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Un Classico
Pubblicato il 27/05/2016
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Lo champagne è il vino dei Re, e Krug, è il Re degli  Champagne, ma lo Champagne è soprattutto ‘piacere’.

Nel famoso diario, scritto nel 1848, cinque anni dopo la nascita della Maison, Joseph Krug ne spiegava la filosofia: “non si può fare un grande champagne senza l’utilizzazione delle migliori uve e si devono produrre solo 2 cuvée di identica qualità, la Cuvée N. 1 e la Cuvée N. 2.„

La prima era quella che meglio incarnava l’idea di eccellenza di Joseph Krug ed era “multimillesimata” e prodotta tutti gli anni; la seconda cuvée, invece, era millesimata e prodotta solo nelle annate che permettevano un certo livello qualitativo. Joseph Krug, infatti, riteneva impossibile produrre uno champagne perfetto tutti gli anni con l’uva di una sola vendemmia, invece lo riteneva possibile selezionando con cura le migliori uve dei migliori Cru delle ultime annate; diversamente, quando le condizioni climatiche lo consentivano, era possibile dare vita a uno champagne con il medesimo stile, ma con le uve di una sola annata. Facile, a questo punto, identificare oggi la Cuvée N.1 nella Grande Cuvée e la Cuvée N.2 nel Vintage.

Un altro punto che Joseph evidenziò fu l’importanza dei Vins de riserve, ogni annata ha la sua caratteristica data dalla diversita’ climatica durante l’anno, quindi si possono avere annate molto buone ma differenti, infatti tra il 30 e il 50% del vino viene conservato come vin de réserve.

La Grande Cuvee è l’essenza della Maison e per Olivier Krug, l’espressione tridimensionale dello stile Krug. I cardini di tale stile sono:

-  la scelta dei migliori cru - non solo diverse varietà di più villaggi, ma anche differenti annate

-  la vinificazione per singole parcelle per poi trovare il migliore assemblaggio

- l’uso di piccole botti.

La fermentazione avviene in barrique da 205 litri almeno di terzo passaggio seguita da una lunga maturazione sui lieviti (per più di 6, 8 anni).

I vini non svolgono la malolattica e i vins de reserve sono conservati in tank di acciaio nelle cantine sotterranee a Reims.

La bottiglia degustata risale alla fine degli anni ’80, inizio anni ’90, non possiamo esserne certi poiché non vi è la data della sboccatura, ma possiamo dedurlo dall’etichetta.

Ma per soddisfare le domande dei curiosi oggi si ha la possibilità, inserendo sul sito della Krug il codice che si trova sulla retro etichetta di conoscere tutti i segreti della bottiglia che stiamo bevendo.


Krug Grande Cuvée 

È l’espressione tridimensionale dello stile ed incarna il più profondo spirito Krug,

La vendemmia è una liturgia, i grappoli vengono scelti singolarmente, ed è la risultante di un assemblaggio tra circa 100 e 150 vini, tra 8 e 10 annate. 

Aperta la bottiglia con stupore mi trovo solamente una leggera ossidazione all’olfatto e poi un’esplosione di mineralità marina, che mi fa intravedere il mio mare, è come se fossi alla ‘Plaja’, il tutto ben amalgamato con note di frutta matura, albicocca e pera, aromi di patisserie, mela cotogna, spezie aromatiche e sul finale sentori di calvados e brandy .

La bollicina è ancora presente in bocca, di una piacevolezza ed eleganza infinita, Champagne maturo ma freschezza piacevole e poi l’assaggio è rotondo, pieno, con una perfetta rispondenza gusto-olfattiva, presente la mineralità salina  e la dolcezza fruttata con qualche nota tostata, aromi agrumati e frutta secca, nocciola specialmente. Interminabile.

Per poter godere al massimo ciò che i Krug e gli Chefs de Cave hanno fatto arrivare sulla nostra tavola, bisogna:

- conservarlo in maniera adeguata

- non mettere la bottiglia nel ghiaccio, servirlo a 10 gradi

- non servirlo nella flute ma in calici ampi.

Olivier Krug sostiene che non ha importanza quanto tempo il vino sta sui lieviti, la data della sboccatura e il grado alcolico e non hanno neanche importanza le percentuali delle varie uve: “è come chiedere a Picasso quanta percentuale di blu ha messo in un quadro.”

 

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