Dalla Sicilia Florio
Pubblicato il 20/11/2023
A Roma Florio: storia del Marsala
“Il Marsala è l’unico vino che dura in eterno” così Tommaso Maggio, enologo di Cantine Florio, ci racconta un prodotto unico nel suo genere. Accompagnato dalla maestria di Paolo Lauciani ci siamo immersi nella bellissima e unica Sicilia ripercorrendo la storia di un mito che ha attraversato i secoli per emozionarci ora come allora.
Era il 1773 quando un commerciante di Liverpool, John Woodhouse, attracca sulle coste trapanesi per acquistare spezie e provò il Perpetuum, antico vino della costa trapanese affine a prodotti come il Madeira, il Porto, molto in voga all’epoca. Da qui al successo il passo fu breve e si diffuse rapidamente tra l’Inghilterra e gli stati americani del Sud, complice anche l’addizione di una buona dose di acquavite che ne agevolava un lungo viaggio.
John Woodhouse tanto comprese le potenzialità del prodotto che costruì un suo stabilimento sul mare in prossimità di Marsala e poco tempo dopo, nel 1833, fu seguito dall’imprenditore locale Vincenzo Florio, tutt’uno con la storia del Marsala sin dalle origini.
Ben si comprende come il Marsala sia lontano dal concetto attuale di enologia, se solo si consideri che il vitigno Grillo, oggi adottato per la gran parte, nacque solamente nel XIX secolo quale incrocio fra Zibibbo e Catarratto, mentre molto legato alla tecnica di produzione e affinamento.
Una vendemmia tardiva, poi una pigiatura con il torchio per creare mosti carichi di colore, alti estratti secchi ed estrema sapidità marina, quindi una fermentazione in cemento scandita da continue ossigenazioni, eppoi tempo, ancora tempo e legno.
Da una parte viticoltura dell’eccesso, dall’altra una vinificazione estrema che culmina con l’innamoramento, ovvero la concia, il segreto del Marsala che scopriremo piano piano con le degustazioni:
John Woodhouse tanto comprese le potenzialità del prodotto che costruì un suo stabilimento sul mare in prossimità di Marsala e poco tempo dopo, nel 1833, fu seguito dall’imprenditore locale Vincenzo Florio, tutt’uno con la storia del Marsala sin dalle origini.
Ben si comprende come il Marsala sia lontano dal concetto attuale di enologia, se solo si consideri che il vitigno Grillo, oggi adottato per la gran parte, nacque solamente nel XIX secolo quale incrocio fra Zibibbo e Catarratto, mentre molto legato alla tecnica di produzione e affinamento.
Una vendemmia tardiva, poi una pigiatura con il torchio per creare mosti carichi di colore, alti estratti secchi ed estrema sapidità marina, quindi una fermentazione in cemento scandita da continue ossigenazioni, eppoi tempo, ancora tempo e legno.
Da una parte viticoltura dell’eccesso, dall’altra una vinificazione estrema che culmina con l’innamoramento, ovvero la concia, il segreto del Marsala che scopriremo piano piano con le degustazioni:
Vino Florio (2022)
Tecnicamente “Vino atto a fare Marsala” ottenuto da “uve atte a dare DOC Marsala”.
Proposto in chiave essenzialmente didattica, ovvero al fine di far comprendere il primo atto del Marsala, la base di partenza dopo la vendemmia.
Rimane quindi senza indicazioni geografiche tipiche o denominazioni di origine, di conseguenza anche il millesimo di vendemmia non è indicato in etichetta e quindi la riporto tra parentesi.
Vino non filtrato, imbottigliato direttamente da vasche di cemento. Elevata gradazione alcolica, circa 15%, per sfruttare al massimo gli estratti e ridurre quindi l’addizione di alcool nella fase successiva e diventare Marsala con minore diluizione possibile (per il Marsala gradazione alcolica almeno al 18%).
Quasi interamente ottenuto da vinificazione di uva Grillo con percentuali minori di Catarratto.
Si presenta all’esame visivo leggermente opalescente con riflessi dorato di grande luminosità. L’impatto olfattivo invade con fiori gialli, soffi di camomilla e di mimosa, quindi scorza di agrume, in particolare cedro all’interno di una cornice di erbette fini, gariga di timo selvatico e ricordi di lavanda, poi foglie di alloro e pesca bianca con rintocchi di mandorla dolce sul finale. La beva è segnata dapprima da grande freschezza e sapidità che riesce a mascherare una generosa componente alcolica in un morbido abbraccio.
Tecnicamente “Vino atto a fare Marsala” ottenuto da “uve atte a dare DOC Marsala”.
Proposto in chiave essenzialmente didattica, ovvero al fine di far comprendere il primo atto del Marsala, la base di partenza dopo la vendemmia.
