Vignaioli dell'Etna
Ancora una volta parliamo di quest'angolo di Italia che tanto sta affascinando i wine lover di tutto il mondo.
Pubblicato il 04/04/2017

Il dizionario Larousse dà questa precisa definizione del termine “vigneron”, differenziandolo dal “viticultore” e delineando una esatta figura: quella di un uomo che coltiva la sua vigna da cui nascono uve che lui stesso trasforma in vino.
Questo può avvenire perchè il vigneron conosce ogni piega della sua terra, ogni diversità, e, con passione, impegno, dedizione ed entusiasmo ogni anno sperimenta, crea e lascia venir fuori il terroir in ogni bottiglia: si può definire custode dell’intero processo produttivo e ambasciatore del suo vino.
Ecco, andare sull’Etna, sulla “Muntagna”, visitare quelle aziende vitinicole e parlare con gli uomini artefici dei vini prodotti, concretizza esattamente l’idea di incontrare e conoscere dei veri “vignerons”. Ascoltarli mentre raccontano le storie delle loro famiglie, seguirli mentre mostrano le loro vigne in territori così particolari e magnifici, girare per le loro cantine, scrutarli e capire i loro stati d’animo…infine degustare i loro unici e speciali nettari… tutto questo, una esperienza davvero toccante ed indimenticabile.
I vignerons dell’Etna producono vini di qualità, ma non solo, perseguono un obiettivo più importante, ossia quello di proteggere e gestire un territorio che racchiude le molteplici emozioni delle sue forme, dei suoi colori, delle sue tradizioni e della sua storia.

Qui, vitigni come il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante, l’Alicante e la Minnella, su vigneti antichi, che vanno dalle pendici del vulcano fino a quote di oltre 1100 metri slm, riescono a raggiungere canoni eccelsi, con una valenza espressiva ed emozionale notevole. Le terrazze con muretti a secco costituiscono il paesaggio vitinicolo, con il sistema di allevamento ad alberello etneo.
Leggere dei vignerons dell’Etna è già affascinante, vedere le foto e i video dei loro territori è molto interessante, ma, calpestare quei suoli e stringere nel pugno della mano quella terra, cogliere gli odori che emanano dallo spazio tutto intorno, osservare da vicino quelle piante antiche dalle forme come di spettacolari sculture, è un privilegio speciale, che conferisce un arricchimento culturale e spirituale: si…anche spirituale, perché riesce a donare sensazioni che arrivano in profondità e toccano le corde dell’anima.


Un vigneron davvero esclusivo Ciro Biondi, come esclusivi, speciali e “magici” sono i suoi vini. Derivanti da uve Nerello Mascalese in maggioranza, ma anche da uve a bacca bianca come Carricante e Catarratto, pochi ettari di vigne condotte accuratamente da lui e sua moglie, vini straordinari… uno dei quali io prediligo e amo definirlo con la parola “romantico”: si tratta dell’Etna Rosso Cisterna Fuori. Io ho degustato l’annata 2014...
Il naso è pervaso da un bouquet seducente, elegante e inebriante…floreale e fruttato, di rosa rossa appassita, di ribes e di ciliegia; si susseguono aromi di humus, di foglie bagnate e di cuoio, una forte sensazione di mineralità di tipo ferroso chiude la degustazione olfattiva. Al palato è intrigante, con una determinata presenza acida, sostenuta da tannini ben integrati di trama vellutata, in armonia con componenti morbide che sicuramente in futuro andranno ad ottimizzare un equilibrio già esemplare. Al sorso è lungo, è persistente e molto gradevole. La descrizione del colore l’ho appositamente lasciata per ultima, perché la visiva non può che far restare estasiati: un colore non intenso e cupo, ma di un rosso rubino delicato e nello stesso tempo brillante, luminoso e molto suadente.
Cisterna Fuori 2014: un vino pacato, serio, sobrio e…romantico, giusto testimone di un territorio magico che ha visto coronare un sogno d’amore.

E’ una dinamica signora di origine toscana Silvia, rapita dal fascino di questa natura straripante, di questi suoli sabbiosi, argillosi e pomiciosi; rapita da queste vecchie vigne centenarie, alcune situate tra antiche sciare, ed altre situate in zone di più elevata altitudine. Proprio quest’ultima, unita all’esposizione, alle basse rese, al sistema di allevamento ad alberello, al suono vulcanico, al microclima ed al costante lavoro di Silvia e dei suoi collaboratori, contribuiscono alla creazione di uve in salute, e le stesse, meticolosamente selezionate, donano vini che sprigionano l’energia del terroir etneo.
Tanti assaggi dei vini della Tenuta di Fessina, da uve Nerello Mascalese, come il Musmeci 2011, a uve di Carricante, come Apuddara 2013, un Etna Bianco elegante, profondo ed appagante. Ammalia già il suo colore, un verdolino brillante, vivido e luminoso. Aromi soffusi di agrume e di erbe aromatiche, una nota balsamica ed inconfondibili piacevoli toni sfumati di idrocarburi: profumi enfatici, molto gradevoli ed intensi. Alla gustativa freschissimo, sferzante e presente acidità in equilibrio con le sue parti morbide, con il suo calore e con le sue sinuosità. Cedro e agrume tornano in bocca donando una sensazione di freschezza e pulizia; la sua avvolgenza resta persistente per molti attimi…Apuddara, “ la chioccia”, la costellazione delle Pleiadi, delle stelle che apparivano in cielo e facevano da guida ai pescatori che tornando dal mare al porto di Riposto, guardavano in alto sul vulcano, avvistavano la Costellazione nascosta dietro alla vetta, e sapevano di essere nella direzione giusta per il ritorno a casa.
Come Ciro e Silvia, ci sono altri vignerons che fanno vitivinicultura sulla “Muntagna” nel rispetto dell’ambiente, cercando sempre di usare sistemi di coltivazione non invasivi e cercando di modificare il meno possibile un assetto territoriale composto dalla natura e dalle tradizioni.

