I vini dal Mare dell’Umbria
Miniera di buoni vini, oggi anche in provincia di Terni, nuova zona enologica dalle impensate potenzialità.
Pubblicato il 28/11/2017
L’Umbria è una miniera di buoni vini e la vena principale passa anche attraverso la provincia di Terni, una nuova zona enologica dalle potenzialità immense che solo ora abbiamo iniziato a scoprire.
Se Agatha Christie aveva ragione quando scriveva che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova», allora il territorio che abbraccia i comuni di Narni e Otricoli è destinato a diventare il nuovo Eldorado del vino italiano. La prova, incontrovertibile, è custodita all’interno della nuova Guida Bibenda che quest’anno ha premiato col massimo riconoscimento ben tre vini di aziende situate in questo fazzoletto di terra di pochi ettari: il Santoiolo 2013 di Cantina Santo Iolo, la Selezione Cabernet Sauvignon 2010 di Cantina Calispone e il NarnOt 2014 di La Madeleine.
Expertise, passione, cura costante e felice intuizione sono elementi con un peso specifico importantissimo nella riuscita di un buon vino ma senza un territorio particolarmente vocato a cui applicarle non avrebbero permesso di ottenere lo stesso risultato. Cosa c’è esattamente nel terreno di Narni e Otricoli che fa la differenza? La peculiarità che contraddistingue il suolo di quest’area è l’abbondante presenza di fossili marini. Attualmente la zona si trova tra i 250 e i 300 metri di altitudine ma nel Pliocene - un’era geologica compresa tra 5 e 1,65 milioni di anni fa, il cui nome deriva dal greco “pleion” (più) e “kainos” (nuovo) in relazione ai caratteri più moderni della sua fauna, in particolare dei molluschi marini - queste terre erano completamente ricoperte dal mare. Le acque ritraendosi per effetto dell’innalzamento della crosta terrestre hanno lasciato una notevole quantità di resti litificati tra cui distese di conchiglie che si possono rinvenire a due metri di profondità e in alcuni punti già a pochi centimetri sotto la superficie. Questa connotazione geologica avvicina i terreni di Narni e Otricoli a quelli di altre zone enologiche molto rinomate, anch’esse occupate dalle acque in tempi remoti, come il Friuli Venezia Giulia, dove reperti pietrificati di organismi marini sono presenti soprattutto nel Carso, il Trentino sul monte Brione e nel massiccio del Baldo, il Chianti e la Liguria.
Il lavoro dei geologi sia sulla mappatura dei fossili sia sulla ricerca della loro corrispondenza col processo evolutivo che si svolgeva contemporaneamente nel resto del pianeta è ancora lungo; intanto possiamo certificare la ricaduta di questo retaggio ancestrale sulla produzione enoica attuale. Nei recenti assaggi è emerso come l’antica presenza del mare abbia arricchito il profilo organolettico dei vini prodotti in questa parte dell’Umbria di accentuate sfumature sapide e minerali, conferendogli quel quid in più che è componente fondamentale della loro eccellenza.
Se Agatha Christie aveva ragione quando scriveva che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova», allora il territorio che abbraccia i comuni di Narni e Otricoli è destinato a diventare il nuovo Eldorado del vino italiano. La prova, incontrovertibile, è custodita all’interno della nuova Guida Bibenda che quest’anno ha premiato col massimo riconoscimento ben tre vini di aziende situate in questo fazzoletto di terra di pochi ettari: il Santoiolo 2013 di Cantina Santo Iolo, la Selezione Cabernet Sauvignon 2010 di Cantina Calispone e il NarnOt 2014 di La Madeleine.
Expertise, passione, cura costante e felice intuizione sono elementi con un peso specifico importantissimo nella riuscita di un buon vino ma senza un territorio particolarmente vocato a cui applicarle non avrebbero permesso di ottenere lo stesso risultato. Cosa c’è esattamente nel terreno di Narni e Otricoli che fa la differenza? La peculiarità che contraddistingue il suolo di quest’area è l’abbondante presenza di fossili marini. Attualmente la zona si trova tra i 250 e i 300 metri di altitudine ma nel Pliocene - un’era geologica compresa tra 5 e 1,65 milioni di anni fa, il cui nome deriva dal greco “pleion” (più) e “kainos” (nuovo) in relazione ai caratteri più moderni della sua fauna, in particolare dei molluschi marini - queste terre erano completamente ricoperte dal mare. Le acque ritraendosi per effetto dell’innalzamento della crosta terrestre hanno lasciato una notevole quantità di resti litificati tra cui distese di conchiglie che si possono rinvenire a due metri di profondità e in alcuni punti già a pochi centimetri sotto la superficie. Questa connotazione geologica avvicina i terreni di Narni e Otricoli a quelli di altre zone enologiche molto rinomate, anch’esse occupate dalle acque in tempi remoti, come il Friuli Venezia Giulia, dove reperti pietrificati di organismi marini sono presenti soprattutto nel Carso, il Trentino sul monte Brione e nel massiccio del Baldo, il Chianti e la Liguria.
Il lavoro dei geologi sia sulla mappatura dei fossili sia sulla ricerca della loro corrispondenza col processo evolutivo che si svolgeva contemporaneamente nel resto del pianeta è ancora lungo; intanto possiamo certificare la ricaduta di questo retaggio ancestrale sulla produzione enoica attuale. Nei recenti assaggi è emerso come l’antica presenza del mare abbia arricchito il profilo organolettico dei vini prodotti in questa parte dell’Umbria di accentuate sfumature sapide e minerali, conferendogli quel quid in più che è componente fondamentale della loro eccellenza.