Intervista ad Alberto Matano
Uno dei volti più popolari del Tg1 parla dei suoi ricordi, dei profumi, dei piatti e dei vini preferiti.
Pubblicato il 31/10/2017

È capitato diverse volte che Lei abbia interrotto, attraverso le edizioni straordinarie del Tg1, i programmi quotidiani. Tra le notizie da Lei enunciate, quali sono state quelle che La hanno maggiormente colpita?
L’attentato terroristico a Parigi ai danni di Charlie Hebdo e la strage di turisti sulle spiagge tunisine. Mi sono sentito coinvolto sia come persona che come giornalista. Non riesco a dimenticare ancora i volti delle vittime.
Lei ha condotto una trasmissione dal titolo Sono Innocente, intervistando persone accusate ingiustamente dalla legge italiana: una riflessione a riguardo.
Ogni individuo che ho incontrato mi ha lasciato qualcosa. Talvolta le storie raccontate non sembravano vere perché assurde, paradossali. Mi sento di asserire che il lavoro dei magistrati è un compito delicato, importante, che detiene enormi responsabilità perché decide delle vite altrui … Forse alcuni di loro dovrebbero esserne maggiormente consapevoli.
Spesso durante la diretta del telegiornale si passa da un argomento a un altro con estrema facilità. Come si fa?
Si tratta di un libro e come tale è costituito da pagine. Alcune drammatiche, altre comiche, altre ancora nostalgiche. L’importante è che siano vere come lo è la vita, dalle innumerevoli sfaccettature. Si volta pagina e si legge un nuovo capitolo.
Alla fine del Tg1, a volte, sono presenti ospiti celebri. Chi e cosa le è rimasto più nella mente?
Il carisma, la verve e l’energia di Richard Gere: contagiosi. Presente in studio proprio alla fine del mese di settembre. Era la seconda volta che lo incontravo. Si è ricordato di me immediatamente. Il suo spirito vitale ha impregnato tutti. Ha commentato il mio nuovo aspetto, portavo un poco di barba, mi ha offerto anche alcuni consigli. Rammento anche Sabrina Ferilli e Margherita Buy arrivate per presentare il film Io e Lei. Margherita giunse in ritardo ed ebbe un attimo di attacco di panico, come se non riuscisse ad andare in onda. Arrivato il momento clou, invece, fu tranquillissima, rispose alle domande senza alcuna esitazione.
Che rapporto ha con i social?
Molto positivo. Ho utilizzato Facebook immediatamente, poi Twitter. Oggi, invece, sono molto presente su Instagram che trovo immediato, facile da adoperare. Facebook, al contrario, si è un po’ arrugginito. I social servono e sono utili. Bisogna saperli utilizzare.
Lei proviene da una delle regioni più povere della nazione, cosa ne pensa?
Sono calabrese nella mia quotidianità, nei piccoli gesti, nei valori. Mi sento profondamente colpito quando vedo la mia regione di origine come fanalino di coda su molti aspetti specialmente sulla presenza di lavoro nel territorio. I calabresi dovrebbero svegliarsi. Sono le persone che contano, sono loro a creare la storia.
A quale profumo è più legato?
Il bergamotto, lo adoro. La sua intensità, la sua avvolgente asprezza mi attraggono. Quando mi reco in qualche luogo, chi mi conosce sa della mia presenza proprio per questo aroma che precede il mio arrivo. Utilizzo sempre prodotti che lo contengono.
Il cibo del ricordo?
La parmigiana di melanzane di nonna Luisa e la genovese di nonna Rosa. Indimenticabili!
Quali vini le stuzzicano palato e olfatto?
Sono legato al Gaglioppo che ricorda le mie radici, ma ammetto di lasciarmi sedurre dal Pecorino delle Marche. Le bollicine le trovo inebrianti, ma se dovessi scegliere un vitigno regna sovrano il Lagrein, armonico. Quando vado al ristorante ordino spesso il Syrah Tellus Falesco, accompagna il cibo senza coprirlo ed è di facile beva. Credo che i calici migliori siano quelli che non sprigionano esclusivamente sentori olfattivi, ma emozioni. Devono raccontare un territorio, una storia, un clima, una famiglia. Quelli sono i vincitori.
Una citazione sul vino?
Com’è vero che nel vino c’è la verità ti dirò tutto, senza segreti. (William Shakespeare) … Come io ho fatto con te!