Rimane quindi senza indicazioni geografiche tipiche o denominazioni di origine, di conseguenza anche il millesimo di vendemmia non è indicato in etichetta e quindi la riporto tra parentesi.
Vino non filtrato, imbottigliato direttamente da vasche di cemento. Elevata gradazione alcolica, circa 15%, per sfruttare al massimo gli estratti e ridurre quindi l’addizione di alcool nella fase successiva e diventare Marsala con minore diluizione possibile (per il Marsala gradazione alcolica almeno al 18%).
Quasi interamente ottenuto da vinificazione di uva Grillo con percentuali minori di Catarratto.
Si presenta all’esame visivo leggermente opalescente con riflessi dorato di grande luminosità. L’impatto olfattivo invade con fiori gialli, soffi di camomilla e di mimosa, quindi scorza di agrume, in particolare cedro all’interno di una cornice di erbette fini, gariga di timo selvatico e ricordi di lavanda, poi foglie di alloro e pesca bianca con rintocchi di mandorla dolce sul finale. La beva è segnata dapprima da grande freschezza e sapidità che riesce a mascherare una generosa componente alcolica in un morbido abbraccio.
La degustazione è quindi proseguita con il Marsala nelle sue diverse proposte ricordando sempre i suoi tre elementi imprescindibili: VINO, ALCOOL e TEMPO.
Marsala Vergine Riserva 2011
ovvero un Marsala secco ottenuto con il vino di cui sopra “conciato”, ovvero aggiunta di alcool per raggiungere la gradazione minima di 18%, quindi il tempo trascorso in botte a dettare il passo: almeno 5 anni per la dicitura Vergine, e 10 anni per l’indicazione Riserva.
Importante notare che il millesimo indicato non si riferisce alla vendemmia, bensì all’anno della concia: “l’indicazione dell’annata di produzione, intendendosi per annata di produzione quella in cui ha avuto luogo l’ultima concia” (art.7 disciplinare di produzione Marsala).
Oro antico luminoso. Al naso erbe officinali essiccate e pot-pourri floreale, finocchietto selvatico e timo, lasciano presto il posto a sensazioni più evolute di caramella d’orzo, poi frutta matura, fichi e pesche, quindi ricordi di frutta secca e di miele grezzo anticipano intensi ricordi marini, legno arso al sole, macchia mediterranea, sul fondo ricordi di oliva al forno e sentori minerali. La beva evidenzia un estremo equilibrio con piena rispondenza gusto-olfattiva e verve sapida in equilibrio all’apporto glicerico. Lungo e disteso il sorso sui ricordi del naso evidenziando una piacevole pulizia di bocca.
ovvero un Marsala secco ottenuto con il vino di cui sopra “conciato”, ovvero aggiunta di alcool per raggiungere la gradazione minima di 18%, quindi il tempo trascorso in botte a dettare il passo: almeno 5 anni per la dicitura Vergine, e 10 anni per l’indicazione Riserva.
Importante notare che il millesimo indicato non si riferisce alla vendemmia, bensì all’anno della concia: “l’indicazione dell’annata di produzione, intendendosi per annata di produzione quella in cui ha avuto luogo l’ultima concia” (art.7 disciplinare di produzione Marsala).
Oro antico luminoso. Al naso erbe officinali essiccate e pot-pourri floreale, finocchietto selvatico e timo, lasciano presto il posto a sensazioni più evolute di caramella d’orzo, poi frutta matura, fichi e pesche, quindi ricordi di frutta secca e di miele grezzo anticipano intensi ricordi marini, legno arso al sole, macchia mediterranea, sul fondo ricordi di oliva al forno e sentori minerali. La beva evidenzia un estremo equilibrio con piena rispondenza gusto-olfattiva e verve sapida in equilibrio all’apporto glicerico. Lungo e disteso il sorso sui ricordi del naso evidenziando una piacevole pulizia di bocca.
Marsala Vergine Riserva 2006
Oltre 16 anni di affinamento in legno per un Marsala che si presenta con intense tonalità quasi topazio. Naso composto di frutta secca e note di caffè in grani, agrume candito e datteri al miele, ampia speziatura di noce moscata e di cannella con rintocchi di pepe bianco, sul fondo note di tabacco da pipa ben fuse a ricordi di fava di cacao. Beva materica e di spessore, estremamente avvolgente e mai grasso. Non stanca il sorso e invita a riberne. Finale dai ricordi di agrume e leggere tonalità scure di legno.
Oltre 16 anni di affinamento in legno per un Marsala che si presenta con intense tonalità quasi topazio. Naso composto di frutta secca e note di caffè in grani, agrume candito e datteri al miele, ampia speziatura di noce moscata e di cannella con rintocchi di pepe bianco, sul fondo note di tabacco da pipa ben fuse a ricordi di fava di cacao. Beva materica e di spessore, estremamente avvolgente e mai grasso. Non stanca il sorso e invita a riberne. Finale dai ricordi di agrume e leggere tonalità scure di legno.
