L'Intervista a...
Bruno Gambacorta, giornalista, Oscar del Vino 2002.
Pubblicato il 05/07/2018
Precursore dei tempi e soprattutto degli argomenti televisivi è Bruno Gambacorta, giornalista napoletano, classe 1958. Noto grazie al piccolo schermo perché curatore della rubrica settimanale del Tg2 Eat Parade. La sua voce è inconfondibile, una calamita. Si esprime con proprietà di linguaggio e chiarezza. Diretto, determinato va in giro per il lungo Stivale a scovare le ricchezze che imbandiscono le tavole di tutti gli Italiani. Tre le città che lo hanno caratterizzato: Napoli, Roma e Milano. Foriero delle novità ha un modo accattivante di attrarre i telespettatori allo schermo della tv. Mentre oggi le trasmissioni di enogastronomia pullulano, Bruno, è stato il primo a inserire questo tema all’interno di un tg. Dal naso curioso e dal palato fine crede di non essere un grande cuoco. Considera i fornelli uno strumento serio per cui spera, una volta andato in pensione, che qualche suo amico chef lo possa instradare con pazienza verso il giusto sentiero. Ricorda ancora il profumo delle sfogliatelle e del babà che si propagava per le vie della città partenopea. Si dichiara “italiano vero” e conosce le tradizioni regionali e le differenze culturali del nostro Paese. Qualche anno fa, in occasione del tredicesimo compleanno della trasmissione che gli ha regalato il successo, pubblica il libro Eat Parade - Alla scoperta di personaggi, storie, prodotti e ricette fuori dal comune, edito da Rai Eri e Vallardi in cui descrive trentacinque piccole storie della bella Italia che hanno contribuito a renderla grande. Interloquire con lui è un piacere ma soprattutto un arricchimento.
Lei è sempre in giro e ha la fortuna di assaggiare prelibatezze, quando rientra a casa cosa gradisce?
Frutta e insalata. Per mantenersi in forma e soprattutto in salute. È necessario mangiare bene e poco. Ammetto di aiutami anche con lo sport.
Da qualche anno Lei assieme al Consorzio del vino Nobile di Montepulciano ha realizzato un contest nel quale le otto contrade della cittadina si sfidano in cucina per la realizzazione del piatto perfetto che meglio sposa il Vino Nobile. Esiste, davvero, l’abbinamento cibo vino?
Certo che esiste, ma è un privilegio di pochi. Se capita di poter degustare diverse pietanze, in alcune occasioni, qualcuno si è già occupato dell’abbinamento con il giusto nettare. Non è molto facile. La maggior parte degli italiani per questioni anche economiche quando si reca al ristorante ordina una sola bottiglia che è quella, in genere, che sposa il primo piatto, per cui le altre pietanze subiscono un poco l’abbinamento principale. Poi negli ultimi anni i controlli sulle strade relative al tasso alcolemico sono aumentati. Soventemente le coppie non terminano neanche una bottiglia di vino per questioni di sicurezza. In più al di là delle leggi dettate dagli esperti del settore, il gusto resta assolutamente personale e un abbinamento cibo vino che a qualcuno potrebbe apparire blasfemo ad altri aggrada.
Come è cambiata l’Italia nel corso dei Suoi viaggi sotto l’aspetto culinario?
Molto. La differenza tra Nord, Centro e Sud in un primo momento sembrava netta. Ora la cucina si è un pochino livellata e soprattutto è diventata più salutare. Nel corso del tempo la gente ha iniziato a capire che per vivere bene bisogna mangiare correttamente e soprattutto condire in modo adeguato i cibi. Un tempo era più frequente incontrare qualcuno che mangiasse più di un piatto di pasta. Oggi è difficile. Siamo dinnanzi una ragguardevole consapevolezza da parte del consumatore di poter scegliere in modo corretto il cibo per sostenersi meglio e più a lungo. Ciò è dimostrato anche dal maggiore consumo di olio extravergine d’oliva.
E sui vini?
Adesso si osa di più. Mentre in precedenza si ritenevano alcune zone vocate esclusivamente a determinati vitigni, attualmente non è così. Recentemente ho assaggiato un Viognier della Maremma molto interessante. Se alcuni anni fa avessero chiesto a un produttore della zona di piantare quest’uva ti avrebbe guardato in modo cauto, sospettoso. Poi si è tornati alla riscoperta dei vitigni autoctoni e soprattutto si è diffuso il procedimento di spumantizzazione metodo classico.
Una citazione sul vino?
Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico. (Molière)
Frutta e insalata. Per mantenersi in forma e soprattutto in salute. È necessario mangiare bene e poco. Ammetto di aiutami anche con lo sport.
Da qualche anno Lei assieme al Consorzio del vino Nobile di Montepulciano ha realizzato un contest nel quale le otto contrade della cittadina si sfidano in cucina per la realizzazione del piatto perfetto che meglio sposa il Vino Nobile. Esiste, davvero, l’abbinamento cibo vino?
Certo che esiste, ma è un privilegio di pochi. Se capita di poter degustare diverse pietanze, in alcune occasioni, qualcuno si è già occupato dell’abbinamento con il giusto nettare. Non è molto facile. La maggior parte degli italiani per questioni anche economiche quando si reca al ristorante ordina una sola bottiglia che è quella, in genere, che sposa il primo piatto, per cui le altre pietanze subiscono un poco l’abbinamento principale. Poi negli ultimi anni i controlli sulle strade relative al tasso alcolemico sono aumentati. Soventemente le coppie non terminano neanche una bottiglia di vino per questioni di sicurezza. In più al di là delle leggi dettate dagli esperti del settore, il gusto resta assolutamente personale e un abbinamento cibo vino che a qualcuno potrebbe apparire blasfemo ad altri aggrada.
Come è cambiata l’Italia nel corso dei Suoi viaggi sotto l’aspetto culinario?
Molto. La differenza tra Nord, Centro e Sud in un primo momento sembrava netta. Ora la cucina si è un pochino livellata e soprattutto è diventata più salutare. Nel corso del tempo la gente ha iniziato a capire che per vivere bene bisogna mangiare correttamente e soprattutto condire in modo adeguato i cibi. Un tempo era più frequente incontrare qualcuno che mangiasse più di un piatto di pasta. Oggi è difficile. Siamo dinnanzi una ragguardevole consapevolezza da parte del consumatore di poter scegliere in modo corretto il cibo per sostenersi meglio e più a lungo. Ciò è dimostrato anche dal maggiore consumo di olio extravergine d’oliva.
E sui vini?
Adesso si osa di più. Mentre in precedenza si ritenevano alcune zone vocate esclusivamente a determinati vitigni, attualmente non è così. Recentemente ho assaggiato un Viognier della Maremma molto interessante. Se alcuni anni fa avessero chiesto a un produttore della zona di piantare quest’uva ti avrebbe guardato in modo cauto, sospettoso. Poi si è tornati alla riscoperta dei vitigni autoctoni e soprattutto si è diffuso il procedimento di spumantizzazione metodo classico.
Una citazione sul vino?
Grande è la fortuna di colui che possiede una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico. (Molière)