Visitare l’azienda di Emidio Pepe (nella foto) vuol dire attraversare le ordinate colline abruzzesi che delimitano la Val Vibrata e che conducono fino al mare. Significa lasciarsi contagiare dalla simpatia e dalla sapienza di Rosa ed Emidio Pepe e dall’entusiasmo e dall’energia delle figlie Sofia e Daniela; vuol dire, infine, entrare in un piccolo e semplice mondo permeato dalla filosofia del rispetto del territorio e di ciò che da esso si ricava. I vini Pepe si contraddistinguono per la loro assoluta territorialità e tipicità. Il romanzo di questi vini inizia proprio dal territorio e dalle vigne dove bisogna adoperarsi “nel rispetto della terra e delle piante - come ci racconta Sofia Pepe - senza stressare queste ultime col risultato di ridurne la vita ma cercando solo di prendere il meglio di ciò che la natura ci da. Qui non usiamo prodotti chimici eccetto zolfo e acqua di rame e proprio questo è ciò conferisce maggior resistenza alle viti”. La vendemmia viene eseguita a mano selezionando i grappoli uno ad uno “perché - prosegue Sofia - portare in cantina uva sana fa si che poi non ci sia bisogno di molto altro”. Il Montepulciano viene diraspato manualmente mentre il Trebbiano è pigiato con i piedi in apposite vasche di legno.
La fermentazione è assolutamente naturale, cioè “senza lieviti selezionati ma solamente con quelli indigeni, perchè sono soprattutto i lieviti che contribuiscono a dare il profumo finale al vino e quelli selezionati, appartenedo generalmente ad un unico ceppo, lo rendono monotono mentre
i numerosi e diversificati ceppi autoctoni lavorano in maniera più complessa, una complessità che poi si ritrova nel bicchiere”. Il mosto fermenta e poi matura in botti di cemento vetrificato perchè “è il vetro - aggiunge Emidio Pepe - la casa naturale del vino. Il vetro infatti si limita ad accompagnare il vino nella sua evoluzione senza interferire, gli permette di percorrere la sua strada e di rimanere, al termine del percorso, seppur evoluto, sempre fedele e uguale a se stesso”.
Non viene usata solforosa e il vino non viene chiarificato nè filtrato “perchè noi vogliamo - riprende con entusiasmo Sofia - che il vino rimanga vivo”. Mentre degustiamo un sorprendente Montepulciano 1983, ripensiamo a ciò che ha premiato i quasi 50 anni di attività del signor Emidio: la coraggiosa coerenza. Questa gli ha permesso di resistere alle sirene deelle mode e dei mercati che cambiano, rimanendo fedele alla propria filosofia: fare un vino figlio della terra nel 1964 così come oggi.