Lo strano caso della melatonina
Pare che le attività benefiche del vino per la salute siano attribuibili non solo al resveratrolo, ma anche alla melatonina.
Pubblicato il 27/02/2018
Ne sono consapevole, l’ho già affermato in precedenza ma la frase descrive in maniera talmente appropriata l’argomento che merita di essere ripetuta: il pianeta vino è talmente esplorato da risultare in continua evoluzione.
Anche io ho dovuto pagare pegno al dinamismo e al vivace interesse scientifico che caratterizzano il vino.
Così, quando oramai mi avviavo a consegnare all’Editore la stesura definitiva del testo, una recente acquisizione scientifica su un componente del tutto inatteso del vino ma carico di potenziale interesse mi ha indotto a desistere dall’idea iniziale per fornirne una sua seppur minima descrizione.
Anche io ho dovuto pagare pegno al dinamismo e al vivace interesse scientifico che caratterizzano il vino.
Così, quando oramai mi avviavo a consegnare all’Editore la stesura definitiva del testo, una recente acquisizione scientifica su un componente del tutto inatteso del vino ma carico di potenziale interesse mi ha indotto a desistere dall’idea iniziale per fornirne una sua seppur minima descrizione.
Veniamo ai fatti, la melatonina, un ormone tipicamente animale, sarebbe presente nelle alghe e in diverse specie vegetali. E seppur in quantità assai ridotte, parliamo di nanogrammi (miliardesimi di grammo) per millilitro si ritroverebbe anche nel vino.
È necessario mettere subito le mani avanti, dal momento che sulla innocente melatonina per molti anni si è detto e scritto di tutto, ed ancora oggi l’argomento resta più che mai attuale.
Al momento, non sono ancora disponibili dati certi relativi alle sue possibili indicazioni, dosi e tempi di assunzione.
Quello che si sa è che la melatonina è un ormone prodotto prevalentemente da una minuscola ghiandola presente nel cervello, l’epifisi o ghiandola pineale.
La sua produzione varia sensibilmente nel corso della nostra esistenza: è minima nei primi mesi di vita, aumenta nel periodo giovanile per poi tornare a diminuire nell’età adulta e in particolare in quella anziana.
Sappiamo inoltre che nell’uomo la sua principale funzione è di regolare il ritmo circadiano, protagonista del Nobel per la Medicina 2017.
Si tratta del complesso meccanismo che regola i ritmi biologici degli esseri viventi (dalle piante agli umani) in sintonia con l'ambiente, per esempio con l'alternarsi di giorno e notte.
È necessario mettere subito le mani avanti, dal momento che sulla innocente melatonina per molti anni si è detto e scritto di tutto, ed ancora oggi l’argomento resta più che mai attuale.
Al momento, non sono ancora disponibili dati certi relativi alle sue possibili indicazioni, dosi e tempi di assunzione.
Quello che si sa è che la melatonina è un ormone prodotto prevalentemente da una minuscola ghiandola presente nel cervello, l’epifisi o ghiandola pineale.
La sua produzione varia sensibilmente nel corso della nostra esistenza: è minima nei primi mesi di vita, aumenta nel periodo giovanile per poi tornare a diminuire nell’età adulta e in particolare in quella anziana.
Sappiamo inoltre che nell’uomo la sua principale funzione è di regolare il ritmo circadiano, protagonista del Nobel per la Medicina 2017.
Si tratta del complesso meccanismo che regola i ritmi biologici degli esseri viventi (dalle piante agli umani) in sintonia con l'ambiente, per esempio con l'alternarsi di giorno e notte.
Il rilascio della melatonina è regolato dalla luce, quando uno stimolo luminoso giunge alla retina viene inviato un segnale all’epifisi per inibirne la secrezione, viceversa il buio ne stimola il rilascio.
L’ipotesi più accreditata è che la melatonina funzioni da segnale per informare l’organismo che è ora di porre fine alle ostilità della giornata e di riposarsi.
Strettamente correlata è la sua funzione di blando sedativo, capace di ridurre il tempo di insorgenza del sonno e di migliorarne la qualità.
