Classe ’67, torinese di nascita, Fulvio Piccinino, proviene da una famiglia del Monferrato. Si interessa già da ragazzino di alcolici e superalcolici fino a quando, negli anni ’90, non decide di occupare un bancone e dedicarsi alla miscelazione. Resta folgorato dal dinamismo espresso dal pittore Giacomo Balla in Un cane al guinzaglio e poi dal film Cocktail con Tom Cruise del 1988. Dall’artista futurista, forse, prende la necessità di doversi ribellare ad un sistema col quale non si identifica più, dal film americano, probabilmente, il sogno di un ragazzo di cui le fanciulle sono sedotte per bellezza e fascino, di un giovane che vuole mordere la vita e raggiungere l’obiettivo ad ogni costo anche se la realtà è ben diversa. Chi lavora in un bar lo fa con sacrificio. Il Futurismo è un movimento culturale della prima parte del ventesimo secolo, il nome gli fu attribuito da Filippo Tommaso Marinetti. Epoca di cambiamenti, di guerre, di necessità di cancellare il passato. Gli esponenti di questa corrente erano costantemente alla ricerca dell’innovazione, della velocità, di una diversa interpretazione della vita, spesso non morigerata. Pittori, scultori, letterati, teatranti cercano e trovano, anche se per breve tempo, una propria forma di espressione non sempre apprezzata. Non tutti , però, conoscono la loro stravagante arte nel comporre le pietanze in modo insolito, anticonformista. Proprio in questo contesto la parola inglese picnic si trasforma in pranzo al sole, si predica l’abolizione dell’uso del coltello e della forchetta e la sostituzione della pastasciutta con altri alimenti. Fulvio si interessa delle polibibite futuriste e ne scrive un saggio, il terzo, dopo due libri sul bere bene.
Che cos’è una polibibita?
È il termine col quale i futuristi traducono la parola cocktail. A noi ne sono giunte 19. È la massima espressione del territorio italiano.
Una polibibita assolutamente da assaggiare?
Vanvera. Il nome potrebbe indicare il fatto che gli ingredienti siano lasciati al caso, in realtà non è così, nel complesso ognuno regala un piacere al palato diverso e soprattutto scenico. È una coreografia costituita da pomodori, acciughe, parmigiano, mandorle, caffè, banana con un liquido costituito da Vermouth, Strega e Brandy. Saporito.
Cosa si intende per miscelazione futurista?
All’epoca era il tentativo di stravolgere le regole come era avvenuto nella poesia, nella scultura, nella pittura. Non ci sono più le scorzette di frutta a decorare i bicchieri, ma pezzi di formaggio, datteri, acciughe. Ornamenti che desideravano far discutere e stupire la gente. I futuristi non potevano utilizzare i prodotti stranieri, quindi sono i primi a realizzare cocktail con la Barbera d’Asti , la Vernaccia di Oristano, il Nocino, la Genziana, prodotti allora utilizzati solo a fine pasto.
Perché si ispira ai futuristi?
Perché non sono stati capiti. Dopo il centenario del movimento, in molti hanno cercato di imitare e riproporre le polibibite, senza neanche averle studiate. Io, in ciò, sono stato un precursore. Dovremmo tornare indietro, proprio in questo momento, perché circondati da prodotti stranieri. L’obiettivo è parlare italiano nella miscelazione come negli anni ’50. Da troppo tempo nessuno del nostro paese vince competizioni a tema a livello mondiale.
Cosa pensa della diffusione del modo di interpretare la miscelazione secondo Mixology?
Non è possibile preparare un cocktail in un quarto d’ora. Magari sono neofuturisti anche loro. Chissà tra 10 anni saranno considerati gli innovatori della miscelazione che dovrebbe essere rivolta al cliente non al barman. Forse vanno in onda troppe trasmissioni sugli chef. Gli avventori devono tornare ad essere protagonisti dei locali.
Qual è il cocktail perfetto?
Non esiste. Non è possibile incidere una ricetta sulla pietra. Non importa dove si degusta un Mojito ma come lo si fa, anche cambiandone le dosi. L’importante è avvertire il desiderio di averne un altro proprio come un sorso di un buon vino.
La bella stagione è alle porte: il cocktail dell’estate 2016?
Un dissetante tamarindo, lo adoro.
Abbinamento cibo cocktail che più Le piace?
Il Ti Punch che è a base di rhum agricolo francese, succo di lime e zucchero con una grigliata di carne. È ottimo, soprattutto se non ci si mette troppo zucchero.
Una citazione sul vino?
Una frase che mio zio ripeteva spesso: “A chi non beve vino, Dio tolga anche l’acqua!”