Birre Artigianali. Addizionate?
Dal nostro corrispondente ad Aruba un altro interessante spunto su cui riflettere.
Pubblicato il 27/09/2022
5 anni fa, pubblicai su Bibenda OnLine un pistolotto critico nei confronti delle cosiddette “birre artigianali” (il pezzo è riportato qui sotto).
Pochi giorni fa, il 21 settembre 2022, Repubblica riporta che “Senza anidride carbonica, si ferma la produzione di birra. Stop temporaneo alla Menabrea” https://www.repubblica.it/economia/2022/09/21/news/stop_birra_co2_anidride_carbonica-366434288/
Ora, io che non credo di essere uno sprovveduto, ho fatto un salto sulla sedia! Ma la birra non dovrebbe essere il frutto della fermentazione di un cereale che, in questo processo, sprigiona alcool e anidride carbonica?
Sono andato a cercare le etichette di questa birra, e nella lista degli ingredienti, la dicitura “addizionata di CO2” non c’è.
Se un produttore vinicolo aggiunge CO2 al vino commette il reato di “sofisticazione alimentare”.
Per carità, magari per la legge, la pratica di birrifici è perfettamente legale, ma non vi stupite un po’ anche voi che il mito delle birra, artigianale e non, sia costruito su un prodotto che alla fin fine è una mistura di vari elementi (tutti rigorosamente naturali, ecologici, rispettosi dell’ambiente ecc. ecc). E l’alcol, è aggiunto anche quello?
Pochi giorni fa, il 21 settembre 2022, Repubblica riporta che “Senza anidride carbonica, si ferma la produzione di birra. Stop temporaneo alla Menabrea” https://www.repubblica.it/economia/2022/09/21/news/stop_birra_co2_anidride_carbonica-366434288/
Ora, io che non credo di essere uno sprovveduto, ho fatto un salto sulla sedia! Ma la birra non dovrebbe essere il frutto della fermentazione di un cereale che, in questo processo, sprigiona alcool e anidride carbonica?
Sono andato a cercare le etichette di questa birra, e nella lista degli ingredienti, la dicitura “addizionata di CO2” non c’è.
Se un produttore vinicolo aggiunge CO2 al vino commette il reato di “sofisticazione alimentare”.
Per carità, magari per la legge, la pratica di birrifici è perfettamente legale, ma non vi stupite un po’ anche voi che il mito delle birra, artigianale e non, sia costruito su un prodotto che alla fin fine è una mistura di vari elementi (tutti rigorosamente naturali, ecologici, rispettosi dell’ambiente ecc. ecc). E l’alcol, è aggiunto anche quello?
Di seguito l'aricolo pubblicato su Bibenda Online del 03/10/2017
La Favola del Vino. La birra: angelo o demone?
Stefano Milioni
Stefano Milioni
Un diavolo in sembianze di angelo tentatore si aggira intorno ai più puri estimatori del buon vino e cerca di carpirgli l’anima. Il suo nome, suadente ed emblematico al tempo stesso, è “birra artigianale”.
Mi si gela il sangue quando vedo gente che di vino ne capisce - e non per aver partecipato ad un corso frettoloso, ma per lunga militanza di assaggi ed esperienze – sciogliersi in brodo di giuggiole solo davanti alla prospettiva di un assaggio di “birra artigianale”. Mi si gela il sangue per motivi storici: vi siete mai chiesti perché il vino è argomento affrontato da molte religioni (il Cristianesimo lo ha addirittura eletto a perno di uno dei suoi sacramenti, l’Eucarestia) e la birra non compare in nessun testo sacro, nemmeno di striscio? La ragione è molto semplice: per ottenere del buon vino bisogna fare i conti con le forze della natura, le gelate, la siccità, la pioggia, il caldo eccessivo, i parassiti, le condizioni pedoclimatiche, le rese ecc. ecc. Ovvero tutto ciò che all’alba dei tempi si identificava con la “volontà di Dio”. E poi, ci sono tempi stretti e mai prefissati per vendemmiare, pigiare, fermentare, svinare, travasare, imbottigliare.
E mi si gela il sangue per motivi tecnici: la birra si fa quando si vuole e dove si vuole, si assemblano gli ingredienti facendoli arrivare anche da ogni angolo del mondo ed il suo profilo gustativo (sapore, profumo, corposità, effervescenza) lo si decide dove la si elabora.
Chi ne sa di vino predica – e a ragione – che il vino “si fa nel vigneto” e rifugge (o contesta) tutti i vini, anche se di grande qualità, in odore di essere “fatti in cantina”.
Insomma, chi ama il vino realizzato dal vignaiolo “sapiente”, quello che non ha paura di combattere con le forze della natura e che se le inventa tutte per piegarla ai suoi obiettivi, non dovrebbe così facilmente emozionarsi davanti ad un prodotto come la birra (se pur “artigianale”) frutto dell’abilità di un “alchimista” che si fa chiamare “mastro birraio”.
Bisogna decidersi: o dalla parte dei “vini naturali” o da quella delle “birre artigianali”. Tertium non datur.
E mi si gela il sangue per motivi tecnici: la birra si fa quando si vuole e dove si vuole, si assemblano gli ingredienti facendoli arrivare anche da ogni angolo del mondo ed il suo profilo gustativo (sapore, profumo, corposità, effervescenza) lo si decide dove la si elabora.
Chi ne sa di vino predica – e a ragione – che il vino “si fa nel vigneto” e rifugge (o contesta) tutti i vini, anche se di grande qualità, in odore di essere “fatti in cantina”.
Insomma, chi ama il vino realizzato dal vignaiolo “sapiente”, quello che non ha paura di combattere con le forze della natura e che se le inventa tutte per piegarla ai suoi obiettivi, non dovrebbe così facilmente emozionarsi davanti ad un prodotto come la birra (se pur “artigianale”) frutto dell’abilità di un “alchimista” che si fa chiamare “mastro birraio”.
Bisogna decidersi: o dalla parte dei “vini naturali” o da quella delle “birre artigianali”. Tertium non datur.