L’efficacia della melatonina è stata inoltre confermata nel disturbo noto come jet lag o sindrome da fuso orario che interessa coloro che frequentemente si spostano in aereo da una parte all’altra del mondo.
In aggiunta all’azione ipnoinducente e a quella di regolarizzare l’orologio biologico interno, alterato dal repentino cambio di fuso orario, esistono diversi lavori scientifici che documentano anche sull’uomo un’importante attività antiossidante ed antitumorale della melatonina.
Sulla sua presunta attività anti-aging o la capacità di rinverdire appetiti sessuali oramai assopiti rimangono invece seri dubbi.
La domanda nasce spontanea (avrebbe detto qualcuno assai più noto di me): a cosa si deve l’invasione della melatonina tipicamente animale nel campo vegetale?
Scartando a priori l’ipotesi che viaggiando in jet anche le piante vadano incontro a problemi di fuso, resta in piedi ma molto vacillante la possibilità che anche loro per effetto di una vita sempre più frenetica vadano incontro a problemi di addormentamento.
Gli antichi saggi ci hanno insegnato che “Natura non facit saltus” in altre parole, la Natura sa sempre il fatto suo e non commette mai errori.
Pragmaticamemte e in maniera estremamente efficace se la Natura permette la sintesi di una qualsivoglia sostanza è perché risponde ad un preciso scopo funzionale.
Era già noto che alcune specie vegetali fossero in grado di sintetizzare tale ormone, ma negli ultimi anni è stato possibile documentare la sua presenza sia nelle uve che nelle diverse tipologie di vino.
I meccanismi che nei vegetali portano alla sintesi di melatonina rimangono per buona parte ignoti, così come il suo effettivo ruolo fisiologico.
Un’ipotesi è che siccome sussiste una certa somiglianza strutturale tra la melatonina e le sue differenti forme (isomeri) con alcuni ormoni vegetali della crescita (auxine) si ipotizza che possa esercitare in alcune specie una funzione ormono-simile.
In particolare è stato suggerito che la melatonina nelle piante possa esercitare diverse azioni, come ritardarne la fioritura, prevenire la degradazione della clorofilla, proteggere la pianta e i suoi frutti dai danni ossidativi, da condizioni di stress e inquinanti ambientali.
Al di là delle azioni benefiche esercitate nei confronti delle piante che la producono, la melatonina va ad arricchire il già folto elenco di fitonutrienti noti e contribuire a spiegare ulteriormente i benefici in termini di salute umana osservati nelle diete ad elevato contenuto di alimenti di provenienza vegetale, vino incluso.
Appare altrettanto verosimile che le documentate attività benefiche dell’uva e del vino per la salute siano attribuibili non solo al variegato corredo polifenolico, resveratrolo in testa, ma almeno in parte anche alla melatonina, ai suoi isomeri e alle altre centinaia di molecole di fitonutrienti presenti in essi.
Tali sostanze potrebbero promuovere effetti benefici agendo probabilmente in maniera additiva e sinergica con altre molecole bioattive, amplificandone notevolmente le proprietà.
Quanto su esposto ci aiuta a comprendere ancora una volta perché la definizione merceologica del vino (semplice soluzione idralcolica) sia ben lontana da quella biochimica.
L’ipotesi più accreditata è che la melatonina funzioni da segnale per informare l’organismo che è ora di porre fine alle ostilità della giornata e di riposarsi.
Strettamente correlata è la sua funzione di blando sedativo, capace di ridurre il tempo di insorgenza del sonno e di migliorarne la qualità.
L’efficacia della melatonina è stata inoltre confermata nel disturbo noto come jet lag o sindrome da fuso orario che interessa coloro che frequentemente si spostano in aereo da una parte all’altra del mondo.
In aggiunta all’azione ipnoinducente e a quella di regolarizzare l’orologio biologico interno, alterato dal repentino cambio di fuso orario, esistono diversi lavori scientifici che documentano anche sull’uomo un’importante attività antiossidante ed antitumorale della melatonina.
Sulla sua presunta attività anti-aging o la capacità di rinverdire appetiti sessuali oramai assopiti rimangono invece seri dubbi.
La domanda nasce spontanea (avrebbe detto qualcuno assai più noto di me): a cosa si deve l’invasione della melatonina tipicamente animale nel campo vegetale?
