Con buona pace dei nostri spumanti di qualità metodo classico, lo Champagne si conferma anche nel 2011 il vino con seconda rifermentazione in bottiglia più diffuso e consumato al mondo. Ovviamente alla base di questi numeri ci sono altri numeri importanti, ovvero una produzione e uno stock potenziale che valgono più di dieci volte quelli, ad sempio, dell’Italia; ciononostante, fa specie come, in periodo di crisi altamente globalizzata i vini di Champagne vedano un incremento delle presenze sui mercati di sbocco e un rafforzamento di una posizione dominante che sembra attraversare indenne non gli anni ma i secoli. L’export mondiale di Champagne lo scorso anno ha fatto registrare un +7% in valore, pari 4,4 miliardi di euro e 323.000.000 di bottiglie. Circa 20 milioni di queste inondano gli Usa, poco meno di 8 il Giappone, 5 milioni l’Australia, 1,3 Russia e Cina. Questi solo alcuni dei dati, apparsi ultimamente, che mostrano inoltre una intensa vitalità nei mercati piccoli a livello spaziale ma altamente ricettivi per densità di domanda come Singapore (1,5 milioni di bottiglie) e Hong Kong (1,4 milioni) solo per fare due nomi. Nell’Unione Europea (+2,1% rispetto al 2010) i dati sono altrettanto confortanti: la Germania assorbe 14,2 milioni di bottiglie (+8,5%), il Belgio 9,5 milioni (+8,5%), l’Italia poco più di 7 milioni e mezzo (+6,3%) e la Svezia, per la prima volta nella top ten dei consumatori continentali di Champagne, 2,4 milioni di bottiglie. Il resto del mondo poi fa segnare ovunque il segno più rispetto all’anno precedente, anche a due cifre come nel caso degli Emirati Arabi (1,4 milioni di bottiglie e un incremento del 18%), mettendo in risalto un dinamismo davvero senza precedenti. In buona sostanza lo Champagne fornisce sempre una lezione importante per i nostri produttori di spumanti, al netto, ovviamente delle tante differenze.
Champagne, Re indiscusso della distribuzione mondiale
Pubblicato il 09/03/2012
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