Alice e il robot
La degustazione, tra sogno e realtà.
Pubblicato il 06/07/2018
— Vuoi un po’ di vino? — disse la Lepre di Marzo affabilmente. Alice osservò la mensa, e vide che non c’era altro che tè.
— Non vedo il vino, — ella osservò.
— Non ce n’è, — replicò la Lepre di Marzo.
— Ma non è creanza invitare a bere quel che non c’è, — disse Alice in collera.
È passato qualche annetto da quando ascoltai questo dialogo in un cartone animato nell’aula magna della scuola elementare, pronunciata da un’esile bambina che usciva dalla realtà del rigido mondo vittoriano per entrare nel Paese delle Meraviglie. Poi lessi il libro, e rividi il cartone animato dopo 30 anni. Il mio Paese delle Meraviglie è il vino, lo amo, lo studio e mi piace osservarne alcuni aspetti che sono in stretta relazione con la storia, con i territori, con le persone; l’ingegnere che è in me si sente un po’ Alice, che esce dalle regole precostituite per entrare in un modo magico.
— Non vedo il vino, — ella osservò.
— Non ce n’è, — replicò la Lepre di Marzo.
— Ma non è creanza invitare a bere quel che non c’è, — disse Alice in collera.
È passato qualche annetto da quando ascoltai questo dialogo in un cartone animato nell’aula magna della scuola elementare, pronunciata da un’esile bambina che usciva dalla realtà del rigido mondo vittoriano per entrare nel Paese delle Meraviglie. Poi lessi il libro, e rividi il cartone animato dopo 30 anni. Il mio Paese delle Meraviglie è il vino, lo amo, lo studio e mi piace osservarne alcuni aspetti che sono in stretta relazione con la storia, con i territori, con le persone; l’ingegnere che è in me si sente un po’ Alice, che esce dalle regole precostituite per entrare in un modo magico.
L’essere sempre conteso e diviso tra i due lati del mio essere scientifico e umanista porta il pensiero a lasciarsi stimolare da alcune letture apparse di recente riguardo alla messa a punto di un robot sommelier http://www.repubblica.it/tecnologia/2018/04/30/news/robot_sommelier_studenti_alberghiero-195187900/ . L’ingegnere appassionato e illuminista non può trattenere l’ammirazione per questo lavoro, per il risultato, ed esprimere quindi soddisfazione, porgere i complimenti a questi giovani allievi di un istituto alberghiero per la creazione di una macchina che è in grado di analizzare dal punto di vista chimico-fisico il vino e fornire l’identificazione del vitigno, della corretta temperatura di servizio e persino suggerire un possibile abbinamento gastronomico.
Al di là del fatto che esistono molti vini che possono mettere in difficoltà il robot (non solo per il vitigno), l’uomo romantico invece non si esime dal porsi e dal porre alcune domande che possono destare l’attenzione e spingere ad approfondire il tema: - questo robot ha visto i paesaggi del vino che sta assaggiando? - ha stretto la mano alle persone che producono quel vino, le ha abbracciate? Ha condiviso qualche emozione con loro? - cosa ricorda questo robot dell’anno in cui è stata vendemmiata l’uva? Cosa faceva in quell’anno?
- Ha un vino preferito?
Queste domande portano a riflettere su quanto possa essere limitata l’esperienza del vino letta soltanto in chiave analitica. Il vino non è solo un fatto tecnico e scientifico, è un fatto culturale, nella sua produzione e nella sua degustazione. L’uomo non produce vino per eseguire un esercizio biologico-chimico-fisico, produce vino per dar voce alla terra e trarne il giusto sostentamento (anche economico). L’uomo assapora il vino per alimentarsi ma anche per dar piacere ai sensi.
“La magia del Vino è la sua insuperabile capacità di fondere insieme un lembo di terra e il soffio vitale dell’anima umana. Ogni volta che stappiamo una grande bottiglia, l’emozione più grande è assaporare tale fusione, in un crescendo travolgente che è un po’ come calarsi nella storia anziché leggerne le pagine.” (Paolo Lauciani).
Il robot può essere utilissimo in fase di produzione, di controllo qualità, ma non potrà sostituire il sommelier, perché la conoscenza del vino che sia solo tecnica, è una conoscenza a metà; il vino oltre ad essere una “miscela idroalcolica derivante…” è un veicolo incredibile di relazioni, parla di storie, parla di territori, parla di noi.
Al di là del fatto che esistono molti vini che possono mettere in difficoltà il robot (non solo per il vitigno), l’uomo romantico invece non si esime dal porsi e dal porre alcune domande che possono destare l’attenzione e spingere ad approfondire il tema: - questo robot ha visto i paesaggi del vino che sta assaggiando? - ha stretto la mano alle persone che producono quel vino, le ha abbracciate? Ha condiviso qualche emozione con loro? - cosa ricorda questo robot dell’anno in cui è stata vendemmiata l’uva? Cosa faceva in quell’anno?
- Ha un vino preferito?
Queste domande portano a riflettere su quanto possa essere limitata l’esperienza del vino letta soltanto in chiave analitica. Il vino non è solo un fatto tecnico e scientifico, è un fatto culturale, nella sua produzione e nella sua degustazione. L’uomo non produce vino per eseguire un esercizio biologico-chimico-fisico, produce vino per dar voce alla terra e trarne il giusto sostentamento (anche economico). L’uomo assapora il vino per alimentarsi ma anche per dar piacere ai sensi.
“La magia del Vino è la sua insuperabile capacità di fondere insieme un lembo di terra e il soffio vitale dell’anima umana. Ogni volta che stappiamo una grande bottiglia, l’emozione più grande è assaporare tale fusione, in un crescendo travolgente che è un po’ come calarsi nella storia anziché leggerne le pagine.” (Paolo Lauciani).
Il robot può essere utilissimo in fase di produzione, di controllo qualità, ma non potrà sostituire il sommelier, perché la conoscenza del vino che sia solo tecnica, è una conoscenza a metà; il vino oltre ad essere una “miscela idroalcolica derivante…” è un veicolo incredibile di relazioni, parla di storie, parla di territori, parla di noi.
In un periodo storico in cui le macchine minacciano l’utilità lavorativa dell’uomo... la speranza che resta è quella di non cedere all’illusione razionalista, ma continuare anche a emozionarsi e sognare, perché “sapersi emozionare è più importante che sapere e basta”.
Non c’è modo più bello per rispondere alle domande della piccola Alice che vive in ognuno di noi.
Non c’è modo più bello per rispondere alle domande della piccola Alice che vive in ognuno di noi.