Scartando a priori l’ipotesi che viaggiando in jet anche le piante vadano incontro a problemi di fuso, resta in piedi ma molto vacillante la possibilità che anche loro per effetto di una vita sempre più frenetica vadano incontro a problemi di addormentamento.
Gli antichi saggi ci hanno insegnato che “Natura non facit saltus” in altre parole, la Natura sa sempre il fatto suo e non commette mai errori.
Pragmaticamemte e in maniera estremamente efficace se la Natura permette la sintesi di una qualsivoglia sostanza è perché risponde ad un preciso scopo funzionale.
Era già noto che alcune specie vegetali fossero in grado di sintetizzare tale ormone, ma negli ultimi anni è stato possibile documentare la sua presenza sia nelle uve che nelle diverse tipologie di vino.
I meccanismi che nei vegetali portano alla sintesi di melatonina rimangono per buona parte ignoti, così come il suo effettivo ruolo fisiologico.
Un’ipotesi è che siccome sussiste una certa somiglianza strutturale tra la melatonina e le sue differenti forme (isomeri) con alcuni ormoni vegetali della crescita (auxine) si ipotizza che possa esercitare in alcune specie una funzione ormono-simile.
In particolare è stato suggerito che la melatonina nelle piante possa esercitare diverse azioni, come ritardarne la fioritura, prevenire la degradazione della clorofilla, proteggere la pianta e i suoi frutti dai danni ossidativi, da condizioni di stress e inquinanti ambientali.
Al di là delle azioni benefiche esercitate nei confronti delle piante che la producono, la melatonina va ad arricchire il già folto elenco di fitonutrienti noti e contribuire a spiegare ulteriormente i benefici in termini di salute umana osservati nelle diete ad elevato contenuto di alimenti di provenienza vegetale, vino incluso.
Appare altrettanto verosimile che le documentate attività benefiche dell’uva e del vino per la salute siano attribuibili non solo al variegato corredo polifenolico, resveratrolo in testa, ma almeno in parte anche alla melatonina, ai suoi isomeri e alle altre centinaia di molecole di fitonutrienti presenti in essi.
Tali sostanze potrebbero promuovere effetti benefici agendo probabilmente in maniera additiva e sinergica con altre molecole bioattive, amplificandone notevolmente le proprietà.
Quanto su esposto ci aiuta a comprendere ancora una volta perché la definizione merceologica del vino (semplice soluzione idralcolica) sia ben lontana da quella biochimica.
Infine, lo strano caso del ritrovamento della melatonina nel vino mi fornisce un valido assist per ridimensionare l’importanza scientifica dei tanti studi tesi a valutare l’effetto preventivo o terapeutico del vino, prendendo in considerazione soltanto uno dei suoi componenti anche se grandemente blasonato.
Allo stesso modo risultati subottimali o comunque insoddisfacenti di un singolo composto del vino, relativi a un determinato effetto biologico potrebbero non corrispondere affatto a quanto si realizza con il sostanziale contributo di tutto quanto è presente in esso.
“È la somma che fa il totale!”. Anche di questa frase sono certo che conosciate l’inarrivabile Autore.
Ad ogni modo, se per caso capitasse nel vostro calice un buon vino, allo stesso tempo così generoso in melatonina da condurvi dritti dritti nelle braccia di Morfeo, vi prego: fatemelo sapere.
Allo stesso modo risultati subottimali o comunque insoddisfacenti di un singolo composto del vino, relativi a un determinato effetto biologico potrebbero non corrispondere affatto a quanto si realizza con il sostanziale contributo di tutto quanto è presente in esso.
“È la somma che fa il totale!”. Anche di questa frase sono certo che conosciate l’inarrivabile Autore.
Ad ogni modo, se per caso capitasse nel vostro calice un buon vino, allo stesso tempo così generoso in melatonina da condurvi dritti dritti nelle braccia di Morfeo, vi prego: fatemelo sapere.
Piccola curiosità. Se un inaspettato e gradevole assopimento vi cogliesse dopo aver mangiato anche solo un’insalata, la “colpa” potrebbe essere dell’aceto balsamico tradizionale, anch’esso contiene melatonina.