicole di fonti di energia alternative come appartati fotovoltaici o impianti di biogas che sfruttano i residui della fermentazione alcolica), alla cosmetica e al comparto benessere/salute con l’enoterapia che si avvale delle capacità rivitalizzanti e antiossidanti dei composti polifenolici, flavonoidi in particolare, contenuti nell’uva.
Sempre secondo uno studio di Coldiretti afferente al 2015, l’insieme degli occupati in tutta la filiera ammonta a un milione e trecentomila persone, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente.
Peccheremo di autoreferenzialità ma tra tutti i lavoratori che orbitano intorno al vino una menzione speciale vogliamo tributarla agli eredi di Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, primo sommelier della Storia. Sono oltre 35.000 i sommelier italiani che in sala di degustazione, in un ristorante o sulle pagine di una rivista raccontano la storia di un vino, rivelano le suggestioni e gli aromi presenti in quello che non è semplicemente “succo d’uva” e suggeriscono come gustarlo al meglio, predisponendo i fruitori ad affrontare un vero e proprio viaggio sensoriale. Questa figura professionale è nata nel 1965 ma è stata riconosciuta giuridicamente dallo Stato il 6 aprile 1973 con decreto n. 539 del Presidente della Repubblica. Purtroppo, benché siano passati oltre 40 anni, a tutt’oggi dobbiamo lamentare la mancanza a livello di inquadramento sindacale della figura del sommelier nei contratti collettivi nazionali di lavoro di categoria.