Ho sempre nutrito una passione per i vini rosati, categoria screditata per anni sia dai consumatori ma a volte anche dai produttori stessi che tranne in qualche regione Italiana, vocata per tradizione, non scommettevano su questa tipologia di prodotto producendo solo piccolissime quantità quasi per uso personale.
In Alto Adige c'è una storia radicata nel tempo a cui mi sono appassionato scoprendo alcune curiosità di cui voglio farvi partecipi. Oggi i vini rosé come il Kretzer stanno rivivendo un periodo d'oro, dopo alti e bassi. Questo dimostra che anche prodotti tradizionali hanno certamente un fascino incontrastato tra i consumatori odierni, a patto che la loro produzione sia contraddistinta da modernità, attenzione e altissima qualità fin dalle vigne naturalmente.
Il Kretzer prodotto con uve di Lagrein, è conosciuto fino dal Medioevo, testimonianze scritte a riguardo si possono trovare negli scritti sul vino conservati nella biblioteca del Convento Muri-Gries, memoria storica e culturale inestimabile, in cui si parla del Kretzer come "Hupfwein".
Fino agli anni 80 mi hanno raccontato alcune storiche cantine locali, andare in un bar Altoatesino e ordinare un Lagrein era sinonimo di bere rosato e non il rosso ora tanto blasonato, si pensi solo che l'80% delle uve Lagrein, fino a quegli anni era destinata alla produzione di Kretzer.
Il nome "Kretzer" deriva dal termine Kretze, ossia un cestino intrecciato che negli anni addietro veniva utilizzato in cantina per filtrare il mosto e dividerlo dalla buccia degli acini, il suo colore chiaro derivava dal fatto che le buccie restassero a contatto con il mosto per circa 30 ore. Il Kretzer segue il processo di fermentazione del vino bianco. Attualmente invece, la fermentazione avviene totalmente nella botti d'acciaio inossidabile e le quantità di rosato prodotto sono di circa il 10% sul totale raccolto di uve.
Ogni Lagrein Kretzer si diversifica cantina per cantina ovviamente, in genere sono da bere entro i due anni dall'uscita sul mercato, sono di pronta beva, una piacevole freschezza e buona acidità, quasi un rosato con carattere da rosso, un buon retrogusto. Gli abbinamenti possono essere veramente molteplici: uno di quelli classici è accostarlo in una giornata primaverile in campagna allo speck tagliato a tocchetti con del formaggio d'alpeggio. Ma ci si può divertire veramente molto a mio parere sugli abbinamenti, provatelo con i salumi, sulla mortadella, fantastico su alcune pizze, su paste e riso magari con frutti di mare e pomodorini o un leggero sugo, ricette leggere di pesce e molti piatti tradizionali della cucina Altoatesina. Un jolly insestimabile in ristorazione e anche a casa per pranzi e cene conviviali.