Marsala Superiore Semisecco Riserva 2013
Marsala Superiore Semisecco Riserva ovvero un Marsala la cui concia prevede oltre a vino e alcool anche una mistella (sifone) di mosto cotto da uve Grillo, ovvero una riduzione per calore del mosto che ne concentri colore e profumi.
Semisecco indica i grammi litro di zuccheri compresi fra 40 e 100.
Superiore indica un invecchiamento minimo di 2 anni in legno, mentre gli anni salgono a 4 per il Superiore Riserva.
Intensi riflessi topazio. I profumi virano verso sensazioni intense e calde di caramella mou, netti richiami di carruba, china e grani di caffè torrefatti, quindi frutta in guscio tostata, sul finale ampie note di speziatura e di china, soffi di melassa affumicata richiamano sensazioni di Rhum agricolo. La beva è voluttuosa e leggiadra, con netti richiami di creme caramel e delle note olfattive.
Marsala Superiore Semisecco Riserva ovvero un Marsala la cui concia prevede oltre a vino e alcool anche una mistella (sifone) di mosto cotto da uve Grillo, ovvero una riduzione per calore del mosto che ne concentri colore e profumi.
Semisecco indica i grammi litro di zuccheri compresi fra 40 e 100.
Superiore indica un invecchiamento minimo di 2 anni in legno, mentre gli anni salgono a 4 per il Superiore Riserva.
Intensi riflessi topazio. I profumi virano verso sensazioni intense e calde di caramella mou, netti richiami di carruba, china e grani di caffè torrefatti, quindi frutta in guscio tostata, sul finale ampie note di speziatura e di china, soffi di melassa affumicata richiamano sensazioni di Rhum agricolo. La beva è voluttuosa e leggiadra, con netti richiami di creme caramel e delle note olfattive.
Marsala Superiore Semisecco Riserva 2008
Intenso al naso con netti richiami evoluti ed eterei. A sensazioni di erbette aromatiche disidratate si accompagnano note smaltate e di lucido per mobili, a tratti ricordi di cipria, poi cannella e vaniglia, sul fondo polvere di cacao e canfora. Approccio gustativo materico e masticabile di particolare suadenza con nerbo sapido ben domato dalla ricca componente glicerica.
Intenso al naso con netti richiami evoluti ed eterei. A sensazioni di erbette aromatiche disidratate si accompagnano note smaltate e di lucido per mobili, a tratti ricordi di cipria, poi cannella e vaniglia, sul fondo polvere di cacao e canfora. Approccio gustativo materico e masticabile di particolare suadenza con nerbo sapido ben domato dalla ricca componente glicerica.
Marsala Dolce 1994
La degustazione conclude con un Marsala Dolce 1994, ovvero ben 27 anni di affinamento e il 42% di Angel’s Share, altrimenti detta Quota dell’Angelo, ovvero la quantità di liquido evaporata durante gli anni di affinamento in legno di quercia.
La quota dell’Angelo è sempre presente nei Marsala ed è direttamente proporzionale al tempo che sostano in botte, in questo caso siamo quasi prossimi alla metà di prodotto proprio in ragione del lunghissimo tempo in legno.
Per la versione Dolce i grammi litro di zuccheri presenti sono oltre i 100.
Note calde e intense al naso schiudono su riconoscimenti di agrume candito, note di torrefazione e di zabaione, quindi tabacco biondo e note di rabarbaro, vermouth e corteccia di china, sul fondo cioccolatino al liquore. Un assaggio estremamente piacevole offre una pienezza gustativa senza cedimenti. Lunghissimo il finale con chiari richiami a note delicatamente salmastre e solari.
La degustazione conclude con un Marsala Dolce 1994, ovvero ben 27 anni di affinamento e il 42% di Angel’s Share, altrimenti detta Quota dell’Angelo, ovvero la quantità di liquido evaporata durante gli anni di affinamento in legno di quercia.
La quota dell’Angelo è sempre presente nei Marsala ed è direttamente proporzionale al tempo che sostano in botte, in questo caso siamo quasi prossimi alla metà di prodotto proprio in ragione del lunghissimo tempo in legno.
Per la versione Dolce i grammi litro di zuccheri presenti sono oltre i 100.
Note calde e intense al naso schiudono su riconoscimenti di agrume candito, note di torrefazione e di zabaione, quindi tabacco biondo e note di rabarbaro, vermouth e corteccia di china, sul fondo cioccolatino al liquore. Un assaggio estremamente piacevole offre una pienezza gustativa senza cedimenti. Lunghissimo il finale con chiari richiami a note delicatamente salmastre e solari.
Florio
Via Vincenzo Florio, 1
91025 Marsala TP
Tel. 0923 781111
info@duca.it
www.duca.it
Via Vincenzo Florio, 1
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