A dirigere i lavori c’è Salvo Foti, un enologo, un ricercatore tecnico-scientifico che studia le potenzialità vitinicole sul vulcano, un uomo pratico, attento e competente; ama definirsi “coltivatore di uomini”, perché formatore di lavoratori della vigna in generale e dei vitigni autoctoni siciliani in particolare.
Accoglie con piacere i suoi ospiti, li accompagna personalmente nelle sue vigne antiche e coltivate spesso a piede franco, spiega tutto…il territorio, il clima, i motivi di certe scelte, mostra i suoi filari piantati ad alberello egeo su pali di castagno, ossia piantati secondo lo stretto schema del quinconce, già noto ai romani, ossia disposti come il numero cinque sulla faccia di un dado, dove è impossibile passare con macchinari. La produzione è superba e lenta, non scadenzata dai tempi del mercato, ma da quelli della natura, dal ciclo delle stagioni e dalle fasi lunari. Le viti convivono con gli alberi di nocciole, di mele e di pere. La terra è vulcanica, il mare è vicino, il sole può essere intenso, e tutto ciò rende queste uve davvero uniche ed esclusive.
Dopo un esauriente e spettacoloso giro, Salvo invita alla degustazione dei suoi vini, dentro il suo palmento. Ce ne sono molte di queste costruzioni sull’Etna, nelle Aziende vitinicole: è qui che si conserva la storia, la tradizione e la cultura del vino e degli uomini. Era il luogo in cui l’uva veniva trasportata dopo la raccolta, posta sul piano di pietra più alto, e poi pigiata con grandi torchi rudimentali ancora conservati, ed infine messa a maturare nelle grandi anfore di pietra…niente macchinari, nessuna aggiunta “esterna”, nessun legno: ”…riurdativillo sempri, u vinu si fa ca racina, sulu ca racina” diceva u Nannu, e queste parole sono sempre presenti nella vita di vigneron di Salvo, e sicuramente risultano presenti anche nei suoi vini.

Il Carricante di Milo, dal nome “Aurora”, figlio di questi territori, e accuratamente coltivato dai Vigneri, è veramente un vino fuori dal comune, che ti penetra nell’anima e ti resta nella mente: dal colore quasi surreale che va dal giallo paglierino al giallo oro, dagli aromi di frutta come la pesca bianca, di fiori freschi, di muschio, a quelli di zagara e di senape, con sfumature di agrumi e con sentori di mineralità marina; dal gusto seducente e quasi setoso, al sorso una acidità presente bilanciata ad una morbidezza che ricorda il sentore di cera d’api. Lungo, persistente: invita al sorso successivo… e ad un altro subito dopo.
Insomma, tutti indimenticabili i vini che ho avuto modo di degustare nel mio viaggio studio tra i vigneti dell’Etna, e tutti indimenticabili i vignerons che ho avuto modo di conoscere: Alberto Graci, con il suo carattere orgoglioso e determinato, con la sua trascinante forza di volontà e con il suo tangibile amore per il territorio e le sue tradizioni, ci ha fatto degustare alcuni dei suoi nettari, l’Etna Rosso DOC Arcurìa 2014, il Barbabecchi Quota 1000 dell’annata 2013, ancora vivi nella mia memoria per la loro bontà.
E come non parlare di Michele Faro, proprietario dell’Azienda Pietradolce, nella contrada Rampante, a Castiglione di Sicilia, e del suo progetto di una congiunzione delle tre passioni: del vino, delle piante e della ristorazione, con il suo resort “Donna Carmela” molto elegante, in cui si mangiano cibi deliziosi e si possono bere i suoi “vini di fuoco e di grazia”, dalle sensazioni organolettiche esplosive e nello stesso tempo raffinate, quali Archineri 2010, e Vigna Barbagalli 2013.
Resterà indelebile nella mia mente l’energia e l’entusiasmo nel comunicare i suoi vini di Fancesco Cambria, proprietario insieme con i fratelli dell’Azienda Cottanera, una spettacolare realtà vitinicola di oltre 60 ettari vitati, che sorge lungo la valle dell’Alcantara. Importanti riconoscimenti hanno ottenuto negli anni, e continuano ad ottenere, i vini di Cottanera, figli di un ambiente montano e vulcanico, con quelle uniche caratteristiche che ne fanno nettari di sorprendente eleganza e gradevolezza, come l’Etna DOC Rosato, o il Bianco Calderara.
Ascoltando i racconti e visitando le Aziende di questi produttori siciliani, si resta molto colpiti dalla loro tenacia e dalla loro evidente volontà di unire le sinergie per lavorare insieme come una grande famiglia; sono legati al loro territorio, da cui tendono a prendere assecondando quello che la natura può dare, con un forte senso di protezione e conservazione; sono spinti dall’entusiasmo e da ambiziosi progetti, derivanti anche dalle gratificazioni che iniziano ad arrivare da tutto il mondo… sono loro, i creatori dei vini della lava, della luce e del mare… gli artefici dei vini della passione, del fuoco e dell’intensità… i direttori di una orchestra costituita da armonia, coerenza e musicalità: i Vignerons della “Muntagna”.
