Malanni di stagione
La cura messa a punto dai potatori d'uva Simonit&Sirch è una tecnica chirurgica in continua sperimentazione che ha già dato ottimi risultati.
Pubblicato il 01/12/2016

La vite è facilmente aggredita da diverse malattie di origini crittogame (peronospera, oidio, muffa grigia,…mal d’esca) o fitofagi (tignoletta, ragnetto rosso…), favorite sia da situazioni climatiche umide o piovose, sia dall’intervento, involontario, del vignaiolo, che possono proliferare distruggendo in breve tempo foglie, fiori, grappoli e interi vigneti.
Uno dei principali strumenti di contrasto verso tali patologie è sicuramente una corretta gestione della terra, delle concimazioni e il monitoraggio continuo, per verificare l’insorgere delle malattie e, quindi, poter intervenire tempestivamente.
In breve parole “meglio prevenire che….estirpare”.
Proprio l’estirpo è stato, fino a poco tempo fa, l’unico rimedio ad una delle malattie più devastanti per le viti: il mal d’esca.
È una malattia del legno che può causare ingenti danni ai vigneti, con riflessi negativi sulla quantità, qualità della produzione e, cosa da non trascurare, anche economici.

Tale malattia provoca alcuni sintomi tipici sulle foglie: arrossamenti tra le nervature e necrosi; mentre sui grappoli appaiono maculature necrotiche.
Il mal d’esca può avere un subdolo decorso acuto e causare un attacco apoplettico irreversibile e da non sottovalutare il fatto che gli agenti patogeni possono diffondersi comunque alle piante vicine e financo al resto del vigneto, con conseguenze facilmente immaginabili.
Probabilmente è la più grave e diffusa malattia che colpisca i vigneti di tutto il mondo e, in particolar modo, quelli europei.
Oggi questa malattia fa meno paura rispetto a prima, in soccorso ai viticoltori interviene la Dendrochirurgia. (descritta da Ravaz e Lafon come praticata fin dall’antichità e ripresa da Poussard alla fine dell’800, per risanare piante infette da Esca eliminando il legno cariato.)



Banalizzando, si può paragonare l’intervento a quanto fa un dentista per curare una carie. Utilizzando delle piccole motoseghe, il tronco è aperto e sono asportate le parti intaccate dal mal d’esca.
La pianta “disintossicata” dalla malattia, riacquista nel giro di poco tempo vigore, riprende a fruttificare e torna pienamente produttiva.
Occorre tener presente anche il lato economico. Se si considera, infatti, che estirpando le piante malate e sostituendole con “barbatelle” si crea una disparità della qualità delle uve, che influisce ovviamente sulla qualità e quantità del vino.
Senza tener conto anche del costo del reimpianto e alla mancata produzione delle giovani piante per almeno 3 anni.
È una tecnica in continua sperimentazione e le prime prove, riferiva Marco Simonit, risalgono al 2011, fatte presso Maisons d’oltralpe e in diverse aziende sul territorio nazionale.
In 6 anni di lavoro e sperimentazione, sono state trattate o meglio “operate” più di 10.000 piante di 5 varietà (Sauvignon blanc, Chardonnay, Cabernet, Sauvignon, Cabernet Franc, Pinot nero).
Il mal d’esca, da sempre associata a viti piuttosto vecchie, è diffuso in tutte le aree viticole del mondo e causa gravissimi danni anche in impianti giovani.
L’importanza di questa malattia è legata soprattutto al fatto che, in questo momento, non esiste alcun prodotto in grado di contrastarla, da quando l'arsenito di sodio è stato ritirato dal commercio a causa della sua tossicità nei confronti dell'uomo e dell'ambiente.
SIMONIT&SIRCH PREPARATORI D’UVA
Via Papa Giovanni XXIII, 62
33040 Corno di Rosazzo UD
Tel. 0432 752417
preparatoriuva@preparatoriuva.it
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