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Poliphemo
Pubblicato il 27/05/2016
Fotografia

Nella provincia di Avellino, precisamente nel territorio geograficamente denominato “Irpinia” si coltiva uno dei più grandi vitigni del mondo: l’Aglianico.

Uva dalle tradizioni millenarie, probabilmente originaria della Grecia. Ma fra le altre, è la denominazione Taurasi quella che, a mio modesto parere, esprime la sua massima grandezza.

Il Taurasi, che prende il nome dall’omonimo comune altirpino, comprende nel suo disciplinare diversi comuni della zona e più precisamente: Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, Sant'Angelo all'Esca, San Mango sul Calore, Torre Le Nocelle e Venticano.  Il vino deve essere sottoposto ad un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno tre anni di cui almeno uno in botti di legno.

Da Campano non posso non provare orgoglio e affetto verso questo vino ma ritengo di essere piuttosto distaccato e obiettivo quando affermo che il Taurasi è tra i vini più grandi del mondo. Probabilmente, anzi, sicuramente, il meno conosciuto sul panorama internazionale, dove invece spiccano, su tutti, come porta bandiera italiani il Brunello di Montalcino o il Barolo. A malincuore ho scoperto di persona, in giro per il globo, quanto appena affermato. Non riesco infatti a cancellare dalla mia testa alcune facce di egregi colleghi stranieri che, alla mia domanda sul perché nella loro carta dei vini non fosse presente neanche una bottiglia di Aglianico, siano rimasti a fissare il vuoto per qualche secondo: “I’m sorry...”

È davvero un peccato che questo grande vino non abbia ancora ciò che si merita nel palcoscenico internazionale, ma sono sicuro che è solo questione di tempo perché le grandi cose prima o poi sono destinate ad andare lontano.

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in un Taurasi annata 2010 di Luigi Tecce, vignaiolo di Paternopoli. La sua cantina produce poco più di 14.000 bottiglie suddivise su due etichette: Aglianico denominazione Irpinia Campi Taurasini (DOC) e Taurasi (DOCG).

Su quest’ultima vorrei spendere alcune parole, a partire dall’etichetta, dal nome Poliphemo chiaro riferimento al ciclope narrato nell’Odissea di Omero. Accattivante presentazione, curata nel dettaglio da un altro personaggio irpino meglio conosciuto per le sue canzoni: Vinicio Capossela. Ma veniamo al vino. Che dire, questa per me è la migliore espressione di Taurasi. Naso ampio, da mille profumi, caleidoscopio di frutta, fiori, spezie. Grande eleganza e allo stesso tempo potenza. In bocca esprime tutta la sua energia, piacevole e avvolgente con tannini eleganti e acidità che rivela la sua voglia di crescere ed invecchiare. Finale speziato che rimane per minuti. Gigante come il ciclope. Che vino ragazzi!

 

Azienda Agricola Luigi Tecce
Contrada Trinità 83052 – Paternopoli (AV)
Tel . 0827 71375

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