Terminator
Il futuro competitor dei Sommelier sarà un algoritmo che consentirà di definire la qualità dei vini, e conseguentemente il loro prezzo, a partire da due sole variabili.
Pubblicato il 02/12/2016
Ricordate? Terminator/Schwarzenegger viene nel presente per provocare degli accadimenti che avrebbero determinato il futuro, dal quale egli proveniva, in cui era in corso una guerra tra gli uomini e le macchine.
Bene, è esattamente ciò di cui avrebbero bisogno i sommelier, un Terminator che torni nel 1989 per convincere, con le buone o con le cattive, il prof. Orley Ashenfelter, economista di Princeton, ad abbandonare l’idea di un algoritmo che, se realizzato, avrebbe consentito di definire la qualità dei vini, e conseguentemente il loro prezzo, a partire da due sole variabili: la quantità di precipitazioni e la temperatura. Infatti, senza l’intervento del Terminator, l’algoritmo vedrà la luce – come di fatto è avvenuto – mettendo così in pericolo il ruolo dei sommelier che, per valutare un vino, non possono fare a meno di aprire la bottiglia, degustarlo, ed esprimere un giudizio che per quanto accurato e approfondito sarà pur sempre soggettivo.
Già all’epoca Robert Parker, il più influente critico di vino americano, definì la ricerca di Ashenfelter ‘ridicola e assurda’. Però non è possibile ignorare che il professore americano aveva confrontato i risultati prodotti dal suo algoritmo con i prezzi assegnati ai migliori Bordeaux nelle aste tra il 1952 e il 1980, dimostrando che coincidevano.
Bene, è esattamente ciò di cui avrebbero bisogno i sommelier, un Terminator che torni nel 1989 per convincere, con le buone o con le cattive, il prof. Orley Ashenfelter, economista di Princeton, ad abbandonare l’idea di un algoritmo che, se realizzato, avrebbe consentito di definire la qualità dei vini, e conseguentemente il loro prezzo, a partire da due sole variabili: la quantità di precipitazioni e la temperatura. Infatti, senza l’intervento del Terminator, l’algoritmo vedrà la luce – come di fatto è avvenuto – mettendo così in pericolo il ruolo dei sommelier che, per valutare un vino, non possono fare a meno di aprire la bottiglia, degustarlo, ed esprimere un giudizio che per quanto accurato e approfondito sarà pur sempre soggettivo.
Già all’epoca Robert Parker, il più influente critico di vino americano, definì la ricerca di Ashenfelter ‘ridicola e assurda’. Però non è possibile ignorare che il professore americano aveva confrontato i risultati prodotti dal suo algoritmo con i prezzi assegnati ai migliori Bordeaux nelle aste tra il 1952 e il 1980, dimostrando che coincidevano.
Da allora l’algoritmo è stato perfezionato aggiungendo ulteriori variabili, come l’uvaggio ad esempio, ed oggi la sua utilizzazione potrebbe soddisfare il bisogno di stabilire il prezzo di un vino senza aprire la bottiglia, cioè più celermente, nelle aste che con sempre maggiore frequenza vengono organizzate in ogni parte del mondo.
Siamo dunque alla guerra tra i sommelier e le macchine? Tra il naso e il computer? Se sì, siamo appena agli inizi. E non è detto che alla fine vincano gli algoritmi. Le variabili che contribuiscono alla qualità di un vino sono molto più di tre, e non c’è programma di computer che possa competere con la descrizione appassionata di un sommelier. Portatelo a una degustazione, sarà d’accordo pure Terminator.
Siamo dunque alla guerra tra i sommelier e le macchine? Tra il naso e il computer? Se sì, siamo appena agli inizi. E non è detto che alla fine vincano gli algoritmi. Le variabili che contribuiscono alla qualità di un vino sono molto più di tre, e non c’è programma di computer che possa competere con la descrizione appassionata di un sommelier. Portatelo a una degustazione, sarà d’accordo pure Terminator.